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La breve storia segreta dell’Impero Americano

“La storia segreta dell’impero americano. Corruttori, sciacalli e sicari dell’economia” è l’incredibile libro dell’avventuriero economico John Perkins (www.minumfax.com, settembre 2007).

John Perkins (www.johnperkins.org) è il famoso autore del bestseller internazionale “Confessioni di un sicario dell’economia” che grazie alla sua esperienza di consulente economico americano ha vissuto tutte le fasi della trasformazione del capitalismo liberale nel capitalismo da killer seriale.

Negli anni Cinquanta e Sessanta gli Stati Uniti contrassero debiti sui mercati esteri per finanziare il crescente consumismo, le guerre di Corea e del Vietnam… Quando gli uomini d’affari stranieri tentarono di riscuotere dagli Stati Uniti i loro crediti sotto forma di beni e servizi, scoprirono che l’inflazione aveva ridotto il valore dei loro dollari, insomma avevano pagato una tassa indiretta”. La storia fondamentale dell’ultimo sistema di economia mondiale inizia quindi “il 15 agosto 1971 quando l’amministrazione Nixon rifiutò e abbandonò del tutto il regime aureo. Washington si diede da fare per convincere il mondo ad accettare il dollaro come moneta di scambio. Con l’affare riciclaggio di denaro saudita (SAMA), che contribuì ad architettare nei prima anni settanta, la casa reale saudita s’impegnò a vendere petrolio soltanto in dollari statunitensi” (p. 18), ancorando così i diritti di signoraggio del dollaro al valore del petrolio. Infatti i sauditi controllano l’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di Petrolio) e il mercato petrolifero che garantisce il dollaro come moneta di scambio internazionale. Inoltre la famiglia Saud si impegnò a investire in titoli di stato americani, a dar lavoro a imprese americane e a contenere i prezzi del petrolio in cambio dell’alleanza americana a mantenere inalterato il grande potere della famiglia proprietaria dell’Arabia Saudita. La tassazione indiretta del signoraggio del dollaro potrebbe quindi essere messa in crisi dall’aumento del contributo petrolifero di paesi come la Russia, il Venezuela, il Brasile e la Cina (che controlla indirettamente l’attività petrolifera di molti paesi africani).

Inoltre l’Impero Americano è in realtà gestito da un piccolo numero di persone che controllano i media e finanziano le campagne elettorali dei due schieramenti: sono funzionari o consulenti che fanno avanti e indietro dalle “porte girevoli” della burocrazia economica e politica statunitense a prescindere dal governo repubblicano e democratico in carica. Perciò non sono soggetti a volontà popolare e il loro mandato non è limitato per legge (p. 19). Nasce così la “Corporatocrazia” e può succedere che gran parte di un esercito nazionale come quello indonesiano può essere comprato dalle corporation straniere che finiscono per possedere le materie prime e l’esercito di una nazione (p. 73). Anche l’economista Joseph E. Stiglitz che ha lavorato alla Banca Mondiale è un pentito del fondamentalismo della Globalizzazione: applicare la stessa ricetta per tutte le nazioni è una semplificazione che riduce il lavoro e favorisce i guadagni di consulenti e burocrati, che però causa danni a volte irreparabili alle diverse economie (La globalizzazione e i suoi oppositori, 2002). Inoltre Washington usa “l’indebitamento nazionale ed estero di altri paesi come un’arma per costringere i loro governi a cedere alle richieste della Corporatocrazia, pena la bancarotta, sanzioni economiche o severe “condizionalità” imposte dall’FMI (Fondo Monetario Internazionale); eppure gli Stati Uniti sono la più grande nazione debitrice del mondo” (Perkins, p. 344).

Tra i vari racconti presenti nel libro ce ne sono alcuni interessanti riguardanti le popolazioni indigene del pianeta. Ad esempio c’è un mito della popolazione dei Shuar dell’Amazzonia che racconta di come sono diventati cacciatori di teste: erano scesi in guerra poiché la popolazione umana era cresciuta in maniera incontrollata e aveva messo in pericolo molte forme di vita (Dio gli avrebbe ordinato “di diserbare il tuo stesso giardino”, cioè di eliminare altri uomini). Oppure pensiamo a ciò che ha detto Pepe Jamarillo (indios del Guatemala): “Il mondo diventa quello che sogni. La tua gente ha sognato enormi fabbriche, edifici imponenti, tante auto quante sono le gocce di pioggia in questo fiume. Ora cominciate a capire che il vostro sogno è un incubo… Basta cambiare il sogno… Non dovete far altro che piantare un seme diverso, insegnare ai vostri figli a sognare sogni nuovi”. C’è anche questo pensiero di un membro di una tribù himalaiana del Tibet: “Guardi oggi. Tutto è governato dagli uomini. Una volta vivevo in città e ho provato il buddismo, ma ho visto che tutti gli incarichi importanti erano ricoperti da uomini, proprio come al governo. Un tempo le donne ci tenevano sotto controllo. Noi uomini siamo capaci di scatenarci quando cacciamo o abbattiamo foreste o roba del genere. Una volta le donne ci dicevano quando avevamo fatto abbastanza” (vecchio saggio, p. 88). Del resto molti studi dimostrano che nelle società dove le donne godono di uno status elevato e sono molte rappresentate nei governi come in Nord Europa, la qualità generale della vita e dell’economia di una nazione è molto più alta (Riane Eisler, The Real Wealth of Nations). Interessanti anche le parole rivolte all’autore dal Dalai Lama: “Non diventate buddisti. Il mondo non ha bisogno di più buddisti. Praticate la compassione. Il mondo ha bisogno di più compassione” (p. 83). Infine riporto la “visione” di una donna sciamano delle Ande: “Il mondo non ha bisogno di essere salvato. Il mondo non è in pericolo. Siamo noi a esserlo. Noi uomini. Se non cambiamo modo di fare, la Madre Terra ci scuoterà via come mosche”.

Comunque molti paesi stanno uscendo dai vincoli americani: in America Latina ben l’ottanta per cento delle nazioni ha deciso democraticamente per presidenti contrari alla Corporatocrazia, che in passato e forse tuttora utilizza metodi di lotta a 360 gradi: le donne, l’alcool e la droga vengono utilizzati già nelle università per inguaiare e tenere sotto ricatto anche i leader dei movimenti più radicali e antiglobalizzazione. Speriamo che l’Occidente non ripeta l’errore delle Crociate quando l’alta aristocrazia di un’Europa piena di conflitti, sovrappopolata e colpita dalla peste “decise” di dirottare la rabbia incalzante nella conquista di nuove terre in Medio Oriente.

Dunque il principale problema moderno è che le Corporation sono riuscite ad acquisire i diritti delle persone fisiche, ma non rispettano quasi nessun dovere. “Anzi, hanno la licenza di rubare. Rapinano i poveri e le generazioni future per arricchire i benestanti” (Perkins, p. 324). Perciò è meglio ricordarsi di lottare sempre per i propri diritti e le proprie convinzioni, perché la penna può essere più potente della spada e anche i potenti sono essere umani: “il loro cuore si spezza, come il vostro e il mio. Sanguinano. Possono essere convinti, o abbattuti” (Jack Woodbury, p. 374). 

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