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L’insostenibile leggerezza dello stupro

Ci vuole leggerezza, ha detto. Leggerezza, come quella delle mongolfiere o semplicemente dei palloni gonfiati, che quando li sgonfi vanno via scorreggiando a destra e a sinistra.

Credeva, come al solito, di sdrammatizzare, ma il fatto è che associare la leggerezza allo stupro, come lui ha fatto, proprio non va, non funziona. Non si sdrammatizza lo stupro, come non si sdrammatizzano i campi di sterminio. Se si prova a farlo si sentono i ferodi stridere, i corni steccare e i gessetti urlare sulle lavagne.

Si accappona la pelle e la mente inizia a vagare cercando una risposta a tanta inconsistenza di pensiero, a tanto orror vacui, a tanta odiosa superficialità, senza riuscire a trovarli. Perchè la stupidità è infinita, il suo valore è prossimo alla enne.

A parte la forma mentis da vecchio satiro del signore in oggetto, è anche purtroppo un problema di genere.

Forse gli uomini non vengono stuprati abbastanza (e non lo dico augurandomelo, per carità) o non sono dei mostri di empatia, ma a volte hai la sensazione che proprio non si rendano conto veramente, fino in fondo, di ciò che quella violenza rappresenta per una donna, soprattutto se si parla di uno stupro di gruppo.

Quattro, cinque o più sconosciuti che compiono su di te l’atto più intimo possibile, anche se è l’ultima cosa che vorresti fare in quel momento o hai le tue cose o stai male o sei troppo piccola e non capisci nemmeno cosa ti sta succedendo. Ti portano via l’anima ridendo, lasciandoti ferite nella mente che non guariranno mai più mentre loro diranno: "che ho fatto, dopo tutto?"

Io credo che lo stupro di gruppo sia un modo per esorcizzare sulle donne per vendetta l’angoscia più grande del maschio, l’impotenza. Far provare ad un altro essere cosa significa non riuscire a muoversi, a difendersi, ad evitare che ti venga fatto del male è un atto simbolico che viene dagli abissi più cupi dell’inconscio e che nasce dalla paura.

Non so spiegarmi altrimenti come gli uomini abbiano un atteggiamento fin troppo tollerante nei confronti del fenomeno, magari chiamandolo gang bang per renderlo più appetibile o facendolo diventare "arte" in opere di ingegno. "Arancia meccanica" è un capolavoro ma solo un uomo poteva pensare di raffigurare in maniera tanto subdolamente attraente lo stupro di gruppo.

Non tutti gli uomini stuprano, ci sono anche i soldatini che si tirano indietro inorriditi, ma purtroppo nel plotone sono una minoranza.

Già, è una cosa, la violenza di gruppo, che i soldati, nelle guerre, fanno abitualmente quando conquistano finalmente il nemico. Come premio viene loro concesso di accanirsi sulle donne, tutte quelle che trovano e non c’è giovane, vecchia, brutta, storpia o bambina che tenga, caro padrone. A Nanchino, nel 1937, le truppe giapponesi d’invasione stuprarono in pochi giorni tra le 20.000 e le 80.000 donne. Senza controllare prima se i requisiti 90-60-90 venissero rispettati e se qualcuna avesse passato gli esami da velina.

Più che la solita ossessione delle belle donne, perchè lui crede di essere galante, a me ha fatto venire i brividi proprio l’associazione stupro-soldati fatta dal vecchio satiro.

Lascia stare Nanchino, che è roba per gli storici ma gli stupri etnici della Bosnia non sono poi così lontani nel ricordo.

Che a difendere le donne debbano esser proprio coloro che potenzialmente sono i più assidui stupratori collettivi, date le favorevoli circostanze, e perfino sotto il casco blu dell’ONU in missione di pace, suona come una ancor peggiore derisione. Oppure una volgarissima fantasia da pornaccio di quart’ordine.

Non è possibile che un argomento che fa star male qualunque donna solo a pensarvi ed io sto male adesso a scriverne, diventi argomento per frizzi e lazzi da parte di un vecchio comico fallito.

I miliardari non vengono stuprati abbastanza, per questo non capiscono. Mio caro padrone, domani ti stupro.

Ricordo quando vidi lo spettacolo di Franca Rame, atroce come solo le cose rivissute per catarsi sanno essere. Stetti male, un male fisico, una presa allo stomaco e un dolore profondo, seguito dalla rabbia per la successiva scoperta della valenza politica che risultò avere avuto quell’aggressione. Addirittura pianificata, secondo i riscontri delle indagini, da settori delle forze dell’ordine colluse con l’estremismo fascista. Un ennesimo stupro di guerra, fatto per fiaccare ed umiliare il "nemico".

Di fronte a drammi che devastano le donne, non parliamo mai più di leggerezza, di battute e di umorismo, non è proprio il caso. La prossima volta, Berlusconi, si contenga. O parli solo dopo essere stato stuprato.

Commenti all'articolo

  • Di mabo (---.---.---.171) 31 gennaio 2009 22:16
     
    Complimenti Lameduck
     
    Articolo indispensabile
    Vorrei fare soltanto due piccoli appunti.
     
    Stanley Kubrick credo abbia voluto Denunciare con il suo film la violenza sessuale come fece denunciando le atrocità della addestramento militare in Full metal jacket o la stupidità della guerra ne Il dottor Stranamore.
     
    Pur avendo fatto il militare, per obbligo, non mi riconosco nel maschio soldato pronto ad approfittare di una donna indifesa, e credo che molti uomini si vergognino quando sentono notizie di stupri. Personalmente ritengo, non uomini individui che fanno violenza sulle donne.
    A mio avviso l’impotenza maschile sta alla base di molti comportamenti scorretti dell’uomo e non solo nei riguardi delle donne e nell’ambito sessuale.
    Ricordo, inoltre che le truppe alleate sbarcate nell’Italia meridionale, durante la seconda guerra mondiale annoveravano tra le loro fila militari che sapevano quale fosse il rischio di perdere la vita in quei combattimenti, militari ai quali fu promessa la possibilità di approfittare di donne e bambine se avessero conquistato terreno ai tedeschi e ai fascisti.
    Chi non ha visto “La ciociara”.
    Forse sto scrivendo troppo di film e vado fuori tema.
     
    Credi che Berlusconi debba essere commentato ?
    Lo spazzino che incontro tutte le mattine(con tutto il rispetto per la categoria), credo che abbia le idee più chiare.
     
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso

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