• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > La Locandiera di Goldoni: viaggio nelle passioni d’Occidente

La Locandiera di Goldoni: viaggio nelle passioni d’Occidente

Successo a Sassari per la piece diretta e interpretata da Elena Bucci.

 

La vita intesa come un viaggio, passeggeri di una nave (la condizione sociale) non sempre pronta a tenere i flutti del mare, agitato da venti o burrasche che si abbattono sulla navigazione. Condotta a vista e allertata dall'alternanza di ombre e tuoni, presagi di misteri o dolori.
 
La versione essenziale e giovane de La Locandiera di Carlo Goldoni, allestita a Sassari nel terzo appuntamento della stagione di prosa invernale (20 e 21 gennaio) è stato uno spettacolo bello e intenso.
La giovane regista e protagonista Elena Bucci (nei panni di Mirandolina) offre una visione antica della donna, straordinariamente proiettata nel ruolo contemporaneo, combattuto nella perenne competizione fra raziocinio e sentimento, autonomia e compromesso, cuore e pancia. 
 
La scenografia è risolta nelle luci di Maurizio Viani, che ruotano intorno ad una tavola imbandita, idea base della locanda. Luogo di accoglienza a viaggiatori più o meno stanziali. Che secondo le circostanze muta in una stireria, una sala di attesa o un camera da letto. Il vento forte che aleggia saltuariamente, annienta e trasforma le aspettative di libertà e felicità dei personaggi in campo. 
 
Residui dei comici dell'arte che l'autore veneziano anticipa per una società postuma e mai desueta.
 
Così la contesa dei nobili decaduti, Il marchese di Forlipopoli ed il conte d'Albafiorita, interpretati rispettivamente dai brillanti Gaetano Colella e Maurizio Cardillo, rafforzano la presenza centrale del terzo incomodo: il misogino cavaliere di Ripafratta (superbo Marco Sgrosso).
 
Tutti rappresentanti di una presunta classe dirigente, domata e manipolata dalle grazie o dai buoni uffici ammaliatori della più popolana locandiera. Meno dotata di argomenti imbonitori, superiore e vincitrice nella gara d'amore da lei scatenata. Grazie alle antiche e sempre efficaci armi della seduzione rosa. A poco valgono le comparse di due improbabili concorrenti, le attrici che si fingono dame borghesi (brave Nicoletta Fabbri e Daniela Alfonso) e bene ricordano tinte forti dell'attualità. La scelta finale di Mirandolina, cade sul fedele servitore Fabrizio (Roberto Marinelli), promesso marito, ed è più vicina alla pancia che al cuore. 
 
L'epilogo consegna un'opera che trasuda tutte le umane complicate debolezze. La cifra goldoniana così ben recepita dalla Compagnia de Le Belle Bandiere che l'ha interpretata insieme al Teatro Stabile di Brescia, non emette giudizi finali, ne accompagna il misterioso incanto che segna la vita. 
 
L'appuntamento in platea è al prossimo 10 febbraio con un altro classico: Mandragola di Niccolò Machiavelli.
 
|center>

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares