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La pesante partita di Obama

Obama sta giocando tutto il suo prestigio e la sua influenza per far passare la riforma sanitaria e la riforma dei mercati finanziari ma il Congresso, spinto dalle forti resistenze del paese reale, gli sta mettendo i bastoni tra le ruote. Cerchiamo di capire perché e cosa c’è in gioco.

Il 29 settembre scorso, "la commissione Finanze del Senato ha bocciato con 15 voti contro 8 la proposta di creazione di un ente pubblico che faccia concorrenza effettiva alle grandi assicurazioni. Una misura contenuta nel testo iniziale della riforma presentato da Obama, che comunque, di fronte alle enormi difficoltà che il progetto incontra, ha da tempo mostrato disponibilità ad accogliere un compromesso".

Così si legge in un articolo del Corriere della Sera che racconta gli ultimi accadimenti del progetto di
riforma sanitaria in discussione nelle assemblee elettive negli USA. Obama ha impegnato in questa partita, che è un cavallo di battaglia storico per i democratici anericani, tutta la sua autorevolezza come si capisce dall’intervento al Congresso del 10 settembre 2009.

A noi europei, e soprattutto a noi italiani abituati al sistema sanitario nazionale che garantisce assistenza pubblica gratuita per tutti, tanta resistenza ed avversità ad una legge che ci sembra naturale e che dovrebbe dare a 45 milioni di americani (oggi esclusi da qualsiasi forma di assistenza) la copertura sanitaria, appare largamente incomprensibile.

Bisogna, però, calarsi nella realtà americana e, soprattutto, nella cultura americana per capire le ragioni di uno scontro così duro, rispetto al quale anche una personalità carismatica e popolare, come è Barack Obama, appare in grande difficoltà.

Dal testo del suo discorso e da tante altre dichiarazioni, sia del presidente che del suo entourage, appare evidente che l’amministrazione democratica non vuole fare passi indietro ed è disposta a giocarsi "tutto" pur di non fare la fine che fece l’amministrazione Clinton quando provò a far passare la sua riforma sanitaria che pure era, senz’altro, meno ambiziosa di questa prodotta dal nuovo presidente.

La presa di posizione della Commissione Finanze del Senato non è un fulmine a ciel sereno perché durante tutta l’estate negli USA il dibattito sulla riforma è stato ampio e molto diffuso, e spesso ha assunto toni molto aspri perché la destra repubblicana, ridotta al lumicino dopo la dissoluzione dell’eredità della vecchia presidenza Bush, ha visto nella lotta contro questa riforma la tanto attesa occasione per recuperare un rapporto con una parte importante della pubblica opinione.

Sono voltate parole grosse, le solite accuse di socialismo, 
addirittura ci sono state campagne televisive ed in rete che hanno pargonato Obama ad Hitler perché, tramite la riforma sanitaria, lo Stato avrebbe voluto controllare la vita e la morte dei cittadini americani.

Mettendo da parte, però, simili eccessi cerchiamo di dare una risposta al perché di un simile scontro. Chi vincerà questa partita? Come sarà il probabile compromesso verso il quale le cose sembrano andare?

Solo un indovino particolarmente ferrato potrebbe rispondere a simili domande. Quel che serve a noi qui è capire lo scenario degli interessi in gioco, il resto è al di là della nostra portata.

In primo luogo sarà necessario fare due conti per capire la dimensione economica delle forze coinvolte. Usando Google Finance è possibile ricavare un insieme di oltre 6500 imprese attive sui mercati americani.

Diamo uno sguardo a questa tabella che, senz’altro, ci aiuterà a capire:

All Sectors       22.912  
Financial          4.897  21.37%
Services          4.166  18.18%
Energy            3.295  14.38%
Technology        2.920  12.74%
Healthcare        1.915   8.36%
Basic Materials    1.700   7.42%
Cons. Non-Cyclical 1.412   6.16%
Capital Goods     0.700   3.06%
Utilities           0.678   2.96%
Cons. Cyclical     0.570   2.49%
Conglomerates    0.339   1.48%
Transportation     0.320   1.40%

I valori sono in trilioni di dollari, cioè in migliaia di miliardi di dollari e si riferiscono ai mercati del 29 settembre scorso.

