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 Home page > Tribuna Libera > La Chiesa non fa politica

La Chiesa non fa politica

 
-La Messa è finita, i vescovi non hanno più sponde politiche
-De Rita (Censis): cattolici senza rappresentanza
-Paolo Flores D’Arcais: cosa chiedo a chi segue il Vangelo
-Le preoccupazioni di Ratzinger
-Famiglia Cristiana: via i mercanti dal Tempio
-Se si va al voto anticipato i cattolici puniranno Berlusconi.
 
Nelle prime pagine de “Il Fatto Quotidiano”, di ieri 26 agosto, tiene banco la questione cattolica (i cui titoli ho riportato qui sopra), e la prima sensazione che si prova (come sempre nella nostra storia dal 48 ad oggi), che il voto cattolico sia decisivo per il destino del premier e del suo governo.
 
Quando si parla genericamente di “cattolici”, si deve considerare che il 90% degli italiani si definisce tale, ma tra le comunità di base, il vero volontariato, e le gerarchie e gli integralisti affaristi di Comunione e Liberazione, vi è un abisso incolmabile, lo stesso abisso che c’è con coloro che sono presenti in politica e si definiscono cattolici, anche se le loro azioni e la loro storia personale dicono esattamente il contrario.
 
Dalla Liberazione ad oggi l’identità cattolica è molto cambiata. Se prima vi era un sistema di valori inossidabili, fortificato e compattato dalla presenza di un sistema di valori antagonista, quello laico e comunista, pian piano questa identità si sciolse, molti cattolici votarono a favore di divorzio e aborto e il rapporto con la religione divenne molto più tenue, soprattutto nella sfera affettivo-sessuale.
 
Il problema della coerenza cristiana, tra valori di riferimento e comportamenti personali, è oggi restato patrimonio di ristrettissime minoranze, quasi invisibili, al punto che in tutta la mia vita non ho mai incontrato un cattolico serio e conseguente.
 
Rivolgersi ai cattolici coerenti, come fa Flores D’Arcais, significa parlare al nulla, almeno in termini elettorali. Cattolici sono quelli che da 16 anni votano per Berlusconi, sapendo benissimo che è piduista, principe dell’intreccio tra affari e politica, divorziato, stramiliardario, corruttore, che cerca l’impunità penale distruggendo la nostra Costituzione.
 
Le gerarchie vaticane lo hanno sempre appoggiato fino al recentissimo episodio della cena a casa di Bruno Vespa con il Cardinal Bertone (Segretario di Stato Vaticano) a far da paciere tra B. e Casini per assicurare un futuro alla legislatura.
La coerenza religiosa, l’etica cristiana in Italia, sono una barzelletta. Ladri e mafiosi, sfruttatori e fabbricanti di armi, inquinatori e politicanti, si sentono a posto con la coscienza, tanto basta pentirsi e alla fine sarai perdonato.
 
Invece di appellarsi agli inesistenti cristiani autentici, la svolta sarebbe quella laica e repubblicana di far sparire qualsiasi simbolo o riferimento religioso dai partiti politici, far finire ogni ingerenza anche indiretta del Vaticano, e la religione vissuta solo nelle chiese.
 
Se nelle chiese si fabbricassero cittadini con veri principi cristiani e questa etica fosse portata nella società civile e spesa per il bene di tutti, il nostro disprezzo per la Chiesa si trasformerebbe in rispetto.
 
Oggi la teorica separazione tra Stato e Chiesa non esiste. Con l’8 per mille si sostiene una organizzazione che fa alterare, a favore delle destre, i risultati elettorali, e che se dovesse campare con il solo finanziamento dei suoi fedeli non riuscirebbe nemmeno a pagare la manutenzione delle sue chiese.
 
La politica non deve usare la religione come legittimazione e aiuto, la religione si deve astenere dal dare giudizi o aiuti alla politica e deve occuparsi solo di fabbricare cittadini migliori (attività abbandonata da molto tempo e sostituita da opere, affari, le truffe di Marcinkus, la contiguità con la banda della Magliana etc.), e cercando di bonificare al proprio interno la palude di pedofili e molestatori di bambini, proprio quelli che dovrebbero essere guida morale e spirituale.
 
In questo caso bisogna proprio dire “da che pulpito viene la predica”. Amen
 

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