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La morte di Cossiga

Non mi metterò a fare piagnistei né a tentare di commuovere chicchessia con prosa ipocrita che, dietro la bella forma, nasconde il vuoto d’anima degli scribacchini ufficiali. Appartengo al novero di coloro che vissero la stagione di Cossiga con la K. Dissi, come tanti altri, cretinate; ma anche espressi opinioni giuste (o che comunque continuo a ritenere tali). Sono in genere abituato a usare toni accesi verso chi considero un nemico; anche se sono violento e sprezzante nelle espressioni verbali più che nei reali pensieri.

Tuttavia, non ho mai mancato di provare pena e solidarietà per chi è colpito da malattia e morte. Nutrivo profonda avversione nei confronti di Berlinguer, ma quando fu colto da un ictus mi dispiacque e gli augurai di superare la prova o almeno, se non ce l’avesse fatta, di non soffrire troppo.

L’idea, espressa da alcuni idioti scervellati, di brindare alla morte di Cossiga, così come ho letto nei giornali (giro il meno possibile in quel demenzaio che è internet), non mi sembra nemmeno particolarmente disumana; per il semplice fatto che sono abituato a pensare che una discreta quota di umanità sia in realtà costituita da scarafaggi e vermi. Va detto però che, in effetti, questa quota, ormai da quasi mezzo secolo, è quasi tutta situata in quella che impropriamente viene definita “sinistra alternativa”. E’ l’effetto di una sconfitta storica, non accettata con un briciolo d’intelligenza che dovrebbe spingere a riflettere sui suoi motivi e a farsene un’ampia ragione. Questi sconfitti non hanno più un cervello “denso di chimismi ed impulsi elettrici”, ma solo moti inconsulti e istintivi delle membra, portatori di morte (effettiva o, nel migliore dei casi, solo augurata).

Non ho alcun motivo di dire che ero d’accordo con quel che generalmente pensava e faceva Cossiga. La sua peggiore mossa resta comunque quella di aver favorito l’ascesa al governo di D’Alema nel 1998, mostrando così di essere al fianco degli americani aggressori della Jugoslavia; quel D’Alema verso cui provo il più alto ribrezzo, ma a cui mai augurerei malattia e morte. In ogni caso, in moltissime occasioni Cossiga ha dimostrato una più che notevole intelligenza, unita a quel cinismo di massimo pregio, che non si accompagna per nulla ad un vuoto di sentimento, ma solo all’acuta comprensione della realtà in cui siamo immersi come esseri pensanti e attivi.

Per questi motivi, secondo il mio punto di vista è morto veramente un uomo, non una marionetta o, peggio, uno scarafaggio. E questo certo mi dispiace, in senso reale e sincero. Era meglio che ci fosse, e continuasse nelle sue puntute uscite (e rivelazioni), nei mesi che verranno. Peccato, un personaggio singolare è venuto a mancare. 

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