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L’ipotesi geotermica non piace. Cittadini della Val d’Orcia in rivolta

Semplici abitanti, categorie economiche, istituzioni locali, tutti insieme per una mobilitazione senza precedenti che segue alle notizie sulle concessioni per l’estrazione geotermica interessante aree paesaggistiche e produttive d’eccellenza. Costituito un Comitato intercomunale che organizza l’opposizione ai progetti e le eventuali proteste.

È la solita contraddizione che distingue da sempre le scelte legislative della Regione Toscana, una sorta di schizofrenia che porta gli amministratori regionali a mescolare il sacro col profano, la fabbrica di "fascia A" alle coste più belle, i porticcioli turistici ovunque, e contemporaneamente magnificare le valenze culturali e naturali (quelle boschive ben conservate se si eccettua la tolleranza verso pratiche di caccia contro i predatori naturali delle risorse faunistico-venatorie, anche di specie protette) in funzione di attrazione turistica.

Il che, tradotto in parole povere, significa un orientamento politico caotico ed eterodiretto anche attraverso accordi di lobby proponenti piani di sviluppo antagonisti che si dispone assurdamente di far convivere. Un’ennesima prova di questa attitudine al blob paesaggistico estemporaneo ci viene fornita dalle ultime notizie relative alle concessioni minerarie in zone inestimabili, protette dall’Unesco, ricche di produttività e dinamismo economico, vanto del made in Italy eccetera eccetera…nientepopodimeno che… quelle della Val d’Orcia!

La commissione Unesco, nel 2004, ha così giustificato l'inserimento nella sua lista del Patrimonio dell’Umanità:

La Val d'Orcia è un eccezionale esempio di come il paesaggio naturale sia stato ridisegnato nel periodo Rinascimentale per rispecchiare gli ideali di buon governo e per creare un'immagine esteticamente gradevole; il paesaggio della Val d'Orcia è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese, fiorita durante il Rinascimento. Le immagini della Val d'Orcia ed in particolar modo le riproduzioni dei suoi paesaggi, in cui si raffigura la gente vivere in armonia con la natura, sono diventate icone del Rinascimento ed hanno profondamente influenzato il modo di pensare il paesaggio negli anni futuri. 

I permessi rilasciati dalla Regione Toscana per la ricerca e l’impianto industriale in zone geologicamente idonee come questa prefigurerebbero un’evoluzione di tale paesaggio in senso negativo, sia in senso economico sia in senso di protezione ambientale. I danni individuati derivati dalla presenza di un impianto industriale geotermico riguarderebbero, oltre all’impatto ambientale e paesaggistico di cui sopra, inquinamento di falde acquifere, rischi di sismicità indotta, svalutazione immobiliare, fuga del turismo, crollo del valore aggiunto delle produzioni agricole e artigianali d’eccellenza, perdita di posti di lavoro nel terziario e nell’economia locale e soprattutto, come tragicamente dimostra la limitrofa zona amiatina già sottoposta a estrazione da decenni, l’insorgenza di una percentuale di tumori superiore alla media.

La Regione Toscana infatti ha commissionato nel 2010, tramite l'Agenzia regionale di sanità, alla fondazione Gabriele Monasterio e al CNR di Pisa uno studio epidemiologico di verifica di eventuali danni alla salute dei cittadini dal quale è emerso un +13% di mortalità maschile nei comuni dell'area geotermica amiatina rispetto alla media toscana.

In effetti, le sostanze tossiche immesse in atmosfera e nel ciclo delle acque non sono poche. I siti geotermici amiatini vengono classificati dal professor Eros Bacci (ricerca su incarico dell'ARPAT, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) come secondi al mondo per numero, quantità e qualità degli inquinanti. Rispetto, ad esempio, a Larderello, sito storico geotermico, all'Amiata siamo a circa il doppio delle sostanze inquinanti riversate nell'ambiente.

Da quando il Decreto Legislativo numero 22 dell’11 febbraio 2010 ha liberalizzato l’attività geotermoelettrica, la Toscana è stata subito sommersa dalle richieste e di queste 38 sono andate a buon fine. Le concessioni sono tutte concentrate nelle province di Grosseto, Siena e Pisa per un totale di circa 3000 kmq. In particolare, la multinazionale portoghese Gesto Energy consulting - specializzata in impianti solari, eolici, idroelettrici e geotermici – per mezzo della sua consociata Gesto Italia srl ha ottenuto 3 licenze di ricerca in Toscana, una delle quali è denominata "Montalcino" là, dove si produce il vino più famoso (nel mondo) e caro d’Italia.

