• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > La finanziaria? Non mi piace. Ma speriamo che l’approvino

La finanziaria? Non mi piace. Ma speriamo che l’approvino

E' contro gli immutati costi della politica, piuttosto, che dovrebbe essere rivolto il nostro disgusto.

Spero che la finanziaria sia approvata dalle camere nel più breve tempo possibile, esattamente come spero che i nostri pessimi, atroci sindacati che, arroccati nella difesa dei diritti di "pochi" garantiti, hanno permesso che si realizzasse la macelleria sociale, per usare un'espressione di moda, di questi decenni (i lavoratori italiani sono i meno pagati d'Europa, hanno orari lavorativi tra i più lunghi del mondo; evidentemente chi doveva prendersi cura dei loro interessi era occupato a fare altro), capiscano che tutto possiamo permetterci, in questo momento, tranne dare al mondo la sensazione di non essere un paese coeso.

Facciano pure i loro scioperi simbolici, di due o quattro ore, danneggiando le aziende per far dispetto a non si capisce bene chi, se non possono fare a meno di dare una veste rituale alle loro sterili e assai tardive proteste, ma si fermino lì.

Dico questo anche se la finanziaria del governo Monti mi piace poco, per le ragioni che ho già evidenziato nei miei articoli precedenti e che non sono troppo diverse da quelle espresse da quasi tutti i critici.

Mi rendo conto, però, che i costi di una sua ritardata approvazione (non voglio neppure pensare all'ipotesi che sia bocciata) sarebbero altissimi. Comprendo, per quel pochissimo che so del funzionamento dei mercati, che qualunque nostro tentennamento, mentre come comunità nazionale camminiamo sul filo del rasoio, si tradurrebbe immediatamente, nelle migliore delle ipotesi, in un aumento del costo del nostro debito; in soldi in più che, per chi non lo avesse capito, dovrebbero esser cavati dalle non più intoccabili tasche degli italiani.

Comprendo pure che, per quanto potessi aver sperato di meglio (auspico l’introduzione di una patrimoniale da quasi due anni; penso che le risorse liberate dalla riforma delle pensioni dovrebbero essere integralmente reinvestite in spesa sociale), questa finanziaria è molto prossima ad essere la migliore tra quante erano davvero possibili.

Che il Parlamento che la dovrà votare non è miracolosamente cambiato la sera in cui Silvio Berlusconi ha presentato le proprie dimissioni. Che le mezze calzette, le scilipotiche nullità, non solo dentro il PdL, che in qualche modo abbiamo eletto (la riforma della legge elettorale dovrebbe essere prioritaria per i nostri sotto-occupati Onorevoli e Senatori), sono sempre le stesse.

Il nostro paese ha uno straordinario bisogno di vera equità; la sperequazione sociale, la riduzione dei salari e delle pensioni reali, è la causa prima della contrazione del nostro mercato interno e, in ultima analisi, della nostra scarsissima crescita, nell’ultimo ventennio, nonostante la sostanziale tenuta delle esportazioni.

Cambiare questo stato di cose dovrebbe essere l’obiettivo prioritario di qualunque maggioranza politica avesse seriamente a cuore il destino dell'Italia. Una maggioranza che però è forse tale nel paese, ma certo non in Parlamento.

Inutile sperare che Monti possa fare altro che garantirci la sopravvivenza finanziaria a breve termine; se ce la farà, e non è ancora detto, toccherà poi alla politica tornare a fare il proprio mestiere. E toccherà ai cittadini italiani dimostrare, nelle urne, di avere appreso la lezione.

Quel che i partiti possono fare subito; quel che i nostro politicanti dovrebbero fare prima di tornare a guardare in faccia i cittadini, è di ridurre i costi della politica.

Sarebbe bastato tagliarli del 15% ( e sono sicuro che un parlamentare, preparato com’è, troverebbe il modo di sopravvivere anche con soli 11.900 euro il mese, come pure che, chi vuole guidare il paese, non dovrebbe avere difficoltà a guidare un’automobile) per risparmiare 3 miliardi e mezzo e consentire l’adeguamento all’inflazione anche alle pensioni d’importo maggiore dei ricchi e grassi mille euro.

E noi cittadini? Non sono un grande esperto di scioperi, manifestazioni o qualunque altra forma di lotta politica, ma ci deve pur essere un modo per imporre alla casta di rinunciare ai propri privilegi. Di sicuro, alle prossime elezioni, chi non metterà la riduzione dei costi della politica, indicando cifre e modalità, nel proprio programma, non avrà il mio voto.

E nessuno osi parlare di populismo, si tratta solo di senso della decenza.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.22) 10 dicembre 2011 15:17

    Il vero problema è che siamo in guerra, da parecchi anni, ma il problema piu’ grande è l’ignoranza di non conoscere il nemico che ci sta facendo la guerra, a tutti coloro che vogliono non dico combattere questa guerra perchè gli ultimi VERI italiani son morti sul Piave, ma almeno conoscerne le motivazioni e trovare molti perchè della situazione attuale, suggerisco la lettura illuminante di quanto segue:

    http://www.paolobarnard.info/docs/ilpiugrandecrimine2011.pdf


    La storia ci insegna che i piu’ grandi cambiamenti non si sono accorsi con le parole, bensì coi fatti.. vedi Libia, Egitto.. per citarne alcuni.. gli italiani? pecoroni come al solito.. beeeeeeEE! beeeEEE! paga e beeela!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares