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La PAS, sindrome di alienazione genitoriale

Quella situazione avente per oggetto la contesa dei figli in affidamento, la privazione da parte di questi di qualcosa di naturale e fisiologico, ovvero rimanere legati affettivamente ed emotivamente verso ambedue i genitori, è un tema sempre più sentito.

Spesso si assistono a scene che non vorremmo mai né vedere nel reale, né nell'immaginario e sconfinato mondo di conflittualità di genitori separati, tali scene assumono connotati colorati di noir per l'affidamento dei figli. Allora la guerra tra i coniugi nei tribunali senza esclusione di colpi si realizza tra perizie psicologiche dei figli, che diventano le vittime della conflittualità; spesso infatti questi diventano il "redde rationem" di quella guerra.
 
Alcune volte, l'affidamento fisico per uno dei due genitori, va di pari passo con un'esclusività di possesso che diventa anche mentale e non condivisibile con l'altro genitore. Un possesso esclusivo di qualcosa che non è un oggetto, ma fa parte del nostro dna.
 
La sindrome di alienazione genitoriale (PAS) vero è che non viene riconosciuta come malattia nella psichiatria infantile, ma è nota a tutti, non solo agli addetti ai lavori; essa si trasmette e s'instaura lentamente nei figli contesi da genitori separati, e consiste nella denigrazione di uno dei genitori tramite lavaggio del cervello.
 
Non sono necessari trattati di psichiatria infantile per capire che chi agisce in tale modo si sente in colpa per una rottura di un'unione matrimoniale, sia pure quando vi siano state motivazioni gravi. 
I figli in tale contesto instaurano una conflittualità, sia pur inconscia, verso il genitore denigrato, questo comporta spesso un'ipereattività, un'insoddisfazione, una carica di violenza intrinseca non mitigata dall'affetto naturale verso entrambi i genitori.
 
L'insoddisfazione affettiva dei figli diventa così la causa della privazione di un affetto.
La PAS infatti è considerata una situazione di maltrattamento del bambino che attenta alla sua incolumità psichica, fisica e affettiva: è un non riconoscimento del suo diritto a essere se stesso. 
Una violenza che va punita, una violenza sebbene talvolta sottesa ed involontaria ad un conflitto che non potrà mitigarsi. Non si può negare una sindrome, sia pur negata dalla medicina, che diventa reale in molti casi; una sindrome che spesso è nota nei tribunali minorili anche se non è riconosciuta come una malattia, ma in questo caso la malattia maggiore è dei genitori, quella possessività esclusiva, l'affetto che non deve e non può essere condiviso, gelosia sebbene naturale, ma morbosa che nuoce e che diventa fatale allo sviluppo adolescenziale.
 
La non violenza psicologica sui figli dovrebbe necessariamente essere il leitmotiv per considerare una attenta revisione di qualcosa di reale che si verifica sempre piu spesso tra genitori separati, un qualcosa di non bello che scaturisce dalla fine di un unione il cui tempo ha inesorabilmente reso reale.
 
L'amore finito tra i coniugi non deve riflettersi sui figli, musica innocente di un mondo contaminato. L'amore per i figli consiste anche nel far donare e nel permettere di donare amore all'altro genitore separato, di non farlo sentire in colpa agli occhi dei figli anche quando esiste una colpa, di non rendere appariscente né un qualcosa che lo è, né un qualcosa che non lo è.
 
Solo così quell'amore senza la possessività sarà completo interamente, un amore che deve obbligatoriamente essere condiviso anche quando non c'è più niente da condividere.

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