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La Spagna sfoggia il nuovo governo. Tecnico

In Spagna si è insediato il nuovo governo tecnico uscito dalle urne, composto da uomini e donne (poche) in lista d'attesa per il potere da otto anni, come lo è stato l'attuale Presidente del Consiglio, Mariano Rajoy.

Una vice-presidente tutta da scoprire dal punto di vista politico (Soraya Sáenz de Santamaría), un Ministro dell'Economia apertissimamente liberale, con un passato da Lehman Brothers e in forte odore di conflitto di interessi (Luis de Guindos, uomo di Rodrigo Rato, ex presidente del FMI. Consigliere delle potenti imprese Endesa e Logista, del gruppo editoriale de "El Mundo" e della banca Mare Nostrum. Un profilo che promette grosse emozioni).
 
Per il resto troppi volti da tempo noti, molto zampino di fedelissimi di Aznar, molti entusiasti delle privatizzazioni, molti professionisti di come far salire alle stelle il debito pubblico (ne è un esempio il sindaco di Madrid, Alberto Ruíz Gallardón, ora Ministro di Giustizia). Poche differenze insomma, sulla carta, rispetto al governo Monti imposto da un colpo di mano di Napolitano con la complicità del nucleo duro dell'Europa e l'incalzare dei mercati. 

Dalla Moncloa, un programma di governo finora solo vagamente accennato, sconosciuto ai cittadini ma di cui Angela Merkel deve conoscere da tempo ogni dettaglio, giacché è stata la prima ad incitare Rajoy a compiere quanto prima il suo prodigioso disegno di futuro.

Sarà interessante vedere in che modo coloro che furono i paladini della bolla immobiliare sapranno rilanciare l'economia, cancellare la disoccupazione, riordinare il sistema bancario e, soprattutto, riuscirci mantenendo intatto lo stato sociale. Il pareggio del bilancio inserito nella Costituzione questi signori lo votarono con entusiasmo la scorsa estate, quando stavano all'opposizione; ora tocca assumersene la responsabilità.

(di Monica Bedana)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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