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La cultura nello scantinato

Cosa siamo diventati e dove stiamo andando? E' un pugno nello stomaco, un'offesa all'intelligenza vedere libri imballati e portati in un magazzino a marcire. Libri che hanno fatto parte di una biblioteca importante, quella messa su da Gerardo Marotta, e portati a infracidire in compagnia dei topi.

Testi filosofici che nessuno ha voluto salvare dalla barbarie dell'ignoranza. Umanità spenta che riesce solo a premere un tasto e sorbirsi una tv spazzatura da adobbo che plasma le coscienze riducendole a paccottiglia buona solo da essere buttata. Ma a morire ci hanno mandato i libri nemici giurati del sapere, nemici di coloro avvezzi a capire e parlare un solo linguaggio: quello degli affari.

Paradossalmente la scena di quel camion che ha sfrattato i libri dalla biblioteca richiamava alla mente la scena di libri dati al rogo nel romanzo di Eco: "Il nome della Rosa". In cosa ci hanno trasformato? Siamo sicuri di essere uomini con delle emozioni, un'intelligenza viva e aperta che vuole arricchirsi tramite quegli architravi del pensiero filosofico che hanno reso grande l'umanità. Siamo poveri, c'è la crisi, è vero. Ma questa nera povertà è dovuta alla miseria di un sapere che si trincera dietro quello della tecnologia buono a farci comunicare in tempo reale con il mondo intero ma che non abbatte i muri dell'intolleranza e dell'incomprensione.

Dove crediamo di arrivare o approdare se a un certo punto prendiamo a sassate anche la luce del faro? Epoca di nuovi barbari questa che viviamo. Epoca che esprime veline, miss e pensa che la tv abbia dalla sua la verità rivelata. Periodo nel quale si mandano al macero i libri abbattendo i pilastri della conoscenza e della sapienza. I libri si dividono in due categorie: i libri per adesso e i libri per sempre. Quelli per sempre li abbiamo distrutti inesorabilmente.

(cit. John Ruskin)

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