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La differenza che passa tra favore individuale e diritto collettivo

Il favore non è altro che un diritto individuale di cui, nella quotidianità, essendo in natura purtroppo disponibile in esigue quantità, si ottiene l’acquisizione attraverso una pratica che, in certi casi, e’ al limite delle regole. Questa pratica, che a volte assume la forma geometrica circolare, nel senso di colossale presa in giro, consiste nella cosi detta “pirata“, “veni a diri “ calcio nel di dietro.

Questo calcio, anche se nell’istante dell’esecuzione è indolore, determina nel soggetto ricevente effetti di natura cronica, ma anche collaterali ad altri individui. Per cui, il calciante moltiplica l’efficacia del suo gesto, in quanto lo riproduce sul calciato ed altri, a volte tanti, che di fatto non sono coinvolti nel gesto diretto della calciatura.

In relazione al diritto collettivo, essendo lo stesso poco praticato, possiamo esprimerci solo nella condizione teorica, del genere dover essere, tipicità ideale, utopia, isola che non c’è. La definizione di diritto collettivo la conosciamo tutti, la esaltiamo tutti ma non la pratichiamo. Come la differenza tra atteggiamento e comportamento, laddove l’atteggiamento e’ una risposta tendenziale di comportamento.

I fumatori conoscono il pericolo del fumo, sono coscienti delle conseguenze (atteggiamento) ma fumano (comportamento). In vero, è come percorrere una lunga e sottile linea retta, un fil di lana, che può rompersi, in qualsiasi momento ed in qualsiasi punto, e farci precipitare in un mare di me… nel quale viaggia a vele spietate, nell’attesa di soccorrere i naufraghi, “la Mafia”.

Quindi, non ci resta che chiudere con le parole di Giovanni Falcone: ” Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere.” 

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