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La morte di Cascina Basmetto a Milano

 

Come rovinare l’ex Belpaese. Una storia apparentemente lontana è giusto raccontare adesso, perché noi della Basilicata delle mille bellezze da difendere e preservare sappiam bene che vuol dire, al pari di tante comunità di quella che una volta era l’Italia solamente vissuta dal sole e dalle dolcezze monumentali e naturali, quando si vuole distruggere il paesaggio. Allora non possiam che servirci delle informazioni che vengono dal Fai (Fondo ambiente italiano) e dal Comitato per Cascina Basmetto – siamo nella Milano fatta tra l’altro da migliaia e da migliaia di lucani, quindi – per dirvi d’una storia di lotta titolata Salviamo la cascina Basmetto.

Ma mettiamo per un attimo tra parentesi la battaglia in punta di petizione popolare, affrontata oggi contro la contea di Pisapia, però per catturare meglio il segno della battaglia comunque consigliamo i seguenti link: www.cascinabasmetto.it/, http://www.ilvostro.it/video/in-pericolo-lultima-cascina-attiva-a-milano/, www.urbam.it/upself.php?action=articolo&ID=41, www.basmetto.altervista.org - , per comprendere meglio intanto dove siamo. E subito scopriamo che “la Cascina Basmetto è un insediamento rurale, sito in località Chiesa Rossa, che risale, secondo notizie storiche, al XIV secolo”. Come che “la storia di Basmetto è la storia di Gratosoglio. Il quartiere a sud di Milano, chiamato ‘Gratosoglio’, è un territorio importante per la storia di Milano. Le prime fonti storiche riguardo la cascina risalgono alla metà del XIV secolo e la indicano come preziosa proprietà del Monastero di San Barnaba in Gratosoglio.

La stessa viene qualificata quale autenticità storica entro la periferia sud del Comune di Milano, periferia notoriamente carente di beni architettonici di valore storico, artistico e culturale. Una leggenda racconta della presunta venuta dell’apostolo San Barnaba a Milano, il quale raccontò dell’ospitalità, della convivenza e della convivialità avuta e che al momento di congedarsi, avrebbe detto ‘Ti saluto, o grata soglia’. San Barnaba è ritenuto uno dei fondatori della Chiesa Milanese e il suo saluto spiegherebbe l’origine del toponimo Gratosoglio. L’architettura di Cascina Basmetto è quella tipica della corte agraria lombarda chiusa” (…). “A nord si trova l’edificio principale, ‘la Casa Padronale’, costruito su due piani; è la parte più alta dell’intera costruzione, esso spicca sia perché permette un controllo sull’attività interna sia per il portico a tre campate sorretto da quattro colonne di pietra e ricoperto da un pittoresco glicine. L’aia era considerata il cuore della cascina. I salariati, al mattino presto, lì, ricevevano le direttive e le mansioni per i lavori giornalieri. Sull’aia arrivavano i carri con il carico del raccolto, come ad esempio i cereali, che appena raccolti venivano stesi al sole per asciugare. In alto, sul tetto, si ergeva un piccolo campanile con un campana, il cui suono scandiva la giornata lavorativa, andato distrutto nell’agosto del 1999 dopo un cedimento strutturale e non più ripristinato. Ai lati est e ovest si trovano le abitazioni, un tempo destinate ai salariati, per tipologie di lavoro tipo il fattore, il camparo, il caporale, il mungitore.

Nel blocco orientale ci sono le stalle coperte da un porticato e da fienili, le due stalle più piccole, un tempo utilizzate per il ricovero di cavalli e buoi, un tempo unica forza motrice per trainare i vari mezzi di trasporto e gli attrezzi agricoli (aratri, erpici, seminatrici) e una più grande stalla per le bovine da latte. Appena fuori sul retro della stalla principale si trova la letamaia e la porcilaia con la struttura architettonica tipica per il ricovero dei maiali, con soffittatura fatta di travi di legno e paglia di riso. Accanto al portone d’ingresso, un porticato ospita i macchinari e i due silos di stoccaggio per il riso. Sul retro della casa padronale c’è un bel giardino, l’orto ed il pollaio. Fino agli anni ’70 l’attività principale dell’azienda è stata l’allevamento di mucche da latte e di altre piccole bestie da cortile; purtroppo tale attività è andata via via scomparendo.

Oggi l’azienda si basa sulla coltivazione di riso e mais e mantiene un piccolo allevamento di cavalli. Con gli anni ’80 il Comune di Milano ha richiesto sempre più spesso all’azienda la cessione di porzioni di ettari di terreno per dar luogo ad insediamenti immobiliari, così nel corso degli ultimi anni la superficie coltivabile disponibile all’Azienda Agricola Basmetto si è ridotta di ben 20 ettari”. Oggi? L’area limitrofa alla cascina, si deve sapere, è interessata da un Piano di Lottizzazione che prevede la realizzazione, udite udite, di sei edifici per complessivi 88.000 mc di cemento. A lottizzazione compiuta, denuncia il comitato: “L’attività agricola sarà compromessa e il valore storico dell’edificio rurale cadrà”. In un colpo solo, in sostanza, si vorrebbe definitivamente smantellare la vocazione agricola del luogo e abbatterne la Storia. Usando, è chiaro, la forza della moderna cementificazione del nostro arcaico modernismo.

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