• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > L’omelia di monsignor Calogero La Piana alle esequie di Messina

L’omelia di monsignor Calogero La Piana alle esequie di Messina

Sabato dieci ottobre, nella cattedrale di Messina, si era appena all’offertorio, nel corso delle solenni esequie di Stato per le vittime del recente nubifragio abbattutosi sulla costa ionica, quando è accaduto un fatto del tutto inatteso: il Televideo ha mandato in onda, praticamente in diretta, sui teleschermi di tutta Italia il nucleo finale dell’omelia di monsignor Calogero La Piana, Arcivescovo di Messina.

Era semplicemente successo che monsignor La Piana aveva saputo interpretare in maniera magistrale e straordinaria, il sentire dell’intera comunità della Diocesi; una comunità che aveva applaudito ad ogni nome delle vittime, pronunciato dai parroci delle loro parrocchie di appartenenza.
 
Era partita in sordina l’omelia del Vescovo, con una lunga elencazione di saluti alle Autorità presenti o partecipanti, e così pure al Papa Benedetto XVI e ad altri illustri componenti del Clero, ai rappresentanti delle Istituzioni, sino ai tanti singoli cittadini. Poi, come per incanto, ha preso il volo; ed oggi l’informazione deve limitarsi a dargli la parola.
 
“Tante parole sono state dette in questi giorni lunghi ed interminabili. Alcune per documentare l’accaduto, la violenza dal nubifragio, le esondazioni e gli smottamenti, le frane e la collina che viene giù, le case sommerse dalla valanga di fango, la dolorosa realtà di tante vite umane spezzate, l’incertezza del loro numero, il mancato ritrovamento di alcuni corpi.
Tante altre parole abbiamo ascoltato sull’instabilità idrologica del nostro territorio, la presenza di piccoli e numerosi torrenti, la mancata opera di prevenzione, l’assenza di una manutenzione ordinaria, l’abusivismo edilizio, la mancanza cronica di fondi.
Di certo soffriamo, e non poco, per la carente gestione di un patrimonio unico e prezioso, questo nostro territorio paesaggisticamente bello ed affascinante, ricco di colori e di vegetazione, di arte e di bene di ogni genere, territorio troppo spesso però sfregiato e deturpato, incredibilmente ed insopportabilmente violentato dal peccato dell’uomo : negligenza e noncuranza, interessi privati ed egoistici, logiche perverse e speculazioni di ogni ordine e grado.
Si è parlato di tragedia annunciata, di stato di calamità, di strade sbriciolate ed impraticabili, di centri evacuati e di intere famiglie sfollate, di numerosi feriti, di danni economici ingenti e di fondi stanziati, di cordoglio nazionale, di funerali solenni o di Stato.
Si è voluto, come avviene sovente in circostanze simili, polemizzare, giudicare e condannare con sufficienza e presunzione.
Ma miei cari, ciò che non riusciamo a tollerare è il reiterato tentativo di strumentalizzare per l’ennesima volta il dramma di questa nostra terra e della sua questa nostra amata gente.
Troppe, troppe parole sono state dette, ma la parola più bella che abbiamo ascoltato è quella pronunziata attraverso gesti concreti ed eroici, parola gridata silenziosamente da numerose forze umane, dal loro faticoso e massacrante lavoro, dalla loro grande generosità ed abnegazione, dal loro coraggioso ed ammirevole impegno ; parola vera e sincera, autentico urlo di un esercito di fratelli e di sorelle, l’esercito della solidarietà.”


* * *

“A parlare oggi è soprattutto il silenzio di questi troppi nostri fratelli e sorelle, che hanno perso la vita nel tragico nubifragio.
Basterà tutto questo ? Cos’altro dobbiamo sentire ancora, cos’altro dobbiamo ancora aspettarci perché avvenga una conversione, un cambiamento di rotta ?”

* * *

“Il vostro silenzio, miei cari fratelli defunti, è il grido più eloquente di ciò che tutti noi oggi osiamo sperare richiedere e gridare ai responsabili della Cosa Pubblica : restituiteci la serenità, dateci la garanzia di un piano di sicurezza fatto di opere concrete e non di carte o di parole vuote e di circostanza, perché simili tragedie non abbiano più ad accadere”.

I destinatari delle queste parole seguivano in silenzio, allineati in prima fila lungo la navata di destra, stamani alle solenni esequie di Stato delle vittime dell’alluvione di Messina.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares