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La finanziaria di tutti, i dati OCSE e una giustizia sociale da costruire

Si cerca di far passare Monti per un dittatore; per un rappresentate di chissà quali poteri estranei alla nostra democrazia. Mario Monti, invece, è lì solo perché gode della fiducia del Parlamento che ne deve essere approvare ogni iniziativa: il suo Governo non può essere l’estrema foglia di fico dietro cui i nostri politicanti nascondono la propria incapacità.

Mi è piaciuto tutto, domenica, del professor Monti. Mi è piaciuto il suo tono, debitamente serio, e mi è piaciuto il discorso con cui ci ha ricordato che solo nostra, della nostra comunità nazionale, è la responsabilità ultima del dissesto delle nostre finanze; che siamo stati noi italiani, considerando per decenni lo Stato come una mucca da mungere, prima ancora che votando per una lunga sequela di populisti della peggior risma, ad autorizzare che quella montagna di debiti fosse contratta in nome e per conto nostro.

Mi è piaciuto anche il ministro Fornero. Non so quanto fosse dovuta ad emozione e quanto a fatica nervosa, quella lacrima che si è lasciata scappare pronunciando la parola sacrifici, ma certo Fornero ha dato la netta impressione di comprendere appieno quanto grande fosse il dolore che stava contribuendo ad imporre a molti dei nostri cittadini meno avvantaggiati.

Dopo un ventennio di sorrisi troppo smaglianti e di battutine di pessimo umorismo, abbiamo un ministro che, con tutti i difetti che potrà avere, pare proprio una persona come noi; anzi, per usare un'espressione antica, e che ben raramente ho avuto la tentazione d'associare ad un politico, che pare proprio una gran brava persona.

Detto questo, e dopo aver ringraziato Monti per aver fatto onestamente del proprio meglio, devo anche dire che la manovra mi piace assai poco.

E', come ho già scritto quando grazie alle solite indiscrezioni ne abbiamo conosciuto le linee generali, una stangata vecchio stile, fatta di molte tasse e poco altro. Servirà a tranquillizzare i mercati, che sembrano gradirla e, nella situazione attuale, incrocio le dita perché sia approvata celermente dal Parlamento, ma non è certo il tipo di intervento che può rilanciare il paese anche solo a medio termine; di sviluppo, cavando denari dalle tasche dei consumatori, non ci si può illudere di farne.

Una brutta manovra, dunque, ma anche, ne sono certo, il massimo che Monti potesse fare. Qualcuno la definisce "figlia di nessuno"; la verità è esattamente opposta: è figlia delle pressioni e dei veti di tutte, o quasi, le forze politiche; un compromesso tra quanto il Presidente del Consiglio potrebbe aver voluto fare e quanto il Parlamento (lo stesso che era in carica un mese fa; quello pieno di pessime figure che abbiamo votato alle ultime elezioni) avrebbe voluto consentirgli di fare.

Si cerca di far passare Monti per un dittatore; per un rappresentate di chissà quali poteri estranei alla nostra democrazia. Mario Monti, invece, è lì solo perché gode della fiducia del Parlamento che ne deve approvare ogni iniziativa: il suo governo non può essere l’estrema foglia di fico dietro cui i nostri politicanti nascondono la propria incapacità.

La Lega è ormai in preda ai propri deliri, e non vale neppure la pena commentarne il comportamento: sono sicuro che l’elettorato saprà come premiarla. Gli altri partiti e non osino chiamarsi fuori, a cominciare dal Pdl , alla cui faciloneria dobbiamo in primo luogo il precipitarsi della situazione, per arrivare al Pd di quel Bersani che, ancora a giugno, riaffermava serafico il solito “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, ribadendo che “il Pd non sta pensando ad alcuna patrimoniale”.

Monti, in una situazione d’emergenza, sta facendo, insomma, tra mille condizionamenti, quel che può; inutile chiedergli altro che garantire la sopravvivenza finanziaria del paese nei prossimi difficilissimi mesi.

Quel che dovremmo fare tutti, subito, senza distinzioni tra destra e sinistra, è invece esigere dai nostri politicanti eletti di ridurre in modo significativo i propri costi e di rinunciare ai propri privilegi. E’ assolutamente inammissibile che, mentre per racimolare denaro si va a colpire chi ha pensioni di poco più di mille euro al mese, i nostri onorevoli continuino a percepire stipendi quadrupli rispetto a quelli dei loro colleghi spagnoli. E’ demenziale che un parlamentare regionale siculo porti a casa 14.000 e rotti euro al mese o che il Presidente della regione Lombardia se ne vada a spasso in elicottero.

E’ una vergogna nazionale, indice della più totale mancanza di senso della decenza, prima che di senso dello Stato, che migliaia di figuranti della politica, anche di infimo livello, dispongano di un auto blu.

Tagliare subito del 10% almeno il costo della politica ad ogni livello è il minimo che il nostro parlamento dovrebbe avere la decenza di fare. Si risparmierebbero 2 miliardi con cui adeguare le pensioni di qualche milione di italiani.

Per il resto, per incidere davvero sulla nostra società, dovremo aspettare le prossime elezioni.

L’Europa si divide tra Nord e Sud; tra paesi ricchi e paesi poveri; tra paesi socialmente equi e paesi dove regna l’ingiustizia.

Tre confini che sono quasi assolutamente coincidenti: l’equità produce ricchezza e la sperequazione genera povertà.

Il nostro paese, che già presentava un divario tra i redditi più elevati e quelli più bassi superiore a quello medio dei paesi sviluppati, negli ultimi vent’anni, a quanto rivela un rapporto OCSE pubblicato l'altroieri, è diventato ancora più iniquo; abbiamo oggi una realtà sociale quasi “sudamericana” dove, la quota di reddito nazionale complessivo detenuta dall'1% più ricco è passata dal 7 al 10%.

Non potremo sfuggire alla spirale del sottosviluppo se non sapremo costruire una società più giusta; se non restituiremo potere d’acquisto ai lavoratori e alle fasce più deboli della nostra popolazione.

Che si introduca una seria patrimoniale strutturale, si riducano gli sprechi o si facciano entrambe le cose, bisogna trovare il modo di tornare ad applicare la lezione di Henry Ford: dobbiamo, nei prossimi anni, far sì che il lavoratori italiani possano tornare a comprare quel che essi stessi producono.

Un obiettivo per cui servirà un governo politico appoggiato da una chiara maggioranza politica. Qualcosa che, per il momento, pare proprio che non ci si possa permettere.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 6 dicembre 2011 19:01
    Truman Burbank

    Spegni la TV che ti fa male.
    Giusto ad esempio di quanto sei fuori dal mondo, dici: per incidere davvero sulla nostra società, dovremo aspettare le prossime elezioni.

    Ti rendi conto che alle ultime elezioni la scelta era tra due schieramenti e invece le banche ci hanno imposto Monti? A che serve votare tra Veltroni e Berlusconi se poi arriva Monti?
    Ma il programma di Monti chi lo ha votato?

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