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La fine del modello Bertolaso e dell’ideologia dell’emergenza

La fine del modello Bertolaso e dell'ideologia dell'emergenza

Con l’arresto di questa mattina dell’ex vice di Bertolaso, Angelo Balducci, anche attuale Presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici nell’ambito dell’inchiesta sulla regolarità degli appalti per il G8 de La Maddalena, e con le perquisizioni poi negli uffici e nell’abitazione di Guido Bertolaso stesso e con la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, si conclude un’era. Quali che siano le conclusioni dell’inchiesta della Procura di Firenze. E viene definitivamente sconfessata quella che potremmo definire l’ideologia dell’emergenza, di cui Bertolaso è stato teorico e esecutore per conto del terzo mandato di Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio. L’ideologia del “fare”, anche in deroga ad ogni regola “ordinaria”. Nelle mani di Bertolaso l’emergenza è diventata prassi, applicabile ad ogni contesto e luogo. Dai mondiali di nuoto a un terremoto, da un’alluvione alla gestione dei beni culturali del Lazio, da un evento come il G8 all’emergenza rifiuti. E la protezione civile da organo di coordinamento è diventata struttura autonoma, centralizzata, con enorme risorse e infinite competenze. Fino a puntare a trasformarsi in struttura totalmente autonoma anche finanziariamente trasformandosi in una Spa. Con una parola d’ordine buona per ogni occasione: in deroga. Il sogno di Berlusconi (fare senza intralci di leggi, regole, stampa e opinione pubblica) trasferito in un unico uomo: Guido Bertolaso.

Era evidente che l’aumento straordinario di competenze e funzioni della protezione civile e di Bertolaso fosse indirizzato a creare una struttura che potesse gestire la fortissime opposizione da parte dei governi e delle popolazioni locali nella reintroduzione nel nostro paese del nucleare. Chi altri, infatti, potrà gestire uno dei più esplosivi conflitti politici e sociali degli ultimi decenni?


Ora le sue dimissioni, prontamente respinte dal premier. Perché Bertolaso è il simbolo del presunto efficientismo del governo Berlusconi. Quello che risolve l’emergenza rifiuti in Campania e che affronta il terremoto in Abruzzo. Insomma, l’uomo “presentabile” di un governo impegnato a vivacchiare fra la crisi economica e lo scontro sulla giustizia. Non si può perdere un uomo così, anche se indagato e non solo per il caso G8 de La Maddalena. Perché ci sono altre inchieste che lo sfiorano, come quella sulla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania.
L’ideologia dell’emergenza, quindi, sembra arrivare al capolinea. Nonostante fosse evidente la sua inefficacia occultata dalla capacità mediatica di questo governo di coprire ogni cosa. A partire dalla ricostruzione a L’Aquila, fino ai mega alberghi e ai centri congressi abbandonati e già fatiscenti de La Maddalena. E ancora come potremmo scordarci dell’emergenza tuttora in atto in Campania, nonostante gli innumerevoli annunci pubblici che sbandieravano come tutto fosse tornato alla normalità. Grazie a Guido, commissario alla qualunque cosa, tutto sembrava risolversi d’incanto, ma solo nei resoconti di Bruno Vespa.

La sensazione è che l’uomo abbia confidato troppo in se stesso
. E che abbia riposto troppa fiducia in quella “carta bianca” che poi neanche il suo riferimento, Berlusconi, gli ha mai dato fino in fondo. Travolto dal narcisismo? Forse. È certo che nell’ultimo mese, dopo la sua clamorosa gaffe con la Clinton sui soccorsi ad Haiti, la sua ascesa, contestata, a ministro e le prime notizie che arrivavano dalla Sardegna, l’immagine pubblica di Bertolaso ha iniziato a traballare. Ora le perquisizioni e l’inchiesta. E l’ultima illusione mediatica del governo del fare che si dissolve.

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