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La manovra finanziaria 2011 e il cinema italiano: alcune domande ad Andrea Bagnale

Nella manovra finanziaria che attualmente segue l’usuale iter governativo si preannuncia l’ennesima ondata di tagli, riduzioni e penalizzazioni per l’industria cinematografica pubblica italiana.
 
Ne discuto con Andrea Bagnale, sceneggiatore ed operatore culturale per il settore cinema, cercando di chiarire l’attuale situazione quanto i possibili scenari per uno dei settori culturali meno riconosciuto in quanto tale e che spesso si dà per scontato.
 
1.
Stando alle recenti – e ancora nebulose – informazioni, nella manovra finanziaria in corso di elaborazione in Parlamento sarebbero previsti alcuni articoli che mirano a destrutturare Cinecittà Luce prevedendo anche uno spostamento dei lavoratori.
Mi può spiegare, per quanto le è possibile rispetto alle informazioni che ha potuto reperire da addetto ai lavori, quali sono i possibili scenari che si prospettano?
 
"La manovra finanziaria proposta dal governo e approvata dal consiglio dei ministri prevede il ridimensionamento e la trasformazione di Cinecittà Luce – ente pubblico controllato dal Ministero del Tesoro – da Società per Azioni a Società a Responsabilità Limitata con un capitale sociale di 15 mila euro, e l’inglobamento di una parte cospicua dei suoi dipendenti (120 su 140) tra gli organici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – prossimo ente controllore della società che si andrà a costituire, Istituto Luce Cinecittà – e quelli di FINTECNA, una Spa controllata dal Ministero del Tesoro specializzata in liquidazione societarie. In sostanza, si sta dando voce e soprattutto corpo ad una notizia già annunciata nel marzo scorso, poi smentita dall’allora Ministro Bondi e da autorevoli membri della maggioranza, che prevedeva la chiusura di Cinecittà.
 
Un progetto così è a dir poco pericoloso perché non solo colpisce il più antico ed importante centro pubblico di produzione culturale ed audiovisiva qual è Cinecittà, riducendone all’osso la sue capacità in termini di risorse umane ed economiche, ma soprattutto portare a compimento ciò che il governo da molto tempo sta cercando di fare: azzerare, passo dopo passo, tutte le risorse destinate alla cultura e alla sua produzione pratica, come se fosse una competenza di terzo o quarto ordine rispetto alle altre.
 
Di esempi di questo genere in passato ce ne sono tantissimi e tutti di primissimo livello: ricordiamo il caso dell’IMAIE o quello dell’ETI, per non parlare di quello recentissimo dell’ICE, ente pubblico impegnato nella promozione della nostra cultura all’estero, che secondo la manovra finanziaria 2011 rischia anch’esso la soppressione. Con questo dico che sia quantomeno inevitabile che lo snellimento in questi termini di Cinecittà comporti il rischio della futura chiusura della struttura, perché i mezzi che gli verranno forniti e che avrà a disposizione non permetteranno mai di compiere le stesse attività che ha svolto sino ad ora, soprattutto in termini di promozione del nostro cinema pubblico negli altri paesi, perché non ci saranno i soldi per poter compiere un’operazione di questo genere. Per fare questo bisogna fare dei grossi investimenti sulle strutture che ne hanno le competenze, e non destituirne le fondamenta." 
 
 
2.
Nel caso in cui Cinecittà Luce dovesse effettivamente essere ridimensionato e ridotto in termini di portata aziendale quanto di effettive possibilità lavorative, quali potrebbero essere, secondo lei, le opportunità per il cinema pubblico?
Esisterà ancora, il cinema pubblico? O sarà inevitabile ricorrere a produzioni indipendenti private, altrettanto inevitabilmente sempre più limitate per economie e opportunità?
 
"Io credo che ormai le prospettive e le opportunità per il cinema pubblico si stiano assottigliando sempre di più, anche perché i fondi statali dedicati allo spettacolo, il FUS, è sempre meno cospicuo e destinato a sempre meno produzioni private.
 
Il problema è che anche le società private – intendendo con esse anche quelle più importanti, salvo qualche caso raro – si rivolgono al fondo pubblico per finanziare i progetti filmici che intendono portare avanti. Quindi diventa inevitabile che chiudendo i rubinetti pubblici destinati alla cultura si rischia di fermare tutta la produzione che la riguarda. Bisogna sperare solo nelle aziende private cha hanno maggiori sensibilità verso la produzione culturale e in un loro sostegno ai progetti che s’intendono realizzare.
 
Per quanto riguarda questi finanziamenti verso l’industria cinematografica il governo ha emesso un decreto che prevedeva una proroga di soli 6 mesi – fino allo scorso 30 giugno, giorno in cui è stata approvata la manovra – per le agevolazioni fiscali delle imprese verso la produzione cinematografica. E’ chiaro che una proroga così breve non facilita nulla, perché sappiamo benissimo che i tempi per la produzione di un progetto filmico sono estremamente più lunghi, e un prolungamento così breve non permetterebbe neanche una programmazione degli investimenti in modo serio. Intendo questo anche per progetti brevi, i cortometraggi ad esempio.
 
Nell’ultima manovra non si è vista alcuna proroga in merito, pur se l’ex Ministro Bondi annunciò lo scorso di aver stanziato i fondi per il tax shelter e il tax credit per tutto il triennio 2010-2013. Bisogna solo sperare che venga rinnovata e con margini di tempi ben più lunghi."
 
