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La musica da camera ritorna al teatro La Fenice

La violinista Anna Tifu e il pianista Marco Schirru fanno ripartire Musikàmera

In programma il 23 e il 24 maggio scorsi, il concerto del duo AnnaTifu/Marco Schirru è stato il primo, di 14, della stagione 2019-2020 di Musikàmera, ad essere recuperato.

Prima dell’inizio, una commossa, ma felice, Sonia Guetta Finzi, presidente dell’associazione omonima, si è augurata di poter recuperare tutti i concerti saltati. In seguito, il Sovrintendente Fortunato Ortombina, dopo aver definito Musikàmera “una costola della Fenice”, ha chiesto al pubblico “tanta pazienza, perché bisogna accettare le nuove regole e di conseguenza cambiare i calendari”, augurandosi infine che “il clima di incertezza sia un punto di maggior contatto con il pubblico”.

Non tutto il male vien per nuocere, poiché i musicisti, trasferendosi dalle sale Apollinee alla sala Grande, hanno acquistato maggiore visibilità e, forse, un’acustica migliore.

Dal programma di maggio è stata depennata l’iniziale “Sonata n°7, op.30, n.2”(1802) di Ludwig van Beethoven, sostituita dalla “Fantasia sull’opera Carmen, op.25”(1883), di Pablo de Sarasate (Pamplona, 10 marzo 1844 – Biarritz, 20 settembre 1908), collocata a conclusione del Recital.

Il concerto si è aperto con “Poème, op.25”(1896), di Ernest Chausson (Parigi, 21 gennaio 1855 – Limay/Seine et Oise, 10 giugno 1899). L’autore si era avvicinato allo studio della musica solo nel 1880, iscrivendosi alla classe di composizione di Jules Massenet al Conservatorio di Parigi, preferendo quasi subito abbandonarla, per rivolgersi a Cesar Franck, del quale fu allievo fino al 1883.

Esistono tre versioni del Poema, che ha in sé un carattere retrospettivo e nostalgico, un lirismo assai teso e selvaggio e di inflessibile unità: per violino e orchestra, la più celebre; per violino e pianoforte; per violino, pianoforte e quartetto d’archi. Nell’arco dei 15 minuti di durata, si avverte una desolazione, una cupa malinconia, accanto ad un misticismo di fondo. La parte solistica, molto impegnativa per la scrittura rapsodica, capricciosa, ricca di passaggi virtuosistici, è stata brillantemente interpretata da Anna Tifu, tecnicamente impeccabile anche nell’esecuzione di note sovracute. Il brano dà l’idea di una lunga Suite, non essendoci pausa tra i numerosi movimenti di cui è composto.

La “Fantasia in do maggiore, op.31”(1853) di Robert Schumann (Zwickau, Sassonia, 8 giugno 1810 – Endenich, Bonn, 29 luglio 1856), è un brano per violino e orchestra o per violino e pianoforte, in un unico movimento in tempo moderato, scritto per il celebre violinista, direttore d’orchestra e compositore tedesco, amico dell’autore, Joseph Joachim (1831-1907), che ne tenne la prima esecuzione a Dusseldorf, con Schumann come direttore d’orchestra. L’inizio, affidato al solo pianoforte, esprime un’atmosfera onirica. Lo stile è romantico, i toni sono appassionati. Dopo un concitato duetto, Anna Tifu si lancia in un lungo assolo, quasi un break, come spesso accade nella musica Jazz. Il finale è pieno di accenti e acquista sempre più velocità. Sembra che tra i musicisti, entrambi nati a Cagliari, ci sia una comunanza di intenti e la capacità di valorizzare le doti dell’altro.

Senza intervallo, per evitare possibili contatti virali tra il pubblico, il Recital è proseguito con la “Tzigane”(1924) di Maurice Ravel (Ciboure, Saint-Jean-de-Luz, 7 marzo 1875 – Parigi, 28 dicembre 1937), definita dall’autore “un pezzo virtuosistico nel gusto di una rapsodia ungherese”. Nasce originariamente come pezzo per violino e piano luthéal, uno strumento nato dalla modificazione di un normale pianoforte, il cui timbro poteva evocare il suono del cimbalon ungherese. In seguito, Ravel la trascriverà come “Rapsodia da concerto per violino e orchestra”. E’ strutturata in due movimenti – Lento, quasi cadenza; meno vivo, grandioso – ed è caratterizzata da libere variazioni che intendono evocare lo stile improvvisativo dei violinisti tzigani. L’inizio è un lungo episodio di violino solo – circa 4 minuti su un totale di 11 - , ricco di note sovracute. Nella seconda parte, che acquista via via velocità, si avverte una tensione appassionata, che scuote l’ascoltatore.

Violinista e compositore di pezzi di bravura, atti a mettere in luce il suo magistrale virtuosismo, nella “Fantasia” sulla Carmen, Sarasate fornisce una colorita antologia dei principali pezzi dell’opera di Bizet, dando vita ad un virtuosismo funambolico, che ha impegnato severamente non solo la violinista, ma anche il pianista, a causa dei cambi di tempo, di improvvise velocizzazioni e di momenti volutamente sfasati, con gradevoli effetti di ritardo.

Sarasate in 4 movimenti ha rielaborato il tema dell’Aragonaise, dell’inizio del quarto atto; quello della celebre Habanera, cantata dalla protagonista nel primo atto; il tema della seduzione di Don Josè da parte di Carmen, nel primo atto; infine la Seguidilla, danzata da Carmen all’inizio del secondo atto, che ha chiuso la Fantasia con velocissime figurazioni del violino, particolarmente insidiose ed affascinanti, risolte con convincente, appassionante bravura.

Nutriti applausi hanno indotto gli artisti a concedere due bis.

Il primo, “Meditation”, tratto dalla commedia lirica in tre atti, “Thais”(1894), di Jules Massenet (1842-1912), dedicata dalla Tifu all’amico Ezio Bosso, da poco scomparso; il conclusivo, il secondo movimento della Sonata “la Primavera” di Beethoven (1770-1827). Gli applausi si sono ripetuti, per la gioia dei due giovani musicisti (Schirru è del 1994, Anna Tifu del 1986), la cui carriera si arricchirà, presumibimente di soddisfazioni sempre maggiori.

Foto: Teatro La Fenice/Facebook

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