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La Meloni in Ucraina: "Questa terra è un pezzo della nostra casa e la difenderemo"

Questo è quello che ha pronunciato la nostra premier Giorgia Meloni a Kiev, riferendosi ovviamente all'Ucraina. E se non bastasse ha sottoscritto una intesa di reciproco soccorso estesa a 10 anni. Cosa sia questa intesa, peraltro non vincolante, non è dato di sapere, ma a lume di naso sottintende un impegno di sussistenza militare.

 Ora è del tutto evidente che questa signora, che sta vivendo in un delirio di onnipotenza, per una decisione del genere avrebbe dovuto avere prima il via libera del Parlamento. Un capo di governo, non può assumere impegni su questa materia, senza un preciso mandato parlamentare. Ma evidentemente la premier è convinta di avere i "pieni poteri", quelli che tanto piacevano a Matteo Salvini e che sono stati la premessa del suo tonfo.

Ma perché Meloni è cosi determinata nell'appoggio a Zelensky? Di sicuro ha giocato il probabile consiglio ricevuto da Mario Draghi, noto atlantista/europeista di lungo corso, all'atto del suo insediamento "se vuoi durare fai quello che dice Bruxelles e quello che vuole la NATO, ovvero Biden ". Lo dimostra il fatto che appena insediatasi Meloni ha fatto una giravolta a 180 ° rispetto a tutto quello che aveva dichiarato nel corso della sua vita politica. E cosi siamo al paradosso che i famosi "sovranisti" in realtà sono diventati il non plus ultra dell'accodamento alle decisioni esterne, a prescindere dal fatto che siano o meno in linea con gli interessi dell'Italia. Un bel cambio di paradigma. Ma questo ancora non basta a giustificare la foga di Meloni nel mostrasi più realista del re. Bisogna allora ricercare altre motivazioni, più di carattere di fondo.

La prima che mi viene in mente è la natura del regime di Zelensky. A parte l'origine del regime, che ha fatto seguito ad un colpo di stato ( MAIDAN), giova ricordare che ancora prima dell'invasione russa in Ucraina erano stati sospesi i diritti sia dell'opposizione (con relative incarcerazioni) e sia ogni parvenza di stampa libera. I nostri media ci hanno sempre riempito la testa sul fatto che l'Ucraina è una democrazia in antitesi alla autocrazia di Putin. La verità è che la presunta democrazia ucraina sta come la merda al cioccolato. E allora come può una post fascista come Meloni, che non riese a pronunciare la parola "antifascista" nemmeno sotto tortura, non provare una simpatia per un regime come quello di Zelensky. Un regime che celebra un nazista come Stefan Bandera come eroe nazionale e dove le svastiche si sprecano. 

La seconda cosa che mi viene in mente è la molla dell'anticomunismo. Ovvero quando Meloni vede il rosso non riesce a trattenere le sue pulsioni. In fondo ne ha ben donde, visto che storicamente proviene da un partito che ha visto la propria distruzione, per quanto sia negato dai nostri media, soprattutto per mano dell'armata rossa. Quindi è da capire che Meloni quando vede rosso carica come il toro nella corrida.

Ora a prescindere da queste considerazioni, personali e del tutto opinabili, quello che spaventa è la china che questo paese sta assumendo. Meloni giramondo per tutto il globo terraqueo, offre l'impressione di scappare dai problemi nostrani. Al netto dei doverosi impegni internazionali, questa frenesia indica un desiderio di accreditarsi presso le cancellerie estere. Come se ritenesse che la sua sorte politica, e forse anche il post che un giorno comunque verrà, sia garantito solo creandosi le amicizie giuste. Poi impressiona il fatto che questa signora, il cui background culturale non è certamente di primo piano, pensa di affrontare le critiche interne facendo la splendida, con recitazioni che sconfinano nel cabaret. Non so se sia per un eccesso di sicurezza o forse per la sua indole artistica di comunicatrice di indubbio valore.

La domanda da porsi semmai è come ha potuto un personaggio del genere, dopo che ci eravamo salvati da Salvini, diventare premier di un paese che fa parte del G7. Quando gli italiani se ne renderanno conto temo che sarà troppo tardi. 

Foto Governo.it

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