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La drammatica condizione delle lavoratrici straniere: tra violenza e diritti negati

Il lockdown imposto dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria ha reso particolarmente drammatica la condizione delle donne lavoratrici straniere. La denuncia arriva dall’USB Immigrati che si è fatto promotore di una campagna di regolarizzazione “che eviti a queste donne di vivere in una condizione marginale di insicurezza”. 

Il coronavirus ha fatto emergere una serie di problematiche mai affrontate o rimaste irrisolte, come quello delle lavoratrici a nero che hanno dovuto affrontare l’emergenza prive di qualunque tutela. Di questo ne abbiamo parlato con Svitlana Hryhorchuk, sindacalista dell’USB, che avevamo già intervistato quest’anno per l’iniziativa “La nostra vita all’estero”, un gruppo Whatsapp di supporto rivolto alle lavoratrici che quotidianamente offrono cure e assistenza agli anziani e ai malati nelle case degli italiani.

Bentornata su Stranieriincampania, quali sono le problematiche che stanno emergendo e che tipo di segnalazioni state ricevendo in questo periodo?

Il progetto “La nostra vita all’estero” ci ha aiutato molto perché ha aperto un mondo alle badanti che restano chiuse in casa con i loro problemi. Già prima del coronavirus c’erano state segnalazioni di violenze domestiche, suicidi e omicidi. E’ venuto fuori quel fenomeno che chiamiamo “sindrome della badante”, che si riferisce a quelle persone che si sono abituate ad essere schiave, a non uscire fuori, che hanno accettato questa vita. Questo, però, porta altri disagi come l’aumento di malattie psichiatriche. Tutta questa situazione esisteva già prima del coronavirus. Con il lockdown, come sindacato, ci siamo impegnati a portare avanti una campagna di regolarizzazione delle domestiche che lavoravano a nero. Queste si sono trovate in una situazione complicatissima, senza nessun diritto e chi non ha diritti diventa uno schiavo. Non ci dobbiamo nascondere, solo questo termine può essere utilizzato. 

Durante la pandemia cosa è successo? 

Nonostante abbiamo distribuito una guida, sono molte le badanti che non riescono a far valere i propri diritti, per esempio ad accedere ad alcuni servizi sanitari, questo già prima della pandemia. E’ vero che la Costituzione italiana riconosce a tutti l’assistenza sanitaria, ma non è così nella pratica, soprattutto per chi non ha il permesso di soggiorno. Bisogna pensare che stiamo parlando di donne che sono in Italia anche da più di dieci anni e non hanno mai fatto un controllo medico e non sanno adesso in che stato di salute sono. Pensiamo che stanno facendo molta attenzione agli anziani che rischiano particolarmente con il coronavirus, molti sono stati ricoverati e nel frattempo le badanti restano a casa senza assistenza, ci sono casi in cui le famiglie non le avvisano nemmeno se l’assistito ha contratto il virus. Cosa succede a queste donne se l’anziano muore?

I giornali non ne parlano, ma ci sono casi di donne finite a dormire sulle panchine.

Come può restare a casa chi una casa non ce l’ha?

Nella Regione Campania i dormitori sono pieni, non hanno dove andare. Abbiamo scoperto che si è creato un mercato parallelo di stranieri/caporali che affittano posti letto a 6 euro all’interno di appartamenti dove le condizioni igieniche sono precarie perché non vengono lavate, sono piene di muffa e, in alcuni casi, manca anche luce e acqua. Le persone che ci vivono sono molto fragili e non hanno i soldi per pagarli. Molte si sono trovate in queste situazioni perché dovevano restare a casa, ma una casa non ce l’avevano più. E’ stato molto complicato seguire queste situazioni. Il coronavirus è arrivato in Italia con qualche settimana di anticipo rispetto agli altri paesi, per questo molte hanno chiesto prestiti alle famiglie nel loro paese per sopravvivere qui. 

La situazione non è semplice neanche per chi lavora in regola…

Naturalmente mi concentro su queste situazioni che sono al limite, ma anche chi lavorava con contratto, anche se non è stato licenziato, si è trovato buttato fuori di casa senza stipendio. Stiamo facendo partire una serie di vertenze di lavoro, ma tanto i tribunali non stanno lavorando quindi chissà quanto dovremo aspettare. Stiamo aspettando questo reddito di emergenza per badanti e colf, ma poi bisogna vedere anche chi ne avrà diritto, considerando che molte sono residenti presso le famiglie dove lavorano. C’è il caso di una signora che ci ha scritto che non le davano il giorno di riposo settimanale, ma solo un’ora libera al giorno. Per questo motivo non riusciva neanche ad andare a richiedere la tessera sanitaria. I familiari le dicevano che non poteva uscire perché era considerato abbandono del posto di lavoro e anche quando usciva quell’ora non si poteva allontanare perché la signora anziana la guardava dalla finestra. Lei si è ribellata e adesso sono due mesi che sta fuori di casa, i familiari non l’hanno fatta rientrare perché dicono che porta il coronavirus alla nonna. Ieri ci hanno segnalato di una donna che è stata picchiata dal figlio della signora che accudiva solo perché aveva chiesto di essere pagata lo stipendio che non riceveva da due mesi. Lei comunque ha preferito non denunciare perché non aveva un altro posto dove andare. Questo è un caso di sindrome della badante perché, a tutti i costi, anche se rischia la vita, resta a lavorare in questa casa. Hanno paura di perdere lo stipendio e non hanno un posto dove andare. 

Come queste persone possono difendersi e come possono rivolgersi a voi?

Prima di tutto ricordiamo che in Italia anche chi è irregolare può denunciare, non devono avere paura. Gli irregolari possono essere fotosegnalati, ma quando vanno a denunciare possono richiedere di essere regolarizzate in base all’articolo 18 della normativa. Anche la situazione più complicata può avere un lieto fine. Per contattarci possono scriverci sul gruppo Whatsapp e poi con gli avvocati che collaborano stiamo creando anche una serie di video informativi. Per quanto riguarda la guida, abbiamo cercato di semplificare il contratto nazionale di lavoro per far capire quali diritti ha chi lavora, ma può essere utile anche per i datori di lavoro che spesso non sanno neanche che esiste. Così magari riusciamo ad avere dei risultati, ma tutto questo discorso bellissimo vale per chi è regolare. 

Infatti avete lanciato un appello per la regolarizzazione di colf e badanti?

Come sindacato abbiamo lanciato due petizioni sia per la regolarizzazione dei braccianti agricoli, sia per le badanti e colf. Sono due situazioni diverse ma meritano entrambe tutela. Solo la regolarizzazione può dare diritti a queste persone che sono invisibili. 

Le stime contano 600mila stranieri, in Italia si parla solo di quelli che vengono dal mare, ma quelli che arrivano via terra non sono mai stati presi in considerazione. Queste persone sono molte di più. Le cifre che propongono non sono veritiere, è vero che non è possibile censire gli irregolari, però è anche vero che non risulta uno studio reale degli irregolari sul territorio. E questi non hanno nessun tipo di assistenza e sono invisibili per lo Stato. Se non si troverà una regolarizzazione, sia dei braccianti che dei lavoratori domestici, stiamo ragionando per organizzare uno sciopero collettivo per cercare di tutelare i diritti degli stranieri che vivono in Italia. Il mio appello è che per bonus e regolarizzazioni il Governo faccia presto. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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