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La primavera siriana a un bivio di sangue

Nell'indifferenza generale il regime siriano manda le forze corazzate a reprimere la città di Hama in rivolta. Dalla città giungono rapporti su intense sparatorie e numerose esplosioni. Si teme un punizione "esemplare", come già accaduto in passato e la transizione da una repressione a (relativamente) bassa intensità, che dall'inizio della rivolta ha già provocato più di mille morti, a un vero massacro, di quelli che dovrebbero servire a dare una lezione e smorzare definitivamente ogni velleità riformatrice.

Nonostante il regime siriano appaia isolato e abbia perso il sostegno di alleati vicini e lontani, persino di Hezbollah, sembra disporre ancora pienamente della forza militare e di un relativo consenso tra la popolazione, così come all'interno del regime stesso che non ha subito grosse defezioni dall'inizio della rivolta.



Il resto del mondo assiste in silenzio, l'Occidente è distratto da altri problemi, non ci sono le condizioni politiche e militari per un altro intervento come quello in Libia, peraltro fallimentare, e non c'è più nessuno in grado di proporre un'esportazione della democrazia in Siria senza cadere nel ridicolo.

Il futuro della Siria è completamente nelle mani dei siriani e non sembra un bel futuro.

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