Là, dove le produzioni olivicole di altissima qualità seguono a ruota. Là dove gli agriturismi non sono mai vuoti e le gite culturali da ogni dove sono frequentissime e sempre ben frequentate. La Gesto Italia srl ha individuato in Montenero d’Orcia – paese arroccato sull’omonima collina posta a cavallo tra la Val d’Orcia e le pendici del monte Amiata – il luogo “ideale” per la nascita della centrale sperimentale e sta seguendo tutto l'iter richiesto dal Ministero dello Sviluppo Economico e da quello dell'Ambiente per poter procedere con lavori, con possibilità di erigervi una centrale geotermoelettrica dalla potenza massima di 5 Megawatt.

Con il Decreto Legislativo numero 28 del 2011 infatti il Governo italiano aveva dato il via alla nascita – su tutto il territorio nazionale – di 10 centrali geotermoelettriche sperimentali a basso impatto ambientale che non superassero la potenza di 5 Megawatt. Di queste, ben 4 nascerebbero proprio in Toscana, ma questa è storia recente. L’inconguità delle scelte regionali parte da più lontano: “la Regione Toscana votava in sordina, il 14 maggio 2007, tre delibere all’unanimità per approvare i permessi di ricerca di carbon fossile su oltre 1500 km2 in Toscana, dopo che il responsabile regionale ambiente, Fabio Zita, aveva approvato, il 26 aprile 2007, i permessi con l’esenzione dalla valutazione di impatto ambientale (VIA) per i primi due anni esplorativi” (“Svendita Toscana” da Agoravox del 24 novembre 2008).

Dal passato ai giorni nostri si dimostra agente un’attitudine alla supremazia delle presunte necessità energetiche su qualsiasi altro valore economico e sulla pelle dei cittadini. Le responsabilità dell’odierna crisi vanno ricercate poi a monte, nella scelta governativa di inserire la geotermia tra le risorse energetiche strategiche sotto la sigla delle Rinnovabili (Legge 7 Agosto 2012, n.134). Scelta viziata da un errore di fondo; la geotermia non risulta assimilabile alla categoria delle energie rinnovabili perché l’estrazione di vapore e la reimmissione di componenti di derivazione chimica comporta l’esaurimento delle sacche e la destabilizzazione degli strati geologici, così come succede ovunque con le estrazioni di materiale fossile.

Ed è su questo equivoco, l’attribuzione impropria nella categoria Energie Rinnovabili, che si gioca in fin dei conti tutto il business. Secondo il presidente dalla Giunta Regionale Rossi:

Il nuovo piano energetico, recentemente approvato in giunta regionale valorizzerà molto la risorsa geotermica. Davanti all’obiettivo, di qui al 2020, di incrementare del 10% l’utilizzo di fonti rinnovabili, la geotermia svolgerà un ruolo primario. Nel nuovo piano si prevede che questo incremento dovrà essere prodotto per il 55% dalla geotermia a media entalpia. Un risultato che potrà essere ottenuto con impianti di piccole dimensioni meno invasivi per i territorio (bisogna vedere quale territorio ndr). L’uso della geotermia per la produzione energetica non può prescindere dal porsi obiettivi di carattere occupazionale e di sostegno alle attività economiche e industriali, combinando insieme ambiente, sviluppo e salvaguardia del paesaggio.

Tutto e il contrario di tutto ma i quadri del PD ci hanno ormai abituato a questa logica astrusa. Per comprendere che tipo di business ci sia dietro l’attiuale fase d’innamoramento geotermico guardiamo a chi trae i benefici economici previsti per queste iniziative industrialiste, ma prima vediamo quali sarebbero questi benefici; è prevista per i gestori degli impianti una tariffa incentivante (pagata coi soldi pubblici) di 200 Euro ogni megawatt prodotto, che a fronte dei livelli di produzione previsti (37.500) costituirebbe un ricavo annuale per la ditta appaltatrice di 7,5 milioni di Euro per 25 anni, a fronte di un investimento iniziale di circa 30 milioni.

In Toscana il partito dei Verdi è stato promotore e fiero sostenitore delle concessioni geotermiche, partecipando i suoi membri istituzionali all’elaborazione delle leggi relative e ad ogni step dell’applicazione della disciplina… salvo poi ritrovarli, gli ex amministratori, come imprenditori a capo di società per lo sfruttamento della risorsa. Strano no?

