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La Danimarca denuncia Schengen ma la riforma è vicina così come l’ingresso di Bulgaria e Romania

Inizia oggi il cammino a Bruxelles verso un trattato meno rigido, in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza di alcuni Stati- membri  

La riunione straordinaria europea dei Ministri degli Interni dei ventisette paesi dell’Unione europea ha ratificato il progetto, presentato dalla Commissaria europea agli affari interni Cecilia Malstroem, di riforma delle norme sulla libera circolazione degli individui, soprattutto di quelli provenienti da paesi terzi ma in possesso di un valido visto d’ingresso rilasciato dall’autorità di uno dei suoi membri, all’interno dello Spazio Schengen che comprende il territorio di ventisette Stati, e cioè ventiquattro dell’Unione europea cui si aggiungono Islanda, Norvegia e Svizzera.

La riforma che rende più elastica l’applicazione del Trattato, consentendone a Bruxelles la sospensione in via eccezionale qualora uno degli Stati membri cui è demandata la sorveglianza delle frontiere esterne non riuscisse ad evadere il compito, e rafforza i poteri dell’agenzia Frontex, trasformandola finalmente in un vero e proprio corpo pan-europeo di guardie confinarie, è stata partorita proprio mentre la Danimarca decideva di sospendere la validità del Trattato medesimo, reintroducendo, avverrà tra tre settimane circa, i controlli di polizia ai suoi confini terrestri e marittimi con Svezia e Germania. “Troppi immigrati e troppo crimine organizzato entrano nel nostro paese approfittando della mancanza di controlli alle frontiere” ha detto il Ministro delle Finanze danese Claus Hjort Frederiksen, della coalizione liberal-conservatore attualmente al governo a Copenhagen, annunciando il giro di vite.

La denuncia del trattato di Schengen è il pegno che la coalizione di centro- destra, in minoranza al Parlamento, che governa il paese di Amleto deve pagare al Partito del Popolo Danese, movimento xenofobo di estrema destra guidato da Pia Kjaersgaard, per vedere approvata la sua riforma delle pensioni senza naufragare e costringere la sovrana Margherita II^ a sciogliere il Parlamento ed indire elezioni politiche anticipate. La Commissaria Malmstroem ha preannunciato la reazione di Bruxelles a quest’indebita misura unilaterale che ha adottato il più meridionale dei paesi nordici, e che preannuncia già il no di Copenhagen ad un’eventuale futura richiesta all’Europa da parte dell’Italia di una redistribuzione dei profughi africani non rimpatriabili che quotidianamente giungono a Lampedusa, non appena i suoi collaboratori avranno terminato di studiare il nuovo provvedimento danese già notificato all’Unione.

La revisione del trattato di Schengen comunque procede anche grazie alla spinta che gli viene data dalla Francia, che insieme all’Italia nel recente vertice di Roma convenne sulla necessità di adeguare l’accordo sulla libera circolazione. Pure la Germania, sino ad ora quasi contraria ad ogni forma di revisione del Trattato, ha concesso il suo sì ed il Ministro degli Interni tedesco, Hans-Peter Friedrich oggi ha affermato che “la sua revisione, soprattutto grazie alla clausola di salvaguardia che prevede in modo più frequente rispetto ad ora la possibilità di reintrodurre i controlli di polizia alle frontiere interne dei singoli stati membri, sicuramente farà dissolvere la diffidenza che oggi molti di noi nutrono verso il prossimo ingresso nello spazio Schengen di Bulgaria e Romania, sì da favorirne una rapida adesione”. Non aveva ancora finito di parlare Friedrich che a Bucarest il Ministro olandese per gli Affari europei, Ben Knappen, sollecitava il governo romeno ad accelerare le riforme sulla giustizia in vista dell’adesione al Trattato. Alla domanda, formulata dai giornalisti del Paese neo-comunitario, sull’eventuale veto olandese ad un ingresso di Bucarest in Shenghen nel prossimo autunno, significativamente Knappen non ha risposto. Sinora aveva sempre risposto affermativamente. In realtà, come dice l’Unione europea, la Romania ha adempiuto ai suoi obblighi pre-adesione in maniera eccellente, molto più della Bulgaria per esempio il cui confine con la Turchia sino a non molto tempo fa era un vero e proprio colabrodo, ma la grande estensione delle sue frontiere, che coincidono con quelle esterne dell’Unione, con Ucraina, Moldavia e Serbia, Paesi cioè poverissimi dove molto è diffusa la criminalità, unita ad una corruzione dell’apparato statale nel Paese danubiano ancora estesa, hanno spinto alcune Nazioni dell’Europa occidentale a dichiararsi contrari all’ingresso di Bucarest nel club di Schengen. Ora con la riforma, forse, finalmente proprio l’Unione europea inizierà ad occuparsi in prima persona di immigrazione esterna ed interna verso i suoi singoli Stati membri. La bozza Malstroem ora dovrà essere definitivamente approvata dal Consiglio dei Capi dio Stato e di Governo che si terrà tra un mese sotto la presidenza ungherese.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.141) 13 maggio 2011 14:03

    Per farla breve , il trattato di Schengen finisce in malora e con lui la libera circolazione dei cittadini , in ossequio alle destre xenofobe europee . 

    L’Europa degli egoismi e dei particolarismi ,ripristina i controlli interni alle frontiere . 
    Non sarebbe stato più logico impedire l’annessione degli stati di cui non ci si fida ed un controllo comune ,ossia con una polizia comunitaria , dei confini dell’area Schengen ? 

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