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La crisi di governo rallenta i cantieri dell’agroalimentare

Mercoledì 13 gennaio, con le dimissioni del Ministro per le Politiche per la Famiglia Elena Bonetti, del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova e del Sottosegretario per gli Affari Esteri Ivan Scalfarotto, Italia Viva ha ritirato il proprio sostegno al premier Giuseppe Conte, aprendo formalmente la crisi di governo.

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Conferenza stampa
Conferenza stampa con Teresa Bellanova e Giuseppe Conte tra altri. Governo Italiano, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons

 Il voltafaccia politico di Matteo Renzi e del suo partito rischia di compromettere la stabilità del sistema paese, già minata dalle conseguenze della pandemia da Covid-19. La crisi di governo porta con sé inevitabili rallentamenti sia ai cantieri parlamentari, sia alla capacità di affermare le proprie istanze a livello europeo, con conseguenze negative per la tenuta economica del Paese e per i cittadini.

In particolare, le dimissioni di Teresa Bellanova mettono ulteriormente a rischio la filiera agroalimentare italiana, già affossata dalla crisi pandemica. Una filiera di primo piano per il Paese, ribattezzata dall’ex Ministro “filiera della vita” in virtù del peso del suo indotto e dell’eccellenza riconosciuta alla qualità del Made in Italy a livello internazionale.

Il mandato di Bellanova è stato caratterizzato da un impegno concreto nei riguardi di una molteplicità di fronti: il sostegno all’impresa giovane e femminile, la semplificazione burocratica, la lotta al caporalato, le politiche contro gli sprechi alimentari. L’emergere della pandemia di Covid-19, d’altronde, ha provocato un rallentamento nella possibilità di perseguire alcuni degli obiettivi a lungo termine, imponendo l’applicazione di azioni immediate volte a garantire le esportazioni, ad agevolare l’accesso ai generi alimentari per le persone più bisognose e a proteggere settori a rischio come quello della ristorazione.

L’attuazione di politiche emergenziali non ha però impedito di raggiungere traguardi di più ampio respiro. Al di là dei lavori parlamentari, infatti, Bellanova si è distinta anche per la capacità di dialogare fruttuosamente con le istituzioni europee. Gli ultimi due anni hanno visto i ministri dell’agricoltura di tutta Europa impegnati nella ricerca di un accordo per la riforma della CAP, la Communal Agricoltural Policy, che guiderà le future politiche europee in campo agroalimentare in ottica green. L’Italia è riuscita in questo contesto a ottenere risultati importanti, come lo stanziamento di fondi a beneficio delle imprese vitivinicole e ai produttori di olio.

Non si tratta di semplici tamponamenti: sono 300 i milioni di euro dedicati al Piano Straordinario di Rigenerazione Olivicola, una conquista importante per i produttori del Mezzogiorno vessati ormai da un decennio dalla fitopatia da Xylella Fastidiosa. Un programma complesso, che va dall’espianto degli ulivi infetti alla rigenerazione del territorio, dai risarcimenti ad aziende agricole e frantoi fino ad attività di contrasto del batterio.

Bellanova, inoltre, si è fatta portavoce delle istanze italiane nel dibattito sullo standard ideale per l’etichettatura nutrizionale fronte pacco degli alimenti confezionati (la cosiddetta FOPN) in contrasto con la proposta francese di Nutri-Score, un sistema “semaforico” che demonizza grassi e zuccheri: un paradigma che rischia di mettere un freno al consumo di alimenti tipici della dieta italiana come l’olio di oliva, il salame o i formaggi stagionati, caratterizzati da un alto contenuti di grassi e da un significativo valore energetico, ma che vengono consumati abitualmente in dosaggi molto ridotti. Prima della crisi di governo, con l’appoggio di Coldiretti e di diversi paesi dell’Unione, Teresa Bellanova si era quindi battuta contro l’ipotesi di diffondere un sistema di etichettatura ispirato a Nutri-Score in tutta l’Unione Europea, promuovendo invece la proposta italiana del modello Nutrinform Battery: un sistema che tiene in considerazione la porzione effettiva dei nutrienti, permettendo ai singoli consumatori di decidere con cognizione di causa come bilanciare la propria alimentazione. Una soluzione, quindi, in grado di salvaguardare sia gli interessi della filiera produttiva che le diverse culture alimentari che convivono all’interno dell’Unione. L’istanza è rilevante al punto da superare le barriere di partito: lo scorso febbraio l’europarlamentare Luisa Regimenti ha affiancato Bellanova presentando un’interrogazione per esprimere il proprio dissenso nei confronti di Nutri-Score. Accogliendo queste pressioni, la Commissione Europea aveva già dato il via libera all’introduzione di Nutrinform Battery su base volontaria in Italia: un’alternativa alla proposta francese che potrebbe fare da modello per un’etichettatura condivisa e efficace a livello europeo.

 

La recente crisi di governo, quindi, interrompe bruscamente un percorso politico che stava raggiungendo importanti obiettivi, pur con le naturali difficoltà dovute alle contingenze storiche. Nell’attesa che venga riassegnata la poltrona italiana del Ministero delle Politiche Agricole, però, gli stakeholder italiani dell’agroalimentare, da Altroconsumo a Carni Sostenibili, possono approfittare di un’importante opportunità che rischia di passare sotto silenzio. L’Unione Europea ha infatti messo a disposizione un prezioso strumento per permettere a tutti i cittadini europei di esprimere la propria opinione sulla questione dell’etichettatura: si tratta della possibilità di inviare feedback scritti riguardo alle attuali proposte per offrire nuovi input e direzionare eventuali modifiche. È possibile aderire all’iniziativa entro il 3 febbraio: tutti i commenti verranno riportati in una pagina dedicata sul sito della Commissione.

 

In questo momento di instabilità politica, il governo sarà impegnato ad arginare le conseguenze delle proprie debolezze strutturali, rischiando di perdere di vista questioni urgenti e importanti come la battaglia per un’etichettatura equa. Per assicurare la tenuta della filiera agroalimentare, i cittadini italiani hanno l’occasione di comunicare direttamente i propri commenti e punti di vista sull’argomento: un’opportunità da non perdere per far sentire la propria voce anche in assenza di un referente politico.

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