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L’ossessione del lavoro artistico, ossia Elegy for young lovers

L’opera di Hans Werner Henze porta in scena un mito: quello del grande artista che domina sul mondo circostante e la totale e terribile solitudine alla quale è condannato (dall’intervista al compositore pubblicata nel 1962 dal mensile d’informazione della Deutsche Oper di Berlino).

Uscendo dal teatro Malibran di Venezia dopo la recita di Elegy for Young Lovers ci sentiamo un po’ straniti, catapultati in un universo visionario denso di forti suggestioni. È perché abbiamo ascoltato musica. Faticosa, sì ma molto pensata e molto ben costruita. Opera in tre atti di Hans Werner Henze, composta su libretto originale di W.H.Auden e Chester Kallman, Elegy vede la luce sul palcoscenico del festival di Schwetzingen il 20 maggio 1961.

Henze, che conobbe nel 1953 Auden e Kallman a Ischia, chiese ai poeti un libretto per uno: ne uscì Elegy for Young lovers il cui successo crebbe fino ad entrare stabilmente nei repertori dei grandi teatri. Dopo una revisione completa dell’opera il compositore ne trasse una stesura definitiva che andò in scena il 28 ottobre 1988 proprio qui a Venezia, al teatro La Fenice, curata dallo stesso Henze.

L’allestimento proposto quest’anno al Malibran si fregia di essere vincitore del premio speciale 2005 al XXV Premio della critica musicale italiana Franco Abbiati e arriva a Venezia dalla Fondazione Teatro delle Muse di Ancona in coproduzione con la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli. L’argomento è inquietante: in una hütte, sullo scenario incombente di una lugubre montagna delle Alpi Austriache, domina la malvagia personalità del poeta Gregor Mittenhofer, lì per trarre ispirazione dalle allucinazioni deliranti della vedova Hilda Mack, da quarant’anni in attesa del ritorno del marito scomparso nella montagna mentre andava a raccogliere per lei una edelweiss quale pegno d’amore.

Attorno a loro si dipanano le esistenze di altri quattro personaggi: la giovane amante del poeta, Elizabeth; il suo medico personale con il figlio Tony e l’arcigna segretaria. Il ritrovamento del corpo del marito di Hilda riporta questa ad un certo equilibrio, mentre nel frattempo Tony ed Elizabeth si dichiarano reciproco amore. Mittenhofer capisce di aver perso ormai la giovane e, poichè Hilda è tornata in sé e la sua vena creativa necessita di una nuova spinta drammatica, proclama che la ritroverà solo in un fiore di Edelweiss colto sulla montagna. Nell’assecondarlo i due giovani andranno incontro alla morte nel mezzo di una bufera, sacrificati da Mittenhofer che, mentendo, impedisce che vengano inviati loro soccorsi. Solo in questo modo potrà intitolare “elegia” il suo poema. Hilda e il dottore partono, solo Carolina, la sua segretaria, gli resterà vicino. La vicenda si conclude in un teatro di Vienna in cui Mittenhofer legge il suo poema Elegia per giovani amanti.

Nei tre atti del libretto si riconosce chiaramente la classica sequenza drammaturgica “esposizione – peripezia – catastrofe” e purtroppo, a parere di chi scrive, la scelta di operare tagli e di risolvere l’opera in un unico atto ha reso meno evidente questa interessante sequenza ma soprattutto più faticoso l’ascolto per il pubblico: ciascun personaggio infatti è connotato musicalmente per gli strumenti adoperati e per i salti intervallari e ciò crea un’apparente inconciliabilità tra timbri diversi in una libertà compositiva assai espressiva, ma molto impegnativa.

Il poco numeroso organico orchestrale è governato dal maestro Jonathan Webb che dirige con precisione, intensità e gesto impeccabile. La compagnia di canto è di prima qualità: Gladys Rossi è Hilda Mack, Giuseppe Altomare, Gregor Mittenhofer . Completano il cast il soprano Zuzana Markovà; John Bellemer, tenore; Il soprano Olga Zhuravel (ma in partitura il ruolo è affidato a un contralto); il baritono Roberto Abbondanza e l’attore Francesco Bortolozzo che ricopre il ruolo della guida alpina. Massimo Gasparon riprende la regia di Pier Luigi Pizzi, del quale sono anche scene e costumi. Light designer Vincenzo Ramponi. I sopratitoli in italiano dello studio GR Venezia aiutano lo spettatore a comprendere l’intreccio narrativo. L’opera è stata registrata e trasmessa in differita su Rai Radio 3.

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