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La Romania, disperata, si affida all’Usl della coppia Antonescu-Ponta

È stato un vero e proprio terremoto, peraltro annunciato con largo anticipo, quello che ha caratterizzato le elezioni di domenica scorsa in Romania. Fortemente ridimensionato il populista Dan Diaconescu che non è andato al di la del 13,55.

L'alleanza Liberal-socialista, rappresentata dalla coppia Ponta-Antonescu, ha chiaramente vinto le elezioni legislative, conseguendo, sono dati ufficiali, più del 58% dei voti validamente espressi. sconfiggendo il candidato dell'alleanza Ard (Romania Dreapta) Mihai Razvan Ungureanu, espressione del Presidente della Repubblica Traian Basescu.

In realtà il 42% dei romeni che si sono presentati al voto, fortemente condizionato pure dagli agenti atmosferici esterni come neve e gelo, hanno inteso soprattutto esprimere una sostanziale sfiducia nei confronti del presidente Basescu che, durante il suo secondo mandato, ha soprattutto ricoperto di prebende e meriti assolutamente non meritati i suoi fedeli quali l'ex ministro del Turismo Elena Udrea dando vita ad un sistema fortemente corrotto. Quella contro lo schieramento di centro-destra, dunque, non è stata una rivolta ideologica dei romeni, che a pelle si schierano da quella parte, ma soprattutto una rivolta contro quel sistema profondamente corrotto attualmente rappresentato dal Presidente Basescu e dalla sua cerchia di eletti.

Ora il pallino della politica romena, comunque, passa nelle mani dell'Usl che, in Parlamento, cercherà varie alleanze al fine di assicurarsi quei tre terzi dei suoi componenti necessari per cambiare la Costituzione. L'onorevole Keleman Tudor dell'Udmr, prontamente smentito tra l'altro da Victor Ponta, ha preconizzato un tentativo di alleanza con la sua Unione popolare magiara da parte dell'Usl. Sicuramente quel sei per cento espressione dei magiari di Transilvania fa gola ai nuovi protagonisti della politica romena ma gli stessi non possono dimenticare che proprio il disimpegno della comunità magiara dei distretti del Mures, Covasna ed Harghita, permise, lo scorso luglio, a Traian Basescu di rimanere in carica nonostante l'impeachment votato dal Parlamento a maggioranza social-liberale. Ora di fronte a Victor Ponta si aprono nuove strade: se sarà lui, nonostante l'opposizione del Presidente Basescu, a guidare il nuovo governo dovrà assicurare ai romeni un futuro migliore non legato solamente alla diminuzione per legge di salari e stipendi.

Oggi lo stesso Ponta ha dichiarato di voler "attentamente studiare la via italiana al risparmio pubblico: quella tracciata da Monti per intendersi". È il segno che comunque la Romania ha voglia di approntare misure veramente europeiste per uscire dalla crisi e per accreditarsi a Bruxelles come un partner affidabile. Da parte sua il centro-destra, dopo le dimissioni da segretario dell'Usl di Cesar Preda, pare in grado di congegnare un suo riscatto puntando sulla figura del giovane Mihai Razvan Ungiueanu, già Premier nello scorso inverno, rinnovandosi ed affrancandosi dalla tutela di un sempre meno rispettato Traian Basescu. Confortante è, a proposito, il fatto che il populista Dan Diaconescu non ha superato il 15% dei voti, attestandosi sul 13,5%. Un segnale, comunque, di maturità dell'elettorato romeno che, in questo momento di grande crisi chiede, come ha preconizzato Ponta, un maggior affiatamento con Bruxelles.

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