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 Home page > Tribuna Libera > La civiltà giuridica di Facebook

La civiltà giuridica di Facebook

Da giorni un anonimo kapo mi informa: il mio account è stato bloccato perché non avrei rispettato non so quale misteriosa regola.

 
Di cosa si tratti non posso sapere, perché il guardiano delle regole non me lo dice.


Il kapo dirige un tribunale che non riconosce diritto alla difesa. Un tribunale che di fatto ignora i principi più elementari di una democrazia.
D’accordo, i kapo hanno una storia e il mio misterioso, anonimo giudice se ne sente parte. Forse ha un sogno inconfessabile e si sentirebbe più a suo agio, se potesse lavorare in una baracca di ebrei, ma le aspirazioni non sono un reato.

Poiché pare che i kapo pensino di essere il meglio in fatto di furbizia, il nostro eroe o – perché no? la nostra eroina – ha piazzato sulla mia pagina un capolavoro di astuzia. Mi dice che sono bloccato fino alla data di domani alle 10. E poiché domani alle 10 è una via di mezzo tra una data e un orario, ma non corrisponde a nulla di identificabile sul calendario, il messaggio è di fatto la comunicazione di una condanna a vita.
Qualcosa che il fondatore di Facebook probabilmente ignora e della quale, sono certo, informato, si vergognerebbe.

Poiché non sa nulla e io sono bloccato e questa mia riflessione pacata e civile è condannata a raggiungere pochi lettori. Posso chiedervi di condividerla e farla circolare? Certo, se vi accostate a Facebook, rischiate di essere bloccati con me. Però, scusate, per frequentare questa palude virtuale, siete davvero disposti a piegarvi a chi sogna di lavorare in un campo nazista?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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