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La pornografia fa male?

Coloro che producono film porno sono colpevoli di costringere gli artisti a fare cose con cui potrebbero non sentirsi a proprio agio, degradarli, sfruttare le loro circostanze e oggettivarli come una cosa ovvia; cioè trattarli come "cose" piuttosto che come persone. Ritengo che la popolarità e la plausibilità di questa opinione cavalchi diverse ipotesi.

Cronaca di questi giorni.

Papa Francesco dice che anche i preti e le suore guardano i porno. Questo è il titolo di un articolo del Post, un quotidiano online italiano. Lo ha detto durante un incontro con seminaristi e sacerdoti che si è tenuto a Roma il 24 Ottobre. Ha parlato tra le altre cose della pornografia online e di quanto il consumo di questo tipo di contenuti sia diffuso anche tra preti e suore.

Ecco un estratto del suo discorso:
“E su questo c’è anche un’altra cosa, che voi conoscete bene: la pornografia digitale. Lo dico a chiare lettere.
Non dirò: “Alzi la mano chi ha avuto almeno un’esperienza di questo”, non lo dirò.
Ma ognuno di voi pensi se ha avuto l’esperienza o ha avuto la tentazione della pornografia nel digitale. È un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore. Il diavolo entra da lì.
E non parlo soltanto della pornografia criminale come quella degli abusi dei bambini, dove tu vedi in vivo casi di abusi: questa è già degenerazione. Ma della pornografia un po’ “normale”. Cari fratelli, state attenti a questo. Il cuore puro, quello che riceve Gesù tutti i giorni, non può ricevere queste informazioni pornografiche…”

Beh, innanzi tutto papa Francesco dovrebbe spiegarci qual è la pornografia “un po' normale” e quella che invece non lo è; perché a questo punto si potrebbero prendere delle precauzioni per far in modo che il cuore puro non riceva queste informazioni…

L'opinione popolare vede l'industria del porno come una cattiva qualità della vita, soprattutto per questioni morali. Indubbiamente, molti che abbracciano questa opinione popolare accettano tali ipotesi sulla base del loro background religioso.
Coloro che producono film porno sono colpevoli di costringere gli artisti a fare cose con cui potrebbero non sentirsi a proprio agio, degradarli, sfruttare le loro circostanze e oggettivarli come una cosa ovvia; cioè trattarli come "cose" piuttosto che come persone.

Ritengo che la popolarità e la plausibilità di questa opinione cavalchi diverse ipotesi.

In primo luogo, c'è l'ipotesi che allontanarsi dal comportamento sessuale "normale" rappresenti una sorta di difetto di carattere della persona interessata.
In secondo luogo, si presume che gli atti sessuali abbiano un significato speciale, che l'attore porno non riconosce o ignora, a causa di qualche fattore interferente.
Terzo, e più significativo, è l'ipotesi che ci sia una connessione necessaria tra moralità e benessere.

Si potrebbero attribuire queste ipotesi a certe opinioni religiose sul significato dell'attività sessuale, e sulle definizioni che stabiliscono un comportamento sessuale "normale".
Tuttavia, questa opinione potrebbe non essere vera, soprattutto per quanto riguarda la convinzione che la qualità morale della vita sia essenziale al proprio benessere.

L'allontanamento dal comportamento sessuale "normale" può rappresentare una sorta di difetto di carattere della persona?
Se questo fosse vero, allora forse ci sarebbe qualche fondamento in questa ipotesi, e la nostra sessualità assumerebbe un significato speciale.
Se consideriamo il "carattere" in questo contesto, come conforme a qualche standard papale di moralità sessuale, o crediamo che un tipo specifico di vita sessuale contribuisca alla fioritura umana, ad esempio la monogamia, questo rappresenta una sorta di “difetto di carattere”?

Ma se questo sia vero o meno, tuttavia, è una questione di dibattito.

Questa ipotesi è problematica. Ci sono certamente casi chiari in cui ci si allontana troppo radicalmente dalle norme sessuali, come molestare i bambini.
La questione morale in questo caso è chiara: comporta la vittimizzazione e lo sfruttamento delle persone che sono impotenti a difendersi e non sono in grado dare il loro consenso.

Ma che dire dei casi che coinvolgono adulti pienamente sviluppati e consapevoli, i quali fanno scelte informate per agire su certe preferenze sessuali… non standard?

Tali individui esercitano la loro autonomia in un modo che non implichi danno per gli altri.

Ovviamente non è possibile qui risolvere completamente la questione, tuttavia si può mettere in dubbio il presupposto che i costumi sessuali "normali" abbiano qualche connessione speciale con il valore prudenziale delle nostre vite.
In assenza di una visione del mondo mirata, è difficile elaborare perché il sesso pornografico dovrebbe avere il significato generalmente attribuito ad esso, cioè immorale.

