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La manipolazione dell’informazione come forma di gestione del potere

 

La Germania nazista ci ha offerto il più efficace e sistematico esempio di come il consenso possa essere gestito e costruito con metodo. La propaganda nazista utilizzando tutti i sistemi di comunicazione di massa disponibili all’epoca, ovvero radio, giornali, manifesti e cinegiornali, è riuscita spaventosamente a conquistare il cuore dei tedeschi facendo leva dapprima sulla paura, si ricordi che il nazismo si è potuto instaurare come risposta alla spaventosa crisi dei primi anni ’30,  poi sulle emozioni ed infine sulle aspettative

Il mito di una Germania umiliata ma poderosa e pronta alla rivalsa è stato trasmesso con costanza alla Nazione in modo da poter far leva sull’orgoglio ferito dei tedeschi. Era ancora viva l’umiliazione della Prima Guerra Mondiale e fortissimo il senso d’impotenza per la crisi economica, in tal modo la fabbrica del consenso iniziò il suo inarrestabile corso che di lì a poco trasformò la Germania in una macchina da guerra e sradicò la moralità da ogni singolo cittadino tedesco.

Per far questo in Germania venne limitata ogni sorta di libertà d’informazione, ogni singola notizia doveva essere vagliata dal regime, ogni organo d’informazione doveva rappresentare il regime stesso. L’informazione divenne propaganda, mentre il dissenso venne semplicemente eliminato.

Questo preambolo che sembrerebbe anacronistico è in verità più che mai attuale poiché ci sono tutt’oggi 64 paesi nel mondo, ovvero il 33% del totale, dove non c’è libertà d’informazione e sussiste una correlata, parziale o totale, dittatura.

Bene, alla luce di questo sconcertante dato, possiamo valutare la situazione in Italia per quanto riguarda la libertà d’informazione.

Secondo la classifica Freedom Of The Press stilata da FreedomHouse l’Italia dopo l’umiliante posizionamento nel 2006, pari merito con il Botswana alla posizione 79, e dopo aver ricevuto la valutazione di Partly Free ha conquistato alcune posizione giungendo nel 2008 alla 65esima pari merito con Samoa e guadagnando l’ambita valutazione di Free.

I dati sono ancora sconfortanti, deludenti ed inquietanti nonostante il piccolo miglioramento. L’Italia è una Repubblica Democratica e uno Stato di Diritto, è membro fondatore della Comunità Economica Europea, ora Unione Europea, ed è membro del G8, ovvero il gruppo degli otto paesi più sviluppati al mondo. 

Ora in tutta onestà credo che non sia ammissibile ottenere risultati come quelli sopra riportati in un settore cardine come l’informazione.

Che gli addetti ai lavori, ovvero i giornalisti inscritti all’Ordine, facciano ammenda e vedano di sanare questo vergognoso degrado del giornalismo italiano che ha avuto maestri straordinari e momenti di gloria in un passato non troppo lontano. 

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