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La banalità del male leghista e il rifiuto di rendere omaggio a quattro bimbi morti

Alla richiesta di alzarsi in piedi e osservare un minuto di silenzio in memoria dei bambini Rom arsi vivi nell’incendio delle loro baracche, il consigliere regionale lombardo della Lega Nord Cesare Bossetti, amministatore di Radio Padania, se n’è rimasto seduto. Dice che doveva finire di leggere il giornale.

Bisogna capire, una volta per tutte, che leghismo e berlusconismo sono il volto nuovo del peggior populismo europeo: di quello che è già divampato sul continente con il nome di  nazi-fascismo.

Quel trattino, che collega due termini non certo omogenei per farne uno nuovo, indica che comunque vi furono tra quei due movimenti, nazismo e fascismo, abbastanza similitudini da poterli trattare, per molti versi, come uno solo.

La fede nel Capo, carismatico e visionario, era comune a nazisti e fascisti esattamente come lo è tra berlusconiani e leghisti.

Le stesse similitudini si possono tracciare per gli altri caratteri che collegano belusconiani e leghisti tra di loro ed ai loro maledetti progenitori.

In comune, innanzitutto, vi è la stessa insofferenza per la democrazia, le sue regole, e per qualunque potere che non sia quello dell'esecutivo incarnato dal capo. Un esecutivo tanto dil.atato da prendere il posto del legislativo - le parole del fhuerer hanno valore di legge - e da ergersi sopra al potere giudiziario; da crearne uno parallelo - i tribunali speciali - asservito ai propri scopi.

Vanno contestualizzate, per usare un verbo di moda, queste osservazioni: è evidente che nell'Europa di oggi, per essere considerato legittimo, un governo debba salvaguardare le forme democratiche, ma a questo e solo a questo, a una questione di forma, si riduce il valore che berlusconiani e leghisti attribuiscono alla democrazia liberale.

Di più ancora: sia Berlusconi che Bossi hanno cercato di far passare l'idea che esista una "costituzione reale", patto di coesione del popolo "reale" che in loro si riconosce, diversa da quella lasciataci dai Padri della Repubblica, dipinta come un'artificosa costruzione intellettuale, per di più influenzata dalle potenze vincitrici; una Costituzione avente puro valore formale, per l'appunto, e di cui non si dovrebbe tener troppo conto in attesa, quanto prima, di cambiarla fino a renderla irriconoscibile.

Il rapporto con l'estero dei moderni populismi è, poi, assolutamente identico a quello dei vecchi.

L’estero, inteso come esterno, è il palcoscenico, soprattutto per Berlusconi, delle relazioni internazionali, dei congressi e dei trattati, in cui ottenere riconoscimenti e successi - reali o meno - ad uso della propaganda domestica nel più mussolinia.no dei modi.

L’estero, inteso come differente, diverso, è, invece, ora modello da seguire sulla strada della modernizzazione - pensate a Bossi e alle sue idee sul federalismo, ma anche ai continui esempi americani, francesi e tedeschi che Berlusconi ed i suoi usa.no per sostenere le proprie tesi - e ora, sempre più spesso, ambiente ostile dove le virtù del Capo non sono comprese o, addirittura, proprio perché sono capite, vengono sminuite dagli stranieri nemici ed invidiosi.

Stranieri, diversi, asociali, specie quelli presenti dentro i confini nazionali: nemici dei Capi di allora, e dei loro sostenitori, quanto dei capi di oggi.

Non c’è nulla di più gratificante per un popolo che sentirsi indicare come depositario di tutte le virtù, come fa Bossi con i “padani”, e niente di più assolutorio che vedersi indicare negli altri i responsabili dei propri problemi.

Zingari ed extracomunitari in genere sono per il leghisti quel che erano i non ariani per i nazisti: mali da sradicare dal - o da limitare nello sviluppo nel - corpo della società; comunità che riconoscono altri valori, altri poteri, oltre a quelli del regime. Il cinese di oggi come l’ebreo di ieri è visto e descritto come un profittatore, un parassita; la causa prima di tutti, o quasi, i problemi che la vita d’ogni giorno ci presenta.

Una Padania senza immigrati, zingari e meridionali, insomma, sarebbe un paradiso.

Questo discorso, quasi punto per punto, lo si potrebbe ripetere per Berlusconi e il suo rapporto con gli oppositori politici, tutti indistintamente raccolti sotto l’etichetta di comunisti. Sono i comunisti che non gli permettono di trasformare il paese come vorrebbe; che non gli consentono di fare dell’italia un nuovo eldorado. Sono antropologicamente diversi - lo dice dei magistrati, a dire il vero; gli oppositori si limita definirli cog.lioni - mossi solo dall’invidia oltre che dall’odio ideologico e, si torna a quanto detto poco sopra, in combutta con le potenze straniere nemiche dell’Italia.

Berlusconiani e leghisti, insomma, esattamente come i nazi-fascisti, operano una riduzione al minimo del dibattito politico; dividono la società e più in generale il mondo in un noi ed un loro. Al noi, di cui il capo, prima d’ogni altra cosa, è elemento identitario, totem, tutto è dovuto; al loro, che in un modo o nell’altro nel capo non si riconosce, invece non spetta proprio nulla. A partire dal rispetto.

Non c’è quindi nulla di sorprendente nel rifiuto del parlamentare regionali leghista di alzarsi per rendere omaggio a dei bambini zingari morti; è un comportamento perfettamente in linea con quello che i dirigenti di quel partito vanno predicando, da decenni, a chi li voglia stare ad ascoltare.

E’ l’ennesima dimostrazione che il leghismo, come il berlusconismo, non è un normale movimento politico; non è un normale avversario da combattere con gli schemi mentali della vecchia politica.

Berlusconismo e leghismo sono due cancri della democrazia e come tali vanno curati.

Sbagliatissimo, come è stato fatto in passato, cercare di metabolizzarli; altrettanto sbagliato scendere al loro livello, o ancor più in basso, ricorrendo ad armi diverse da quelle previste dalla costituzione per combatterli.

Sono loro stessi, nel loro definirci tutti assieme altro, a suggerirci che fare.

Oggi e per il prossimo futuro dobbiamo considerarci, tutti noi che non ci riconosciamo nei capi e nei loro deliri, parte di uno stesso fronte comune.

L’essere contro, quando si hanno di fronte simili avversari, è ora, esattamente come lo fu per i nostri padri fino alla sconfitta definitiva del nazi-fascismo, sufficiente a darci un’identità; a qualificarci prima d’ogni altra considerazione.

Chiunque non la pensi in questo modo ritiene il berlusconismo ed il leghismo normali, potabili, accettabili.

 E’ stolto, complice o tutte e due le cose.

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