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La grande visione delle grandi paure

Questa trattazione riguarda la nuova rivista Visione, che tratta alcuni temi illuminanti sui nostri tempi molto travagliati e molto impegnativi. Il titolo di questo numero è molto indicativo: "Governare con la paura" (Visione Tv, Gioia Tauro, 290 pagine, euro 15).

 

Naturalmente tra i molti contributi presenti nella rivista posso riportare solo quelli a mio giudizio ritenuti più importanti. E inizierei da Enrica Perucchietti, che ci dice la cosa fondamentale: "Chi controlla le menti controlla il potere". Oggi l'ingegneria sociale agisce mediante vari media per condizionare la psiche e l'immaginario sociale, soprattutto attraverso la paura o le paure. La gestione burocratica della paura è infatti un metodo di governo utilizzato da secoli e induce la popolazione ad affidarsi a una guida. Come è avvenuto con l'autoritarismo tecnologico sanitario con la stranota questione virale.

Poi non può mancare il professore milanese di filosofia Andrea Zhok, che ci spiega la grande importanza della "strategia emergenzialista come forma politica delle liberldemocrazie mature". Il rischio hobbesiano della "guerra di tutti contro tutti", o di una cosa simile potrebbe essere sempre più vicino e l'attuale "ragione liberale, con le sue implementazioni di mercato, alimenta una forma di libertà astratta, autoreferenziale, acquisitiva, competitiva e conflittuale, che ignora ogni appartenenza sovraindividuale e ogni normatività sociale" (p. 35).

Infine non si può far finta che non esista la biopolitica, ben descritta da Michel Foucault nel corso Nascita della biopolitica (1978-1979). Antonello Cresti sottolinea l'estrema importanza di una via di uscita attraverso la "controsuggestione che, pur prendendo atto della realtà, mira a costruire una corazza emozionale che renda gli esseri umani più impermeabili a certi trucchi di manipolazione" (p. 220).

Quindi, leggendo bene in profondità, si può capire "del come e del perché il cittadino sveglio, e renitente alla leva del pensiero unico, fa ancora paura (e potrà continuare a farla in futuro) al potere costituito (Francesco Carraro, p. 225; si è laureato in Giurisprudenza a Bologna). Dopotutto "la democrazia potrà rinascere solo se un numero sufficiente di persone capirà quanta paura hanno di noi - come popolo, come masse "critiche", e criticamente organizzate - i poteri che l'hanno uccisa" (p. 229).

Risulta sempre più evidente che "il potere combatte gli spiriti liberi, coloro i quali, avendo "la testa ben fatta", scoprono le fallacie insite nella narrazione del potere e si oppomgono ad essa. Lo Stato non ama gli spiriti liberi, criminalizza il loro comportamento, silenzia la loro voce e arriva al punto di farne capri espiatori. Questo atteggiamento dimostra che il Potere" ha "paura che alcune verità emergano e che la sua narrazione possa affondare nella palude della menzogna" (Giorgio Giavarra, p. 259). Per fortuna il marketing della paura può durare solo pochi anni...

In conclusione si può tranquillamente affermare che si tratta sicuramente di un volume con molti contriibuti fondamentali per capire i tempi molto intensi e difficili che stiamo vivendo. Come scrisse Miguel de Cervantes, "La paura ha mille occhi e può perfino vedere sottoterra".

 

La rivista mensile "Visione. Un altro sguardo sul mondo", offre i contributi di molti autori: Franco Battaglia, Francesco Carraro, Antonello Cresti, Fulvio Grimaldi, Giovanni Frajese, Elisabetta Frezza, Giacomo Gabellini, Paolo Gulisano, Joe Hoft, Alfio Krancic, Enzo Pennetta, Alessandro Pascale, Enrica Perucchietti, Roberto Quaglia, Lamberto Rimondini, Guido Salerno Aletta, Andrea Zhok, ecc.

 

Nota televisiva - Da un certo punto di vista "La televisione funziona come un erogatore di droghe che aiutano a entrare in catalessi profonda e a restarci. Si diventa più recettivi nei confronti dei messaggi ripetuti dai manipolatori fino a cedere e registrarli in via definitiva nell'inconscio" (Alessandro Labonia).

Nota molto triste - "Il mentire è una prerogativa del governo, proprio come dare le medicine è prerogativa dei medici" (Platone citato da Giorgio Ciavarra a p. 258). 

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