 
3.
Il 12 Luglio, i lavoratori di Cinecittà Luce, insieme a SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL hanno indetto uno sciopero con sit-in davanti al MIBAC di via del Collegio Romano 27 dalle 10 alle 13.
Crede che iniziative di questo tipo, nell’attuale clima incerto e ‘affaticato’, possano concretamente qualcosa o restano manifestazioni di scarso impatto non solo mediatico ma soprattutto pratico, per i numerosi lavoratori nel settore cinematografico?
 
"Io credo che sia doveroso fare qualcosa e uscire allo scoperto, la situazione sta precipitando già oltre il dovuto, anche perché si tratta di un comparto produttivo molto numeroso. Certo, non basta solo scendere in piazza, pur se la manifestazione collettiva è un modo molto concreto per farsi sentire. Bisogna anche mettersi in rete, costituire comitati, associazioni di categoria, lavorare tutto l’anno per valorizzare il settore, dialogando con chi detiene e gestisce il potere politico. Bisogna anche sperare, però, che dall’altra parte ci sia la capacità di dialogare e ascoltare le necessità altrui." 
 
 
4.
Nella sua esperienza di sceneggiatore ed operatore cinematografico, può definire un quadro, anche approssimativo, dell’attuale realtà cinematografica italiana (sia per quanto riguarda il settore pubblico quanto eventuali scenari e opportunità alternative)?
Perché, stando al ‘prodotto finito’ le produzioni italiane paiono sempre più spesso troppo lontane dalle concorrenti straniere?
Mancano anche idee, creatività, storie, secondo lei?
 
"Nel mio piccolo posso dire che in quanto a produzioni italiane importanti negli ultimi anni stanno vedendo luce molti film interessanti, sia dal punto di vista creativo che produttivo: i riconoscimenti che ricevono ne sono un segno tangibile. E questo aiuta anche la promozione tra il grande pubblico e ne stimola la visione, quindi un aumento degli incassi nelle sale.
 
Il problema è che questi film sono una fetta ancora molto esigua rispetto a tutta la produzione esistente in Italia, costituita soprattutto da tanti autori e produttori indipendenti che, con budget ridotti all’osso e dunque con troupe pagate con dei piccoli gettoni, riescono a fare film, documentari e cortometraggi di ottimo valore, ma che per questioni di budget non riescono ad avere dei distributori come le grosse produzioni che permettono la circuitazione nelle sale, e sono costretti a farsi vedere solo tra rassegne o Festival sia italiani che esteri. Se poi hanno il vento particolarmente a favore, riescono ad avere singoli passaggi televisivi in fasce orarie notturne e quindi non destinate al grande pubblico. Questo comporta chiaramente una diffusione “elitaria” e quindi scarsa promozione della maggior parte dei film.
 
Riguardo al rapporto con l’estero, posso dire che molto spesso al di fuori del territorio italiano i film indipendenti riescono ad avere ottimi riscontri e vengono valorizzati come si deve rispetto a produzioni provenienti da paesi dove s’investe in cultura molto di più rispetto a noi, come Francia e Germania.
 
Il problema dunque sta tutto nell’investimento pubblico a larga scala, che di certo favorirebbe maggiormente la diffusione e la promozione di tutto questo sottobosco produttivo anche nel nostro paese, senza dover ricorrere in tutti i modi all’estero".
 
Ringrazio Andrea Bagnale.
 
 
Altri articoli sullo sciopero del 12 luglio 2011 con sit-in davanti al Mibac:
 
- Manovra: Benigni (Uilcom), protesta istituto Luce davanti Mibac su Agenzia Parlamentare del 11 luglio 2011;
Cinecittà. Ciak si liquida di Gabriella Gallozzi su CGIL.it del 9 luglio 2011.
Su 100autori.it (Associazione delle Autorialità Cinetelevisiva) del 9 luglio 2011.
 
 
 
Andrea Bagnale nasce a Napoli nel 1979, si laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (Cinema), presso l’Università degli Studi di Bologna nel 2004, si occupa di sceneggiatura, formazione, coordinamento e organizzazione di attività nel settore audiovisivo, di progettazione culturale ad ampio raggio in accordo con associazioni, enti pubblici, istituti culturali e di formazione. Ha collaborato con la cattedra di Teorie e tecniche del Linguaggio Radiotelevisivo del Corso di Laurea DAMS di Bologna (prof. Pietro Favari), per la quale si è interessato di ideazione, sviluppo di progetti e laboratori pratici per studenti.
Ha collaborato con la società romana “Imbarco per Citera” alla scrittura del soggetto e del trattamento del lungometraggio italo-francese “La Maschera Micillina” di Gianfranco Isernia (2004/2005), il cui progetto ha ottenuto dal MiBAC il sostegno allo sviluppo e stesura della sceneggiatura nel dicembre 2008. 
E’ socio di Artéteca Network (www.arteteca.com), consorzio di associazioni/gruppi di scopo dedicati alla promozione culturale.
E’ vicepresidente e responsabile progetti scuole dell’associazione culturale Guanxi, ente dedicato alla ideazione e produzione di attività formative per gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, e per tutti gli enti di formazione professionale. 
Vive stabilmente a Napoli dove collabora con società di produzione e professionisti per progetti di scrittura audiovisiva e con istituti scolastici/enti di formazione professionale per progetti di docenza sulla scrittura e produzione cinematografica. Inoltre è membro della rete produttrice e promotrice del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, per il quale s’interessa della produzione del bando e della selezione delle opere, e della promozione dell’audiovisivo nelle scuole (www.cinenapolidiritti.it). 
 
 
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Immagine da QUI.

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