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La politica criminale della Fiom

La fabbrica come ingegneria sociale sperimentale.

La politica criminale della Fiom

Questo video riassume meglio di tante parole il clima di ricatto che si vive a Pomigliano
 
Girovagando tra i commenti ascoltati in TV e letti sul web sono rimasto folgorato da quelli di tale Rondolino. Un signore paffutello del quale sappiamo essere un insigne filosofo teoretico finito prima a occuparsi di comunicazione nello staff di tale D’Alema e poi, in un sol balzo, assurgere a icona intellettuale scrivendo su un popò di roba come Vanity Fair e Donna Moderna. Nel tragitto tra filosofia, politica e giornalismo impegnato non potevano mancare un paio di romanzetti e fiction sperimentali del calibro di "Giada".
 
Ora dicevo di questo tipo e, tanto per non farmi mancare nulla, sono andato a curiosare sul suo blog per leggere bene quello che aveva da dire sulla questione Pomigliano.
 
Io credo che neanche l’ufficio relazioni esterne della Fiat sia in grado di scrivere con più furore una roba come "il comportamento criminale della Fiom".
 
A corollario dell’articolo non poteva mancare la foto di Landini, tanto per metterlo alla gogna se le parole non fossero state sufficienti da sole, con tra le righe l’immancabile riferimento alla Corea del Nord. Dopo di che se la prende con quelli della Fiom che rappresentano "solo" il 17% degli operai di Pomigliano dimenticandosi di dire, però, quanto rappresentano gli altri (Cobas compresi) e quanti sono i sindacalizzati , con chi non capisce i perché di Marchionne (che è un fior di socialdemocratico) etc. etc.
 
Tira fuori dati tipo che la Panda costerà circa 600 euro in più rispetto a quello che costerebbe produrla in Polonia e, infine, identifica quello che è il perimetro delle regole che devono valere dentro i rapporti di lavoro.
 
"Niente assenteismo, niente certificati medici nei giorni di sciopero, niente scioperi selvaggi nei turni di notte, controlli sui tempi e sui movimenti dei lavoratori: insomma, il rispetto della legge."
 
Sì, ha scritto proprio "niente certificati medici nei giorni di sciopero e controlli sui movimenti dei lavoratori". Insomma uno che a Brunetta gli fa una sega. Uno che ti classifica come testa di cazzo (tu e non lui che il suo cappuccino e bombolone se lo può mangiare tranquillamente al bar, alle 10,00, prima di andare a lavorare, vabbè si fa per dire) solo perché il giorno dello sciopero hai la febbre e quindi sei in mala fede. Boh! Io sapevo che si possono fare anche le visite fiscali, per farla rispettare la legge. Mica è necessario riscrivere un contratto.
 
Ora, se veramente la panda costerà 600 euro in più questo significherà per Fiat una perdita di 168.000.000 di €. Il che significa che ogni operaio di Pomigliano contribuirà per 33.000 € (a testa). 
 
Fosse così ci chiediamo il perché di tutto questo casino. Salvare 5.000 posti di lavoro? Noooo, questi non hanno avuto problemi a cancellarne 20.000 a Torino negli anni 80 cosa vuoi che gli interessi di uno stabilimento come Pomigliano.
D’altra parte gli interessa qualcosa della carne da cannone che quelle macchine le stanno producendo in Polonia, ora?
 
E poi, quale consiglio di amministrazione firmerebbe una cosa del genere in un momento in cui l’indebitamento del gruppo è a livelli record ed il mercato è in flessione?
 
Sorgerà il dubbio anche a questo fior di giornalista che in gioco è qualcos’altro? Che forse quei numeri, prima di spararli così, dovrebbero quantomeno essere controllati?
 
No, il dubbio a lui non lo sfiora. Per lui la questione dei diritti è roba da archeologia industriale e bisogna guardare avanti. D’altra parte a lui che gli frega. Il massimo dei reumatismi che avrà, per il tipo di lavoro che svolge, sarà a causa dell’aria condizionata che qualche operaio comunista gli avrà sabotato nella sua macchina che costa 600€ in più.

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