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 Home page > Tribuna Libera > La ricetta contro la tristezza e la cattiveria moderna è il bello.

La ricetta contro la tristezza e la cattiveria moderna è il bello.

Trentuno dicembre, è tempo di bilanci. Come ogni anno, mi accingo a considerare cosa ho fatto, e cosa ancora posso fare. Posso forse ritenermi abbastanza realizzata, dunque felice, come medico, come giovane donna, come membro della società odierna, come essere umano? Direi che molte cose possono ancora migliorare.

E mi sovviene la frase che la nostra adorata Prof di Lettere del Liceo classico disse a me e a mia sorella, ormai dieci anni fa, partecipando con nostra grande gioia alla duplice seduta di Laurea: “Medicina va benissimo, ragazze, perché la salute è importante. Ma ricordatevi sempre di coltivare il bello! E quando siete stanche, rileggete qualche passo della letteratura che tanto avete amato.” 

Questa frase, che spesso mi è tornata alla mente nei giorni difficili, la ricollego da sempre a una famosa scena del film L’attimo fuggente, in cui il Professor Keating afferma: “Medicina, Legge, Ingegneria, Economia sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma la poesia, il romanticismo, la bellezza, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita!”

Proprio così, vivere, anziché sopravvivere, questo è il punto, in una società nella quale l’apparire conta più dell’essere, e la felicità sembra essere solo quella simulata nei social network. 

I mass media trasmettono notizie terribili, distruttrici di ogni speranza: violenze domestiche, delitti efferati, attentati terroristici; cambiamenti climatici e disastri ambientali dovuti al dolo o all’incuria dell’uomo, dinanzi ai quali i potenti del mondo non arretrano nella folle rincorsa all’usurpazione sconsiderata delle poche risorse naturali residue; popoli costretti da guerre e carestie a migrare, in Paesi che implacabilmente chiudono le frontiere, rinnegando il riconoscimento di quei diritti umani che le Nazioni Unite dichiararono nel 1948 per “preservare le generazioni future dal flagello della guerra”. Che cosa ci sta ri-succedendo? 

Il gruppo di Visegrad, nato per tutelare gli interessi di Paesi sovranisti, euroscettici e contrari all’accoglienza di profughi, batte il Global Compact, come se tutti i problemi delle nostre società dipendessero dagli immigrati, e non dalla cattiva gestione delle risorse dei governi precedenti, con il risultato che in ognuno di noi crescono paure, diffidenza, intolleranza, riluttanza all’integrazione di chiunque sia “al di fuori del nostro clan”. Chiuderci nel nostro guscio ci fa forse sentire apparentemente più sicuri, più legittimamente difesi… ma siamo anche più felici?

Tra le più svariate afflizioni dei pazienti che si rivolgono a me per l’agopuntura, ciò che li accomuna, soprattutto i più giovani, è un senso di vuoto, la mancanza di slancio, di passioni, che origina, o che causa a sua volta, paura, blocco, incomunicabilità. In altre parole, infelicità, non responsiva ai farmaci per la depressione, né tanto meno alle facili parole consolatorie che possono essere dette in questi casi. Ed essi non sembrano darvi troppa importanza: ciò che conta oggi per potersi ritenere felici è avere un lavoro, guadagnare bene, avere una bella casa, la macchina, il telefonino moderno!

Quello che faccio, in questi casi, come essere umano, prima ancora che come medico, è invitare i miei pazienti a ripercorrere nella loro memoria un momento felice, riviverlo mentalmente, e concentrarsi sul comprendere cosa, nella loro vita, li ha resi felici, se pure per un solo istante. “Frugate in ogni scomparto della vostra anima – dice Benigni- e cercatela, l’avete nascosta come un tesoro, ma da qualche parte c’è, la felicità”. L’esercizio è molto più arduo di quanto possa sembrare, e molti faticano a trovare un pensiero felice. Quando lo trovano però, si tratta sempre di un momento condiviso con altre persone, familiari, amici o anche sconosciuti che per un attimo hanno scambiato uno sguardo, una frase, un’emozione con loro.

Contro le minacce della società odierna, ovvero cattiveria, paura e tecnocrazia -dice Vito Mancuso alla trasmissione radio “Uomini e Profeti”- ci può salvare la bellezza, che induce il nostro io a uscire dalla logica del clan, ci “mette le ali” offrendo sapore e significato alla vita, e invita ad unire al logos, alla perfezione tecnologica, il caos, la irregolarità, la singolarità irripetibile delle cose naturali. 

Quali frammenti dell’universo, microcosmo nel macrocosmo secondo l’antica filosofia cinese, gli esseri umani non possono che tendere alla bellezza, quella vera, il solo senso della vita. La guarigione dell’anima, continua Mancuso, dipende dal nostro risvegliarsi alle manifestazioni della bellezza, che rompendo le barriere dell’ego, ha un potere salvifico, ci consente cioè di aderire al senso della vita.

L’essere umano, pur capace delle peggiori atrocità, è foriero di infinita bellezza, a cominciare dalla sua natura: dalla struttura molecolare del DNA ai fini organuli intracellulari, dagli abili meccanismi degli assi ormonali alla inesauribile rete neuronale, per non parlare del sistema immunitario. Credo che qualunque medico, nello studiare il corpo umano, abbia concluso che un geniale Architetto ha da esserci, dietro l’ideazione di un simile congegno!

E l’uomo è capace di creare bellezza, attraverso l’arte, dice ancora Mancuso, quando questa si pone a servizio della natura, intesa come ambiente ma anche come sorgività, come fonte di armonia tra caos e logos.

Ma esiste un terzo tipo di bellezza dell’uomo, quella più importante, che prescinde dai canoni estetici soggettivi, ed è la bellezza dell’anima, di chi si affida spontaneamente al bene, alla giustizia, riconoscendovi un’armonia superiore, che rispecchia la propria armonia interiore, quella di chi, nel proprio ego, fa spazio all’altro, dandogli la possibilità di una relazione autentica, da cui si sprigiona il calore e la particolare luce che talvolta intravediamo negli occhi delle persone buone e felici, in pace con sè e con gli altri.

Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo.

Ecco il mio augurio: lasciamoci permeare dal potere armonizzante della Bellezza, e facciamone lo scopo del nostro essere al mondo.

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