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La Gelmini e l’assassinio della Ragione

“Nessuno mai fa il conto di quanto è costato allo Stato questo sforzo giudiziario che magari poteva essere impiegato per trovare una ragazza come Yara, di cui ancora non si hanno tracce.”

Questo è quanto. Aggiungere qualcosa alle affermazioni del Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini sembra superfluo, ma è altresì doveroso. La domanda da porsi, spontanea in chiunque abbia un po’ di buon senso e un minimo di ragione, è la seguente: Perché la Gelmini è Ministro dell’Istruzione?

Perché le sorti di tutti gli studenti e di tutti gli universitari debbano ritrovarsi nelle mani di questa donna dalle dubbie capacità governative?

Nel disastro morale e nel diffuso malcostume emerso dal caso Ruby, al netto dei risvolti penali in cui potrebbero essere implicati i vari protagonisti, un dubbio diventa assillante. In virtù di quali oscure capacità l’igienista mentale Nicole Minetti è stata eletta nel Consiglio regionale della Lombardia? E la Carfagna al Ministero delle Pari Opportunità? E, soprattutto, a ragione di quali doti tanto immense quanto evidenti la Gelmini è stata nominata Ministro dell’Istruzione?

Non traiamo conclusioni, ma siamo sicuri che questi dubbi non appartengono solo a noi.

E non si pensi che noi, quelle doti non gliele concediamo. Ma si tratta di una concessione sulla fiducia, non comprovata da fatti.

Va da sé che l’affermazione della Gelmini è un tremendo e imbarazzante autogol. Non si è resa conto di avallare così la tesi secondo cui la televisione non faccia altro che insistere in maniera ossessivo compulsiva su vicende di cronaca nera per non parlare dei problemi reali del paese. Ovvero, l’esistenza di una manovra mediatica tanto incisiva da essere sotto gli occhi di tutti e che, attraverso programmi come Pomeriggio Cinque e La vita in diretta, spulcia con una minuzia chirurgica i casi di Sarah Scazzi e di Yara Gambirasio pur di non parlare d’altro.

Ma la mancanza di argomentazioni del ministro è resa evidente dall’infelice accostamento delle vicende giudiziarie di Berlusconi con quelle della piccola Yara. Tralasciando il fatto che non è mediaticamente consigliabile e opportuno accostare di questi tempi la figura del premier a minorenni, soprattutto se si è dalla sua parte, il ragionamento sembra più una chiacchiera da bar della stazione, piuttosto che una dichiarazione di un’esponente del governo. Come a dire, perché regaliamo tanti soldi dell’otto per mille alla Chiesa, soldi che potremmo investire nella ricostruzione de L’Aquila? Oppure, perché non riduciamo i rimborsi elettorali ai partiti, la concessione delle auto blu, lo stipendio e i benefit dei parlamentari così da avere soldi per la ricerca, per la costruzione di scuole, ospedali e ferrovie? Ancora, perché non risparmiamo quella montagna di soldi spesa per invadere l’Iraq e l’Afghanistan per cercare di risolvere l’emergenza rifiuti in Campania?

Ecco, perché?

Il perché è fin troppo chiaro: se si facesse così le caste politiche ed economiche perderebbero tutti i loro privilegi.

Non pretendiamo una pubblica confessione, è evidente. Ma almeno dispensateci dall’ascoltare, a tarda sera, quando si è stanchi per una dura giornata di lavoro o di studio, le vostre pelose giustificazioni, le vostre banali prediche, le vostre stupide dichiarazioni.

Risparmiateci atroci e supplementari sofferenze. La Gelmini, con la sua riforma, ha già perpetrato l’aborto dell’istruzione universitaria. Non si sporchi le mani di sangue con l’assassinio della Ragione. Che Dio ce ne scampi.

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