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La Campania diventi un "laboratorio di speranza"

Diventare un “laboratorio di speranza”. Dovrebbe essere questo l’incipit su cui costruire il domani della Campania. 

L’attenzione mediatica calata negli ultimi mesi (o anni) sulla catastrofe ambientale della nostra terra ci si sta ritorcendo contro. A risentirne gioco forza sono aziende agricole, poli agroalimentari, artigiani. Le stesse prospettive di tanti giovani e di tante famiglie sulla costruzione del loro futuro in questo territorio vengono ogni giorno vanificate dall’incapacità nostra e dello Stato di proporre soluzioni ai problemi di inquinamento del suolo e dell’aria. Oltre all’incapacità di raccontare e promuovere anche il bello e il buono di una realtà che alle ombre sa alternare luci persino abbaglianti.

Stiamo costruendo, così, castelli di disperazione sui cuori delle persone. La crisi nell’economia e nelle aziende produce tanta, tanta voglia di scappare e di arrendersi. Invece, ora più che mai, dovremmo lanciarci in proposizioni positive, provando a programmare il futuro di questa regione, a costruire una politica industriale, urbana, turistica e ambientale, capace di delineare finalmente i margini, i profili e gli orizzonti di una regione che negli ultimi anni ha perso il suo peso industriale con un manifatturiero in crisi e ha visto il suo artigianato crollare per la contrazioni dei consumi. Una Campania che in questi giorni rischia di mettere in ginocchio addirittura l’unico settore che in qualche maniera trainava ciò che restava valido della produttività di questa fertilissima terra: il nostro agroalimentare.

È venuto, quindi, il tempo di promuovere un’ azione positiva che si rivolga ai problemi con il piglio della soluzione e non solo dell’allarmismo, una azione che parta dalla presenza dello Stato, ma senza l’assistenzialismo a prescindere, e che dunque preveda il coinvolgimento dei privati, del mondo della ricerca e dell’innovazione. Questo per creare non “momenti” di ripresa, ma continuità di sviluppo industriale e sociale, per realizzare con gli strumenti giusti quel “laboratorio di speranza” dal quale ripartire a testa alta per raccontarci nelle nostre migliori accezioni: qualità, inventiva, volontà di essere grandi. Senza più limitarci a quella vena di pietismo senza speranza che molti vogliono leggere negli occhi della nostra gente.

Altro che pietà, in noi monta la rabbia di chi vuole cambiare il mondo partendo da quella “Campania Felix” alla quale oggi più che mai sentiamo il bisogno di tornare.

 

Foto: Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Marina di Camerota, SA. (Irene Grassi/Flickr)

 
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