A questo proposito ecco alcuni stralci di un intervento dell’associazione Italia Nostra sul tema:

La «Tosco Geo Srl» di Stefano Boco, ex senatore dei Verdi, andato in pensione a 53 anni con un vitalizio mensile di 6.200 euro, insieme all’Associazione no profit (sic!) Gruppo Informale per la geotermia e l’Ambiente, ha presentato un progetto di ricerca geotermica (VIA) riguardante i Comuni di Santa Fiora (GR), Piancastagnaio (SI) e Abbadia San Salvatore (SI). Ne sono componenti Fabio Roggiolani, ex leader dei Verdi, oggi responsabile scientifico di SEL per la Toscana, passato dalla politica all’impresa come Presidente del Consorzio Forever, Ugo Bardi, Enrico Pandeli che ha lavorato per Enel Geotermia, Sauro Valentini ricercatore ARPAT, Giampaolo Mariannelli e Alessandro Ronconi. Si tratta, come si definiscono, di un gruppo di ambientalisti ed ecologisti...Esattamente come è avvenuto per Realacci e Legambiente, che, dalle velleità “alternative”, si sono convertiti alla realpolitik e non rifiutano posti, funzioni, crediti e sponsorizzazioni da Sorgenia di de Benedetti, dal Kyoto Club o da Acquedotto del Fiora.

Che dire di più? Nel caso del progetto che interessa aree della Val d’Orcia confinanti con Montalcino, sia i comuni che i consorzi economici privati si sono uniti ai cittadini nella vigilanza e nell’opposizione, mentre la Regione appare arroccata su posizioni opposte anche grazie ai risultati politici di cui sopra, ma altrove alcuni consigli regionali si sono uniti al “nemico”, vanificando i progetti in corso (vedi il caso dell’Umbria).

Nel frattempo chi ha una tv in casa, cioè tutta la popolazione italiana e immigrata legalmente o meno, viene ipnotizzata con un mantra che recita in continuazione formule improbabili: riforma elettorale e costituzionale, riassunta quest’ultima nel codice “Titolo V”. Che cosa sia il titolo quinto della Costituzione Italiana non molti sanno. Si tratta di una serie di articoli che regolano i rapporti legislativi tra governo centrale e istituzioni locali. Se la trasformazione delle province sembra essere l’oggetto della riforma, non possiamo dimenticare che ogni proposta di legge approvata negli ultimi anni da questi “parlamentari impropri”(secondo la corte costituzionale), contiene trabocchetti e gabole utili a questa o quella lobby e a una governabilità meno limitata da prerogative e opposizioni periferiche.

In pratica cambiare anche le procedure di diritto dei veti Regionali, Provinciali o Comunali su proposte in contrasto con il modello di sviluppo perseguito dalla zona interessata è un gioco da ragazzi per questi meri oligarchi. Pensate se la Regione Piemonte si schierasse coi No Tav! Per saperne di più

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.96) 25 febbraio 2014 19:29

    Gentile Direttore,
    non entro nel merito delle affermazioni ma trovo offensivo nei mii confronti l’accostamento fatto tra la mia attività istituzionale e la mia attività imprenditoriale, sembra che mi sia fatto le leggi e poi le abbia usate e questo è semplicemente infame affermarlo.
    Prima di tutto io mi sono OPPOSTO per anni allo sviluppo geotermcio e ho cercato di promuovere leggi che dessere alla Toscana molte più risorse dalla geotermia, ho promosso le ricerche per avere una geoetrmia non impattante e ho solo e sempre sostenuto il ciclo binario con reiniezione totale come previsto dalla legge statale del febbraio 2010. Ho sempre pensato e penso che la geoetrmia è una splendida risorsa ma che si deve riconvertire tutta al ciclobinario per divenire davvero rinnovabile. Ho contribuito poi ad associazioni e partecipo a società che lavorano e ricercano in questa direzione con l’ambizione di fare innanzi tutto il bene della mia regione e della geotermia a livello internazionale. Se questo giornale potesse ospitare un mio intervento potrei spiegare il senso di quanto affermo. Potete non essere d’accordo con me ma non vi permetterò di insisnuare anche senza risvolti legali sulla mia onestà assoluta di uomo politico. Ho rispettato le istituzioni e la verità e lottato contro i monopoli pagando spesso di persona con cause e processi tutti poi vinti e sentirmi asseverato ad un volgare speculatore mi fa rivoltare lo stomaco e mi addolora profondamente.
    Fabio Roggiolani

    • Di Guelfo Magrini (---.---.---.185) 26 febbraio 2014 09:14
      Guelfo Magrini

      Lei può sentirsi indignato dai fatti e dalle loro conseguenze, non da chi li riporta. Lei non ha smentito nulla di quanto riportato nella nota di ITALIA NOSTRA, dunque si indigni di meno e riconosca le sue responsabilità relative ai progetti che coinvolgono la Val d’Orcia.

      Cordiali saluti.

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