Il primo valore rappresenta la capitalizzazione complessiva del mercato. L’ordine dei settori è per importanza quantitativa. Il settore Healthcare rappresenta le case farmaceutiche e tutti quelli che operano nel settore medicale in senso più vasto, comprese case di cura ed ospedali.

E’ chiaro che è fortemente interessato alla riforma 
sanitaria. La Technology è a lei avversa. Come vedete, rappresenta quasi il 13% di tutto il mucchio. Ma gli interessi non finiscono qui. Dalla tabella evinciamo che il settore più importante in assoluto con più del 21% del totale è il settore finanziario, all’interno del quale un ruolo non indifferente è giocato dal sistema assicurativo.

La sanità americana è 
fatta tutta dal sistema delle assicurazioni private, tranne qualche ramo marginale di assistenza agli anziani, e come racconta Obama nel suo intervento, rappresenta oltre un sesto della spesa complessiva del sistema America.

E’ un sistema pieno di corruzione e molto costoso 
che è totalmente avverso alla riforma democratica. Si tratta di una lobby che si è presentata col cappello in mano di fronte al consumatore americano quando, qualche mese fa, la crisi sembrò travolgere tutto ma che oggi ha riacquistato forza ed in buona parte ha restituito i prestiti ricevuti dallo stato per riacquistare iniziativa senza controllo.

Proprio per tener sotto controllo questa parte della problematica, Obama ha deciso di abbinare al discorso sulla riforma sanitaria un altro importante discorso sulla riforma dei mercati finanziari parlando a Wall Street il 14 settembre 2009 per ragionare sulla crisi e sulle soluzioni che l’amministrazione americana vuol realizzare per stabilizzare i mercati finanziari ed evitare nuove e più drammatiche crisi nel futuro.

Per capire dai numeri come e quanto queste potenti forze economiche abbiano recuperato dai minimi della crisi sarà il caso di dare uno sguardo ai numeri del 3 marzo 2009 quando tutto sembrò crollare e lor signori chiesero l’intervento dei contribuenti di tutto il mondo:

All Sectors       14.150 
Services          2.939  20.77%
Financial          2.302  16.27%
Energy            2.220  15.69%
Technology        1.577  11.14%
Healthcare        1.523  10.76%
Cons. Non-Cyclical 0.967   6.83%
Basic Materials    0.966   6.83%
Utilities           0.500   3.53%
Capital Goods     0.381   2.69%
Cons. Cyclical     0.343   2.42%
Conglomerates    0.221   1.56%
Transportation     0.210   1.48%

Come potete notare il settore finanziario era sotto ad un treno ma le dimensioni della ripresa le capiamo meglio se compariamo con la terza ed ultima tabella i valori del 3 marzo con quelli del 29 settembre:

All Sectors         8.762  61.92%
Financial           2.595  112.73%
Services           1.227  41.75%
Energy             1.075  48.42%
Technology         1.343  85.16%
Healthcare         0.392  25.74%
Basic Materials     0.734  75.98%
Cons. Non-Cyclical  0.445  46.02%
Capital Goods      0.319  83.73%
Utilities             0.178  35.60%
Cons. Cyclical       0.227  66.18%
Conglomerates      0.118  53.39%
Transportation       0.110  52.38%

Guardate quanto ha recuperato il settore finanziario! Di fronte ad un recupero del 60% circa di tutto il mercato il settore finanziario supera abbondantemente il 110% ed è quasi doppio rispetto a tutti gli altri, tecnologia esclusa che pure ha buone performance benchè inferiori a quelle del settore finanziario.

Appare evidente da queste assai eloquenti cifre di come questo settore abbia rialzata la testa ed oggi rialza anche il bastone del comando. Nel nostro piccolo è notizia odiena che le due maggiori banche italiane hanno deciso di non usufruire dei cosiddetti Tremonto Bond prefendo rivolgersi al mercato. Tremonti le ha accusate di preparare la prossima crisi giocando alla finanza creativa nuovamente.

