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La piaga dell’assenzialismo

Inefficace, costoso, autogratificante

Per il Grande Dizionario italiano di Aldo Gabrielli l'assistenzialismo è la “degenerazione del sistema di assistenza pubblica e sociale, in cui lo Stato interviene soprattutto con l'erogazione di fondi a cittadini o enti, senza un piano efficace per un loro utilizzo e allo scopo di acquisire consensi”.

Aggiungiamo che l'assistenzialismo rappresenta la valvola di sfogo quando un problema diventa fastidioso; allora, anziché dedicare le energie necessarie per analizzare il problema, studiare le soluzioni e verificarne i risultati, si adottano provvedimenti che, generalmente ammantati da (falsa) generosità, si riducono nel destinare risorse senza curarsi degli effetti concreti. Due piccioni con una fava: impegno ridotto, per dedicarsi ad altri problemi che si ritengono più importanti, e immagine pubblica di sensibilità verso il problema.

Applicato al tema del lavoro per le persone socialmente svantaggiate (che rappresentano l'11% della popolazione italiana in età da lavoro) l'assistenzialismo si concretizza in un sistema che pur assorbendo notevoli risorse finanziarie a vari livelli (comunitari, nazionali, regionali, provinciali, comunali e privati) produce risultati risibili (il 90% delle persone svantaggiate sono stabilmente escluse dal mercato del lavoro).

Le ragioni di ciò risiedono in una logica che, non avendo approfondito adeguatamente gli aspetti connessi al lavoro, riduce il problema dell'occupazione per le persone svantaggiate all'aspetto reddituale, trascurando altri aspetti ugualmente determinanti come il rapporto retribuzione/prestazione, la concretezza del contesto organizzativo.

Le istituzioni deputate al problema destinano risorse, gli enti pubblici e privati coinvolti svolgono la loro attività “assistenziale”. Il sistema di “assistenza” serve più agli “assistenti” che agli “assistiti”. Infatti il tasso di disoccupazione non cambia. Il problema (che costa al sistema non meno di 25 mld di €/anno) rimane irrisolto.

Ora, un istituto che da decenni si occupa del lavoro per le persone svantaggiate ha verificato e documentato sul campo che si possono ottenere risultati importanti in termini di occupazione per le persone svantaggiate: con un contesto normativo ed organizzativo appropriato, calato in una realtà di lavoro vero. Senza aggravio di risorse, ma con un diverso utilizzo di quelle esistenti.

Sta chiedendo alle istituzioni pubbliche di sperimentare, sotto il loro controllo, questo “contesto appropriato” in ambito locale (Progetto “Agenzia per l'Apprendistato Sociale”).

Contemporaneamente propone a tutti i soggetti che sono sensibili al problema di “impadronirsi” del progetto (basta richiederlo a: [email protected] ) e, se ne condividono l'impostazione, di promuoverlo presso le proprie istituzioni locali.

E' un'occasione per correggere la piaga dell'assistenzialismo che danneggia non solo le persone socialmente svantaggiate ma tutto il paese.

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