• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Scienza e Tecnologia > L’utopia della vacanza no-tech

L’utopia della vacanza no-tech

Noi italiani siamo un popolo di iperconnessi e smartphone dipendenti. E questa non è certo una novità.

Certo le casalinghe giapponesi ci stracciano. Sono talmente inseparabili dai loro telefoni da portarseli pure sotto la doccia, infatti in Giappone non si può vendere un telefono se non è a prova di acqua.

Ma è estate, una caldissima estate, e staccare da tutto - lavoro e tecnologia - credo sia necessario. Secondo una ricerca Regus, che ha coinvolto oltre 16 mila partecipanti in oltre 80 paesi tra cui l'Italia, il 78% dei lavoratori italiani non riuscirà a liberarsi dal lavoro durante le vacanze. Tra questi quasi la metà dei lavoratori italiani coinvolti, il 49%, dichiara che lavorerà tre ore al giorno anziché rilassarsi e il 16% anche più di tre ore.

La ricerca svela inoltre che in tanti resteranno incollati a smartphone e netbook. Un altro 14% dichiara che tra mail e chiamate finirà per lavorare. E sono proprio questi mezzi tecnologici, senza i quali ormai non possiamo vivere, i principali "mostri" da cui dobbiamo scappare. Tralasciando il discorso della net-dipendenza che sta acquistando sempre più rilievo a livello clinico (al policlinico Gemelli di Roma esiste un centro dedicato a chi soffre di dipendenza da internet), per staccare non basta più la sola intenzione di prendersi una vacanza. Chi, anche su una splendida spiaggia, non ha mai preso in mano lo smatphone o il cellulare per controllare nuove mail e messaggi, postare foto su facebook e Instagram o lanciare un tweet?

Certo, condividere le emozioni di un bel tramonto o la bontà di alcuni piatti con gli amici è sicuramente una cosa piacevole, senza considerare che tanti dei contatti sono in realtà perfetti estranei o persone che nella quotidianità salutiamo appena, ma siamo sicuri che questa mania di condivisione non tolga un pò della magia del momento? Credo che alcuni istanti debbano essere vissuti a pieni polmoni e memorizzati solo nella nostra memoria utilizzando i nostri sensi e non degli aggeggi tecnologici.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares