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La proposta Renzi sulle unioni civili: “Civil partnership, no matrimonio”

Mat­teo Ren­zi, usci­to vit­to­rio­so dal­le pri­ma­rie del Pd e il più tie­pi­do dei can­di­da­ti sui temi lai­ci, pro­po­ne ora le unio­ni ci­vi­li.

Da anni sono sta­te avan­za­te e poi af­fos­sa­te in Ita­lia pro­po­ste mol­to mi­ni­ma­li, che scon­ten­ta­va­no co­mun­que le com­po­nen­ti più con­ser­va­tri­ci e cle­ri­ca­li del Par­la­men­to. Il cen­tro­si­ni­stra è pas­sa­to dai Pacs (Pat­ti ci­vi­li di so­li­da­rie­tà) alla fran­ce­se, poi ri­dot­ti ai Dico (Di­rit­ti e do­ve­ri del­le per­so­ne sta­bil­men­te con­vi­ven­ti) di Rosy Bin­di nel 2007, quin­di ai Cus (Con­trat­ti di unio­ne so­li­da­le) pro­mes­si da Wal­ter Vel­tro­ni nel 2008 nel caso il Par­ti­to De­mo­cra­ti­co aves­se vin­to le ele­zio­ni. Il cen­tro­de­stra ha in­ve­ce ven­ti­la­to i co­sid­det­ti Di­do­re (Di­rit­ti e do­ve­ri di re­ci­pro­ci­tà dei con­vi­ven­ti), pro­po­sti da Re­na­to Bru­net­ta e Gian­fran­co Ro­ton­di. Nem­me­no que­sto an­da­va bene al­l’a­la più ol­tran­zi­sta, ben rap­pre­sen­ta­ta da Car­lo Gio­va­nar­di al­lo­ra sot­to­se­gre­ta­rio alle po­li­ti­che fa­mi­lia­ri.

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Ci ha ri­pro­va­to nel 2012 Pier­lui­gi Ber­sa­ni, da se­gre­ta­rio Pd, av­ver­ten­do però: “non si par­li di ma­tri­mo­nio“. Men­tre la po­li­ti­ca ri­ma­ne­va sot­to scac­co dei ve­sco­vi, net­ta­men­te con­tra­ri a qual­sia­si aper­tu­ra per le cop­pie di fat­to, e ve­ni­va agi­ta­to lo spau­rac­chio del­lo “za­pa­te­ri­smo”. Nel mar­zo del 2012 la Cas­sa­zio­ne, pur ne­gan­do la tra­scri­zio­ne di un ma­tri­mo­nio omo­ses­sua­le ce­le­bra­to al­l’e­ste­ro, ri­co­no­sce­va la ne­ces­si­tà di dare pari di­rit­ti alle cop­pie gay e ri­man­da­va al Par­la­men­to per una le­gi­sla­zio­ne che fa­ces­se pro­prie que­ste istan­ze. In Par­la­men­to, teo­ri­ca­men­te più lai­co dei pre­ce­den­ti, ar­ri­va­va­no di­ver­se pro­po­ste di leg­ge, tra cui quel­la di San­dro Bon­di e Gian­fran­co Ga­lan (Pdl).

Aspet­ta­ti­ve di nuo­vo pun­tual­men­te de­lu­se, con il for­mar­si di in­te­se cen­tri­ste per sup­por­ta­re il go­ver­no di En­ri­co Let­ta. In que­sto cli­ma ar­ri­va ora la pro­po­sta di Ren­zi, che l’a­ve­va an­ti­ci­pa­ta du­ran­te il con­fron­to tv su Sky con gli al­tri can­di­da­ti alla se­gre­te­ria del Pd, Giu­sep­pe Ci­va­ti e Gian­ni Cu­per­lo.

Il neo­se­gre­ta­rio in­ten­de ispi­rar­si al­l’i­sti­tu­to del­la ci­vil part­ner­ship bri­tan­ni­co, sen­za ado­zio­ni. Il di­se­gno di leg­ge, con un solo ar­ti­co­lo, sarà pre­sen­ta­to dai se­na­to­ri An­drea Mar­cuc­ci, Lau­ra Can­ti­ni e Isa­bel­la De Mon­te. Pun­ta a in­tro­dur­re un nuo­vo ar­ti­co­lo 230 nel co­di­ce ci­vi­le, per isti­tui­re ne­gli uf­fi­ci di tut­ti i co­mu­ni l’i­sti­tu­to del­le unio­ni ci­vi­li, cui po­tran­no ac­ce­de­re “due per­so­ne mag­gio­ren­ni, uni­te da un vin­co­lo af­fet­ti­vo, li­be­ri da al­tri vin­co­li da ma­tri­mo­nio o da al­tra unio­ne ci­vi­le”. Sul lato pa­tri­mo­nia­le e pre­vi­den­zia­le, si in­tro­du­co­no la re­ver­si­bi­li­tà del­la pen­sio­ne, i di­rit­ti suc­ces­so­ri per il part­ner e la pos­si­bi­li­tà di suc­ce­de­re nel con­trat­to d’af­fit­to.

