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La Smart nation di Matteo Renzi

Nella sua visita in Israele, durante una conferenza stampa congiunta col capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu, il nostro premier ha dichiarato: "Dobbiamo investire con maggiore impegno nelle startup. Dobbiamo diventare una smart nation, in grado di usare la grande storia per dare opportunità alle nuove generazioni". 

Con il suo inglese molto migliorato seppure semicoperto dal costante sibilo fischiettante prodotto dalla sua dentatura, oggetto di satira puntuale da parte di Maurizio Crozza, Renzi ci delizia con le sue continue inventive dialettiche, con i suoi annunci roboanti e con le sue rappresentazioni immaginifiche di un futuro prossimo migliore.

Entro il 2018, anno che lui stesso si è dato per la fine della sua legislatura, il miracolo sarà compiuto. L'Italia sarà stata rivoltata come un calzino, la rottamazione compiuta e diventeremo la locomotiva economica dell'Europa e forse del mondo intero, dal momento che se uno deve sbragare è da fessi porsi dei limiti.

L'ordine perentorio di diffondere ottimismo è stato recepito da tutti i media nazionali (pubblici e privati) e ad un Gennaro Migliore, ex Rifondazione Comunista ed ex SEL, diventato PD, che detiene il picco di presenzialismo televisivo filogovernativo e che sottolinea ad ogni pié sospinto la miracolosa riduzione delle tasse operata dal governo Renzi, fa eco la Confindustria che, da una elaborazione dei dati ISTAT (centro di statistica nazionale notoriamente non in contrasto con il governante di turno) che sottolinea una ripresa dei consumi interni molto superiore alle previsioni, anche le più ottimistiche.

Ovviamente il tutto grazie alle riforme renziane e soprattutto al Jobsact. E' noto che il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi è un grande estimatore di Renzi, così come è cosa nota che è Matteo Renzi vanti di particolari apprezzamenti nel mondo economico finanziario internazionale (amico finanziatore PD Serra in primis). 

Vista la maggior padronanza della lingua inglese perché allora non abbondare in terminologie che diano subito l'impressione di un modernismo dal sapore quasi tecnologico, in fondo un conto è dire TV LED e un conto è dire SMART TV. La prima è solo uno schermo televisivo, la seconda è un centro interattivo che offre servizi evoluti. Poi se tutta l'Europa, noi e solita Grecia a parte, è già cablata in banda larga mentre noi siamo ancora alle chiacchere, chi se ne frega?

L'importante è sparare gli effetti speciali perché sono quelli che possono rivitalizzare i consensi che il premier sta rapidamente perdendo alla velocità della luce. Quel "Vi tolgo l'ICI" , famosa sparata preelettorale finale di Silvio che gli fece vincere le elezioni, diventa "Vi tolgo l'IMU (oTasi ?!) nel 2016" che, se solo spalmata sulla prima casa vale almeno 4 miliardi di euro l'anno e che tutto è tranne che una iniziativa da smart nation, essendo piuttosto un retaggio del secolo scorso.

Una smart nation detassa le imprese e le partite iva non i capitali immobiliari. Poi, siccome la situazione dei consensi e le defezioni a blocchi dal partito cominciano a creare parecchie apprensioni al nostro premier , eccovi pronto un "Abbasso tutte le tasse a partire dal 2017, in un modo che non si è mai visto (leggi epocale)", operazione che vale, secondo stime più prudenti una trentina di miliardi di euro che oltre ad altri ammenicoli come reddito minimo ecc..., porta l'impegno a non meno di una cinquantina di miliardi l'anno.

Il tutto ovviamente, secondo quanto dichiarato dal premier e confermato dal suo ministro delle Finanze Padoan, senza sforare il patto di stabilità con la UE. Tenuto conto degli impegni prossimi sull'abbassamento del debito sovrano, messo in Costituzione, stiamo parlando di 100 o 150 miliardi di euro l'anno a partire dal 2017. Un vero miracolo di moltiplicazione dei pani e dei pesci, dopo quello di duemila anni fa che ci ha regalato il mondo visionario che conosciamo.

Insomma a Renzi non bastano più le promesse di routine, tutte regolarmente disattese, vuole entrare in una dimensione trascendente, ovvero bisogna crederci solo se si ha fede in Lui. 

Uno che ci crede ed ha fede è sicuramente Dennis Verdini, ex braccio destro e mente strategica dell'ex Cavaliere Silvio Berlusconi, padre putativo del "patto del Nazareno", che sta preparandosi armi e bagagli assieme ad altri camaleonti, tra cui un certo Bondi e la sua consorte Repetti, tutti ex entusiasti fedelissimi di Silvio, a cui Bondi dedicò persino alcune delle sue strazianti (in tutti i sensi) poesie; tutti pronti, si parla di almeno una decina, a confluire nell'area renziana se non proprio nel PD.

Ad occhio e croce, se tanto mi dà tanto, per i vari Gasparri, Santanché e Capezzone è soltanto una questione di tempo. Il richiamo democristiano di Renzi è forte come quello di una idrovora e il povero Silvio è ormai una polpetta avvelenata per chi ancora crede nella sua rinascita politica.

E poi ormai, diciamocelo francamente, quello che c'era da spolpare è stato fatto, meglio quindi fiondarsi su quello "nuovo" ,che il solito tremendo Maurizio Crozza ci omaggia con un "ma vai a cagher sembri Silvio da piccolo" , che è la sintesi perfetta del renzismo.

Intanto, mentre l'evasione fiscale è in aumento così come la spesa pubblica malgrado una spending review che taglia servizi e fondi ai comuni, mentre la corruzione dilaga come non mai e la giustizia italiana è un buco nero con una magistratura che è il vero ganglio da riformare, mentre i flussi migratori ci stanno offrendo l'immagine di una totale disorganizzazione e di mancanza di controlli, mentre ecc... LUI, il nostro giovane e straripante mediaticamente premier, ci regala una prospettiva rosea di pace e di speranza con un futuro da "smart nation". 

San Matteo da Firenze. Che Dio lo benedica. 

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr

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