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L’incredibile impresa di Don Justo: costruire una cattedrale con le proprie mani

MEJORADA DEL CAMPO (MADRID) - Sale e scende dai ponteggi come fosse un ragazzino. In realtà, gli anni di quel curioso anziano dal berretto rosso e il volto segnato dalle rughe, sono ben ottantacinque.

I colpi del suo martello scandiscono il ritmo di vita degli abitanti di Mejorada del Campo da quasi cinquant’anni; instancabilmente come le lancette di un orologio.

Justo Gallego Martinez è un ex monaco trappista, e la sua storia ha dell’incredibile.

Entra in convento molto giovane, ma è subito costretto ad abbandonare il monastero di Santa Maria de Huerta a causa di una tubercolosi.

Incomincia la fase piú difficile della sua vita dalla quale ne esce solo con l’aiuto della preghiera. Per ringraziare Dio decide di compiere un atto di fede fuori dal normale: costruire una cattedrale con la sola forza delle proprie mani.

Sono trascorsi ormai cinquant’anni, e Don Justo non si è ancora fermato.

Solo adesso, mentre il camino di questa piccola stanza sputa fuoco, si prende una piccola pausa per accogliere i visitatori giunti fin qui per vedere con i propri occhi l’eccezionale impresa.

É il lontano 1961 quando Justo Gallego, ribattezzato “El loco de Dios”- Il folle di Dio -, pone la prima pietra su un’area di ottomila metri quadrati alle porte di Madrid. Si mette all’opera senza avere alcun progetto architettonico che indichi come la cattedrale debba essere costruita. Don Justo dice di avere tutto nella propria testa. Mancano addirittura i permessi comunali per la costruzione che verrà dedicata a ”Nuestra Señora del Pilar, Madre de Dios”.

Tutto completamente da solo, ad eccezione di qualche aiuto da parte dei nipoti o di collaboratori volontari come Nicolas, giunto fin qui da Jaén (Andalucía) affascinato dal mito di Mejorada del Campo.

“É un mistero come abbia potuto realizzare tutto ciò senza avere alcuna conoscenza tecnica di edilizia” - mi confessa mentre percorriamo insieme le buie e strette scale a chiocciola che conducono in cima ad una delle torri. Già perché Justo non possiede altro che le nozioni base di edilizia, imparate sfogliando qualche libro.

La cattedrale è realizzata utilizzando solo materiali riciclati, che vengono trasportati a mano o con una carriola. Non ci sono gru, al loro posto cerchioni di biciclette che fungono da carrucole.

Nonostante ciò, El loco de la catedral, come lo chiamano gli abitanti di Mejorada del Campo, si è spinto fino a quaranta metri di altezza, tanto è alta la cupola.

L’unica vera ossessione è la mancanza di denaro. “Servono milioni di euro” - ripete Justo -, che non gode di alcun appoggio da parte della Chiesa Cattolica. Si finanzia solo attraverso la vendita di beni ereditati dalla famiglia e tramite donazioni. Ma tutto questo non è piú sufficiente per continuare a credere nel sogno che sfiora il confine tra fede e follia.

Uscendo da qui si incrocia calle del Arquitecto Antoni Gaudí, una via intitolata al genio catalano della Sagrada Familia, l’altra grande cattedrale-cantiere di Spagna. Sembra uno gioco del destino. Ma qui gli abitanti ci tengono a rivendicare l’autenticità dell’impresa: “Lui non è nemmeno architetto”.

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