Il vice pre­mier An­ge­li­no Al­fa­no ri­ba­di­sce che “la fa­mi­glia non si toc­ca, è fat­ta da un uomo e una don­na che si spo­sa­no per la pro­crea­zio­ne dei fi­gli”, ma ag­giun­ge: “sic­co­me ab­bia­mo gran­de ri­spet­to per l’af­fet­ti­vi­tà sia­mo pron­ti, per del­le ga­ran­zie pa­tri­mo­nia­li, a in­ter­ve­ni­re sul Co­di­ce ci­vi­le”. Men­tre al­tri espo­nen­ti del cen­tro­de­stra di go­ver­no più cle­ri­ca­li, come Gio­va­nar­di e Mau­ri­zio Sac­co­ni, han­no già pre­an­nun­cia­to un’op­po­si­zio­ne dura. Non va di­men­ti­ca­to che nel grup­po di­ri­gen­te scel­to da Ren­zi è for­te la com­po­nen­te cat­to­li­ca, che po­treb­be fre­na­re sul tema dei di­rit­ti ci­vi­li. Come ha di­mo­stra­to il re­cen­te voto al Par­la­men­to Eu­ro­peo sul­l’a­bor­to.

L’I­ta­lia, fa­na­li­no di coda in Eu­ro­pa per i di­rit­ti ci­vi­li, riu­sci­rà fi­nal­men­te ad ave­re una leg­ge per tu­te­la­re le cop­pie con­vi­ven­ti, an­che omo­ses­sua­li? L’ap­proc­cio dei ren­zia­ni pun­ta al pic­co­lo pas­so, come spie­ga Can­ti­ni: “Ci fer­mia­mo dove il pae­se è ma­tu­ro per ar­ri­va­re, pri­ma del ma­tri­mo­nio tra per­so­ne del­lo stes­so ses­so e pri­ma del­la de­li­ca­tis­si­ma que­stio­ne dei fi­gli e del­le ado­zio­ni”. Un at­teg­gia­men­to pa­ter­na­li­sti­co su cui cer­ca­no l’in­te­sa con al­tre for­ze po­li­ti­che. Per un isti­tu­to che in di­ver­si pae­si, come Fran­cia e la Gran Bre­ta­gna cui ci si ispi­ra, già è sta­to lar­ga­men­te su­pe­ra­to con l’in­tro­du­zio­ne del ma­tri­mo­nio per cop­pie del­lo stes­so ses­so.

Per le as­so­cia­zio­ni gay è trop­po poco, tan­to che Ar­ci­gay par­la di “PD in co­stan­te re­tro­mar­cia”, ma Au­re­lio Man­cu­so — tra i nuo­vi mem­bri del­la Com­mis­sio­ne di ga­ran­zia del Pd — pro­met­te di spro­na­re il par­ti­to per “aiu­tar­lo a su­pe­ra­re que­sto tipo di ti­mi­dez­za”. Quel­la di Ren­zi è quin­di pro­po­sta dal­la por­ta­ta li­mi­ta­ta, che non è ac­com­pa­gna­ta da un in­ter­ven­to sul­la le­gi­sla­zio­ne sul di­vor­zio e sui tem­pi bi­bli­ci ne­ces­sa­ri per ot­te­ner­lo.

L’I­ta­lia ri­ma­ne l’u­ni­co pae­se del­l’Eu­ro­pa oc­ci­den­ta­le a non ave­re una leg­ge in me­ri­to: spe­ria­mo che que­sta sia quan­to­me­no un’oc­ca­sio­ne per ri­dur­re il di­stac­co nei con­fron­ti dei pae­si più ci­vi­li e avan­za­ti. Ma la stra­da da per­cor­re­re ri­mar­rà co­mun­que as­sai lun­ga e dis­se­sta­ta.

 

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