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La finanza che uccide la medicina

Recentemente Draghi ha affermato che bisogna unire finanza e medicina per combattere al meglio i prossimi ed inevitabili drammi sanitari.

Ovviamente il personaggio ha una devozione talmente grande nel "Dio Denaro" da non riuscire più a cogliere alcune evidenze. Vi sono dei settori della società che non possono essere monetizzabili ovvero ridotti alla logica del profitto e questi sono in primis l'istruzione e la sanità.
 
In particolare gestire quest'ultima secondo i parametri del capitalismo finisce con l'essere deleterio proprio per l'utente finale che non è un prodotto o un oggetto, ma un essere umano.
Se si sposa la teoria di Draghi o meglio della finanza, significa che bisogna costruire di continuo una rete crescente di clienti-pazienti. Questa categoria di individui però non risponde ai requisiti tipici del mondo del capitale offerta-domanda.
Perché? Perché non è affatto scontato che tutti si ammalino di continuo e nemmeno che tutti ricorrano alla medicina ufficiale. Una persona potrebbe benissimo non avere mai bisogno di quest'ultima o soltanto di rado e/o occasionalmente. Non si può indurre la gente a star male a bacchetta.
 
Allora cosa si è inventata la finanza che opera sempre secondo la logica del massimo profitto?
Di infrangere quest'ultima frontiera facendo a pezzi la medicina, ossia asservendola del tutto alle logiche del profitto, tanto è vero che oggi molte (troppe) persone ritengono le dichiarazioni delle case farmaceutiche come se fossero dogmi scientifici.
 
La medicina invece è nata per curare i malati e non per essere un elemento di profitto di un'azienda farmaceutica che trae la sua essenza proprio nel cercare di incrementare di continuo il numero di malati in funzione dei propri interessi. La finanza ha operato in questo senso già prima della pandemia lucrando a man bassa su medicinali e anche su vaccini di dubbia efficacia, perché se fossero infallibili non potrebbero più trarne profitti.
 
Ciò è stato possibile grazie a istituzioni complici quanto interessate a questo processo e a scienziati diventati dipendenti del capitale e non più al servizio esclusivo della cura migliore da offrire al paziente.
 
Questo fenomeno è diventato ancora più evidente con la pandemia, in cui vengono denigrati scienziati indipendenti di fama mondiale, respinte pratiche molto più efficaci rispetto agli impianti genici ma meno interessanti sul piano lucrativo e osteggiate ricerche autorevoli che dimostrano gli effetti devastanti che possono avere su certi soggetti la campagna vaccinale in atto.
 
In definitiva ciò che non funziona nel teorema di Draghi è che la medicina deve curare nel migliore dei modi il paziente cercando di guarirlo, mentre gli interessi della finanza vanno esattamente dalla parte opposta.
Yvan Rettore
Questo articolo è stato pubblicato qui

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