Se non si entra in una visione “particolare e mirata della vita”, allora non c’è motivo, al di fuori della semplice convenzione sociale, per credere che ci sia una "normalità sessuale" ben definita.


E se le norme sessuali fossero solo una questione di convenzione sociale? Insistere sul fatto che le pornostar dovrebbero seguire le norme sociali… perché sono norme sociali non è giustificato.
Dopo tutto, ci sono norme e pratiche sociali migliori, ma anche peggiori, e dovremmo dare una certa spiegazione del perché un particolare insieme di norme e pratiche sia accettabile, ed un altro no.

Quindi dire che le pornostar sono "anormali" magari perché non praticano la monogamia, perché sono esibizioniste, e sono pagate per "fare il loro mestiere" non è un aiuto alla comprensione.
D’altra parte Il fatto che la maggior parte delle persone non si comporti come pornostar a letto, non significa, di per sé, che ciò che le pornostar stanno facendo è sbagliato.
Questo non vuol dire che non possiamo porre limiti a un comportamento sessuale accettabile, come ho prima suggerito sopra.

Il consenso informato e la mancanza di danno agli altri sembrano porre bene questi limiti.

Ma quei limiti non possono dipendere da "ciò che fa la maggior parte delle persone".
Anche se c'è un certo significato morale per il sesso "normale" e un modo moralmente giusto per farlo, questo, però, non stabilisce una connessione necessaria con il nostro benessere.
Può essere vero che mantenere relazioni sessuali "normali" ci metta a disposizione beni prudenziali, di cui altrimenti potremmo non renderci conto.
Tuttavia, una connessione tra quei comportamenti buoni o normali, come una relazione costante con un’altra persona, e il nostro benessere, richiederebbe una dimostrazione, e questa connessione con il nostro benessere è probabile che sia contingente o addirittura accidentale.
Ipotizzare questa relazione è possibile, ma quei beni prudenziali di cui sopra, dovrebbero dimostrarsi migliori dei beni forniti da pratiche "anormali", e questo è un compito arduo.

Si potrebbe obiettare, tuttavia, che esistano comunque dei motivi per essere dubbiosi dell'affermazione che il sesso svolga un ruolo speciale nel benessere.
Ci sono alcune persone, ad esempio, sacerdoti e chierici di varie religioni, che si astengono da qualsiasi tipo di attività sessuale, e sarebbe presuntuoso da parte nostra supporre che stiano necessariamente peggio per questo motivo.
Ma essere moralmente buoni culmina nel mio benessere, o almeno renderà possibile il mio benessere?

Mi viene di dire, no.

Parlando molto in generale – e la vita pratica ce lo dimostra quotidianamente - si può concepire una persona perfettamente immorale, ma che gode di un benessere personale, nonostante la sua malvagità; per lei questo non si traduce in contraddizione, il che significa che un caso del genere è logicamente possibile.
Quindi, essere virtuosi non è probabilmente necessario per il nostro benessere personale.

E le altre teorie morali? Agire moralmente è una condizione della buona vita? Ancora una volta, non sembra così.

Il principio di massimizzazione del valore dell'utilitarismo lascia aperta la possibilità alla semplice deduzione che fare la "cosa giusta" ci costringerebbe a sacrificare il nostro benessere per quello degli altri, e questo nonostante il fatto che il fine valorizzato possa essere sia moralmente, che prudenzialmente prezioso.
Tuttavia, essere morali non sembra una condizione per il nostro benessere, ed è perfettamente concepibile che un cattivo possa godere di tanta comodità e benessere come il resto di noi.

Ma per favore, cerchiamo di capire! Questa ovviamente non è una incitazione alla immoralità! È solamente un tentativo per focalizzare uno dei tanti luoghi comuni che si danno per scontati, quando si tratta di creare dei paradigmi che incidano sui nostri comportamenti.

Così, anche se chi lavora nell'industria del porno sta, ipoteticamente facendo qualcosa di immorale, o possiede una personalità offuscata, non ne consegue che sia "peggio" dal punto di vista del proprio benessere.
Ci sono tanti modi di valorizzare la vita, quanti sono i tipi di valori.

Una vita può essere moralmente preziosa, esteticamente preziosa, intellettualmente preziosa, storicamente preziosa e così via.

Per qualsiasi valore di questo tipo, possiamo dire, senza esitazione, che si conduce una vita "buona" o "cattiva"; cioè, buona o cattiva, ma rispetto a qualsiasi valore vogliamo riferirci, quando stiamo esprimendo il giudizio.
A volte queste valutazioni, però, si sovrappongono.

Mentre questi valori sono distinti, il fatto che spesso si sovrappongano e il fatto che usiamo gli stessi termini valutativi per ciascuno (buono, cattivo e così via) crea delle ambiguità.
Queste ambiguità sono responsabili, forse, della preoccupazione che l'industria del porno diffonda una scarsa qualità della vita.

Si tratta di confondere, ancora una volta, la qualità morale della propria vita con il proprio benessere.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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