Indizzi di questi comportamenti vengono da tutto il mondo.
Si capisce, dunque, tornando al nostro ragionamento quanto sia grande l’interesse e quanto forti le lobby che Obama sta sfidando. Ma ciò non basterebbe se ad esse non si aggiungesse una consumata visione americana che è contro l’assistenza pubblica e che vede nell’intervento dello stato il peggiore di tutti i mali.

L’idea che chi ha poco deve soffrire è un’idea molto forte nelle comunità 
protestanti americane e si è portati a pensare che chi non ce la fa a fare da solo è meglio che non sia aiutato perché ciò indurrebbe comportamenti parassitari.
 
Dunque la montagna che si para davanti ad Obama sembra assai difficile da scalare e tuttavia io penso che il presidente riuscirà 
ad avere un qualche risultato. In fondo questa ripresa economica è una ripresa senza occupazione ed i numeri staranno pur dalla parte della banche ma gli interessi delle persone? Forse, anzi sicuramente, non del tutto.


 

Commenti all'articolo

  • Di Mauro (---.---.---.190) 1 ottobre 2009 15:27

    Dobbiamo solo sperare che Obama vinca la partita...Altrimenti scordiamoci che il mondo possa cambiare realmente....Questa crisi ci sta insegnando che l’uomo o cambia o oltre al comunismo tra poco terminera’ anche il capitalismo..E non dimentichiamoci che nel settembre 2008 ha fatto capolino la disfatta totale del capitalismo..Se questo non e’ avvenuto è stato perchè esisteva ancora la forza dei governi che il liberismo sfrenato non aveva ancora totalmente intaccato...

  • Di Tomyai (---.---.---.61) 1 ottobre 2009 16:22

    Nonostante la rilevanza data dai mass media alle proteste organizzate dai repubblicani, l’opinione pubblica USA rimane straordinariamente compatta nel permettere a chiunque accesso ad un programma statale di assistenza sanitaria.

     

    La scorsa settimana un’inchiesta New YorkTimes/CBS News (http://www.nytimes.com/2009/09/25/us/politics/25poll.html?_r=1 ) ha fornito la migliore prova degli ultimi mesi che la maggior parte della gente è a favore di un’opzione pubblica molto più “robusta” di qualunque altra che il Congresso proponga, a parte l’esplicito sistema di copertura universale garantito per tutti (single payer) che Obama ed il suo partito hanno escluso dalla discussione sin dall’inizio.

    Il sondaggio conferma ancora una volta che sia arrivato il momento per qualcosa di molto simile al single payer. Dopo tutti questi mesi di tentativi dell’amministrazione Obama di accartocciare nel nulla proprio il concetto di “riforma” sanitaria e nonostante il folle urlare dei repubblicani sui mali della “medicina socializzata”, due terzi del popolo americano sostengono ancora un piano governativo sanitario tipo Medicare, che del resto Obama vuole svuotare assieme al Medicaid.

    Obama aveva assicurato al Congresso che, in caso di approvazione, la sua “opzione pubblica” avrebbe contato soltanto per circa il 5% della copertura e non avrebbe posto alcuna minaccia ai profitti delle compagnie di assicurazione e, mentre ha chiarito che è soltanto un aspetto di qualsiasi piano di assistenza sanitaria, ha dichiarato di essere disposto a firmare una legge che non la comprenda.

    In sostanza, nel piano di Obama non vi è mai stata l’assistenza sanitaria universale per tutti, ma soltanto l’assicurazione obbligatoria (circa 30 milioni di nuovi clienti per le società private) e tagli a Medicare e Medicaid.

    Il resto è propaganda.

     

     

    v. Single Payer Action  http://www.singlepayeraction.org/index.php

     

    • Di Enrico C. (---.---.---.75) 2 ottobre 2009 02:25

      Per ora non si sa ancora quale forma assistenziale verrà varata (o tntata d varare), soprattutto dopo la bocciatura nella commisione del Senato, aspettiamo prima di criticare, dato che il principio alla base della riforma è lodevole e ’umano’....

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