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L’importanza del pensare

Può sembrare un'idiozia, eppure oggi, per la stragrande maggioranza dei cervelli, pensare, soprattutto se fatto criticamente ed in autonomia, pesa… travalicare uno stereotipo diventa più difficile che attraversare La Manica a nuoto.

Invero ne ho già scritto più volte di questo argomento, ma ritornarci di tanto in tanto non duole, ricordare che i padroni del vapore non ci abituano e non ci aiutano a sviluppare il pensiero critico, che anzi ne hanno terrore, non nuoce.

Non dobbiamo però rischiare di incorrere nell’errore di valutare il significato dell’azione di pensare, ragionare non deve essere semplicemente il conoscere un concetto, ragionarci e poi eventualmente se piace, adattarsi; una volta afferrato il concetto, condiviso o non condiviso che sia, dobbiamo essere in grado di elaborarlo, plasmarlo, modificarlo o semplicemente correggerlo, anche solo un pochino, in funzione delle esigenze dell’attimo vissuto. Può sembrare un ossimoro che chi parla spesso e volentieri, sponsorizzandoli, di tradizioni ed esperienze dica questo, eppure deve essere così, il mondo, comunque, ogni giorno, scrive una nuova pagina e da ciò che ci viene tramandato dobbiamo trarre anche le eventuali, obbligatorie, necessità di mutamento.

Questa però è pratica che può sembrare veramente difficile, applicabile ad una sola parte delle menti… ma il pensiero critico, secondo me, magari a diversi livelli di capacità, è alla portata di tutti.

Vanno, da parte di ognuno di noi, messe in discussione le banalità ed i luoghi comuni, i miti della società globale; vanno elaborati nuovi modelli di vita assolutamente non basati sulla crescita incondizionata del PIL e sul consumismo più sfrenato.

Pensare, sosteneva Hegel, significa soprattutto “negare ciò che ci sta immediatamente dinanzi”, dico io “liberarsene se possibile e rientrarci solo se ne riconosciamo un merito”.

La scuola dovrebbe essere la palestra del pensiero, ma già altre volte ne abbiamo scritto è purtroppo asservita, da essa viene invece forgiato, in serie, ormai solo un uomo spento, potremmo dire assuefatto ed acritico (mi si passi il termine), dalla mente piena di stereotipi e slogan, un uomo che non si spinge a vedere oltre sugli argomenti di cui la nostra mente è già stata farcita.

Non solo la scuola però è assoggettata, anche i media lo sono e anche gli intellettuali ormai, logica conseguenza di quanto scritto, scemano … temo dovremo arraggiarci autodidatticamente, sudarci lo sforzo di essere autonomi, situazione difficile da raggiungere. ma che ripaga con un profumo di soddisfazione che non ha pari.

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