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La manovra economica e l’informazione

Uno degli obiettivi strategici della manovra economica, attualmente in corso di definizione, dovrebbe essere quello di dare ampia funzionalità al sistema dell’informazione.

Questa esigenza è sentita da più parti. Ad esempio una nota rete televisiva continua a martellare da mesi i suoi telespettatori invocando il confronto fra le varie forze politiche, a suo avviso essenziale per fare il proprio lavoro. Evidentemente la rete televisiva relaziona la propria attività più allo svolgimento delle elezioni che al buon funzionamento dell’economia; ma l’informazione è essenziale sia per scelta dei rappresentanti dei cittadini sia per il libero mercato.

In effetti le due procedure hanno scopi diversi: la prima quello, se possibile, della giustizia nella politica, il secondo quello dell’efficienza nell’economia. Entrambe, però, richiedono un'informazione libera e completa.

"Il mercato ideale è una procedura perfetta rispetto all’efficienza - fa notare il filosofo John Rawls - Una caratteristica peculiare del meccanismo di mercato ideale è quella di raggiungere un risultato efficiente, anche se ciascuno ricerca il proprio vantaggio. In effetti quando le aziende e le famiglie comprano o vendono promuovono i propri fini. E’ il sistema nel suo complesso che, per così dire, dà il giudizio di efficienza (economica) e questo giudizio deriva dalle numerose e diverse fonti di informazioni fornite dalle attività delle aziende e delle famiglie. Il sistema dà una risposta (di efficienza economica) anche se gli individui non hanno alcuna opinione riguardo a questo problema e spesso non ne conoscono neppure il significato".

Dunque la mano invisibile del libero mercato, di cui parlava Adam Smith, necessita della libera ed efficiente circolazione di informazioni. Se questa circolazione è alquanto imperfetta e lacunosa, come accade nel nostro Paese, il motore dell’economia perde colpi e non si ottiene alcun risultato pensando di riempirlo di carburante per farlo girare.

I rimedi al problema non appaiono né facili né semplici (anche se Internet ha aumentato grandemente le possibilità e l’efficienza del sistema dell’informazione). Forse le leggi sull’editoria privata e su quella pubblica andrebbero riviste con l’obiettivo di consentire la massima trasparenza ed efficienza nella diffusione delle notizie. Forse anche l’Istruzione dovrebbe concretamente intervenire, inserendo nella formazione di base degli studenti specifici insegnamenti sull’informazione al posto delle tante sciocchezze residue della Riforma Gentile.

Infine il settore pubblico dovrebbe accettare l’obbligo, oggi solitamente eluso, di informare compiutamente la pubblica opinione sul proprio operato. E’ necessario un vero e proprio cambiamento della concezione dello Stato, guardando con attenzione alle democrazie del Nord Europa. Il nostro Stato è ancora ben lontano dal Welfare System delle Nazioni scandinave, come ha dimostrato il Libro Bianco sul Welfare del Ministro Sacconi. Oggi un unico schema disciplina la Pubblica Amministrazione: il cittadino formula un'istanza (in bollo, secondo i parsimoniosi dettami della Amministrazione del Piemonte pre-unitario) dando avvio ad un procedimento amministrativo, concluso dalla P.A. con un provvedimento. Nei Paesi del Welfare, invece, è lo Stato a seguire la vita dei cittadini dalla culla alla tomba, preoccupandosi del loro benessere. Nel nostro Paese l’unico settore pubblico sempre automaticamente attivo è quello repressivo, formato da Servizi Segreti, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Magistratura Inquirente, Magistratura Giudicante, Agenzia delle Entrate, Ispettorato del Lavoro e così via. Il contenimento in limiti ridotti dell’attività della P.A. in funzione del Welfare dei cittadini rende il nostro un vero e proprio Stato di Polizia; e, come è facile capire, informare del proprio operato, non solleva l’entusiasmo dei pubblici dipendenti.

Ovviamente l’informazione è una sola. Farla ben funzionare non significherebbe solamente far meglio funzionare il libero mercato, e perciò l’economia. Significherebbe anche far meglio funzionare la politica e la democrazia.

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