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 Home page > Attualità > Politica > La durata del Professore e la generosità del Caimano

La durata del Professore e la generosità del Caimano

Con i suoi modi e la sua serietà, il Professore ha ogni probabilità di conquistarsi, come ha già fatto il Presidente della Repubblica, il cuore di un paese che, dopo un trentennio di politica ridotta a circo, proprio di serietà ha una voglia straordinaria.

Se accadrà, se Monti ed il suo governo, nonostante debbano prendere decisioni che potrebbero scontentare molti, si dimostreranno altra cosa rispetto ai faciloni pressappochisti, quando non peggio, che hanno retto le sorti dell'Italia fino a ieri, ben difficilmente le forze politiche oseranno staccargli la spina: c'è una tale ampia disistima nei loro confronti, sono scese talmente in basso nella considerazione dei cittadini, che la mossa, per quella che l'attuasse, potrebbe rivelarsi un vero e proprio suicidio elettorale.

Certo, come ampiamente previsto, già i Ferrara ed i Belpietro hanno avviato la campagna di delegittimazione nei confronti del nuovo Presidente del Consiglio, descritto come una specie di commissario impostoci dall’Europa e dall’avido capitalismo internazionale; certo i talebani berlusconiani stanno, non da ora, cercando di diffondere la zizzania di un antieuropeismo di circostanza e di un anticapitalismo che, da parte loro, risulta assolutamente risibile, ma ben difficilmente la maggioranza dell’elettorato italiano, vaccinato da troppe menzogne, berrà questa variante riveduta e corretta dell’Italia, grande proletaria minacciata dalle demoplutocrazie, di mussoliniana memoria.

C’è piuttosto la coscienza, in tanti elettori, che proprio simili buffoneschi atteggiamenti siano la causa prima della mancanza di credibilità del nostro paese; che anche a queste farneticazioni, oltre che ad un ventennio di riforme sempre annunciate e mai attuate, si debba la sfiducia che i mercati hanno dell’Italia.

Il professor Monti ha dunque più d’una possibilità di governare fino alla fine della legislatura e, se riuscirà nel suo difficilissimo compito, potrebbe rivelarsi una figura chiave, specie se si volesse davvero costruire un partito liberal-democratico, della nostra politica di domani. Una cosa di cui si è reso benissimo conto Silvio Berlusconi che, non a caso, pare abbia voluto avere la garanzia che Monti, completato il proprio incarico, non si candiderà alle prossime elezioni politiche.

Non voglio commentare questa posizione di Berlusconi; non voglio dire nulla sulla logica che sta dietro a questo suo ragionamento (Monti faccia pure il Presidente del Consiglio, ma poi, specie se si rivelerà capace, che sparisca nel nulla). Lascio giudicare a chi mi legge quanto amore per l’Italia sottenda.

Mi pare il caso, invece di spendere poche righe a commento del video-messaggio che, con la consueta classe, l’ex Presidente del Consiglio ha rivolto agli italiani poche ore dopo essersi dimesso.

Ho trovato ridicolo (anche se nessun commentatore mi pare lo abbia sottolineato) che abbia detto d’aver lasciato la propria carica anche per generosità.

Generosità? Ma scherziamo? Berlusconi si è dimesso perché (senza sindacare su come sia arrivato a capirlo) si è reso conto di non godere più della minima credibilità internazionale e quindi, con la propria permanenza alla Presidenza del Consiglio, di essere di danno al Paese.

Sono dimissioni che avrebbe dovuto dare mesi fa, prima che con quel sorrisetto il duo Sarkozy-Merkel testimoniasse di quale considerazione (risibile, appunto) godesse ormai tra i suoi pari. Sono le dimissioni di chi per aver fatto male il proprio lavoro in passato (e rappresentare internazionalmente l’Italia era tanta parte del suo lavoro) non può più farlo in futuro. E non potrà farlo, checché sperino i suoi tifosi, mai più: venisse miracolosamente rieletto alla soglia degli ottant’anni, dopo i penosi spettacoli che ha dato di sé non potrebbe, ad ogni modo, ripresentarsi al mondo.

Nessuna ragione di parlare di generosità, a meno che pensasse d’aver vinto, con le elezioni, il paese; che questo, al pari delle sue aziende, fosse diventato cosa sua, da gestire a piacimento.

Solo se fosse stato cosi, dovremmo ora ringraziarlo per averci generosamente restituito, prima d’averla distrutta completamente, l’Italia.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 15 novembre 2011 17:59
    Truman Burbank

    Goldman Sachs ha mandato il suo sgagnozzo per il recupero crediti. Crediti estorti a forza agli italiani con manovre truffaldine. E così continuerà il sacco dell’Italia da parte delle banche, fino alla devastazione totale.
    Nel nome di goldman Sachs.
    Finchè ci saranno ingenui o finti ingenui che crederanno alle balle degli strozzini non abbiamo speranza.

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