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L’implosione bipartitica

L'implosione bipartitica
Lo strappo di Fini nel PDL e l’esodo di Rutelli dal Pd, hanno avviato un processo implosione nei due partiti, inevitabilmente costellato, in tempi più o meno brevi, da scissioni e raggruppamenti, alla fine dei quali, l’ipotesi più probabile è la nascita di tre coalizioni:
 
Il centro destra democratico con UDC, Fini, Rutelli, i margheritini, i radicali di Pannella;
 
il centro sinistra con il PD che farà coalizione con la SEL di Vendola, Rifondazione di Ferrero, i verdi e i radicali della Bonino;
 
la Destra radicale con Berlusconi e la Lega.
 
Ma questa è solo un’ipotesi, e solo il tempo potrà confermarla o smentirla.
 
Comunque la situazione politica è in movimento, e allora proviamo a ragionarci sopra.
 
La scissione in casa PD è già iniziata, con la fuoriuscita dal partito di Rutelli e la formazione di un proprio raggruppamento in pieno dialogo con l’UDC. Il convegno di area democratica di matrice veltroniana, con le scissioni ventilate da Franceschini e Castagnetti, con le minacce di Fioroni, ha posto le premesse per un ulteriore esodo dal partito di parte dei margheritini.
 
In questa situazione per i DS rimasti soli o con pochi di ex dc, è inevitabile l’abbraccio con la sinistra.
 
Bonino e Pannella ancorché uniti, sono separati in casa e portatori di due linee politiche diverse, formalizzate nel congresso, la prima più vicino alla destra, la seconda più vicino alla sinistra.
 
Vendola avvierà a Firenze, alla fine del mese, con Santoro e il gruppo del “Manifesto” di Norma Rangieri, il processo di costituzione di un progetto per la sinistra, in cui il peso della comunicazione si farà sentire. Santoro e Rangieri conoscono benissimo il rapporto comunicazione/politica, e appoggeranno Vendola &company, con un supporto comunicativo adeguato.
 
L’avvicinamento di Berlusconi alle tesi razziste e secessioniste della Lega, è sotto gli occhi di tutti, ed è stato denunciato anche da Fini, e cosi anche l’avvicinamento della lega alla posizioni Berlusconiane di un esecutivo autoritario.
 
Questo il quadro generale, ma soffermiamoci sul processo di formazione del centrodestra moderato.
 
Casini, nell’intervista all’Annunziata nella trasmissione in ½ ora del 9/5/2010, ha preso le distanze dalla sinistra augurandole "una buona opposizione per i prossimi trentanni”, e ha quindi avviato un riavvicinamento alla destra, ma non a quella berlusconiana, bensì a quella di finiana. L’ostacolo più ingombrante tra Fini e Casini era problema della laicità. Ma anche questo è stato superato, quando il laeder dell’UDC ha annunciato la costituzione di un partito aperto ai laici e per di più ha precisato la sua connotazione non cattolica. In questo modo ha creato i presupposti per la confluenza di Fini in un centro destra democratico, liberale. Ma Fini riafferma in maniera decisa che la sua casa è il PDL. Fino a quando? Fino a quando non si creeranno le condizioni per un suo abbandono o una sua espulsione da partito. Nel frattempo si prepara il terreno, con il preannuncio di un partito di un di centro destra moderato, ma anche con possibili convergenze in sede di voto. Se convergono le linee politiche, non è necessario al momento la confluenza nello stesso partito.
 
Basta tenere il medesimo comportamento rispetto ad alcune leggi fondamentali di prossima approvazione: i decreti attuativi del federalismo, la legge sulle intercettazioni, il Ddl anticorruzione.
 
Ma l’apertura alla Lega, a Tremonti, l’ipotesi di un governo di salute pubblica, sembrano ventilare l’ipotesi di un rientro nell’area Berlusconiana. E’ vero l’UDC è di destra, ma non di destra radicale, a differenza di Berlusconi e Lega.
 
Per il resto, se Casini ha aperto alla Lega,ha aperto nella medesima posizione di Fini:un federalismo a coesione nazionale. Lo stesso dicasi per la disponibilità a votare il disegno di legge a favore della Grecia.Un chiaro appoggio a Tremonti,ma il ministro è appoggiato pure da Fini,anche se entrambi i leaders propendono per l’avvio di azioni che,nei limiti del bilancio, facilitino la ripesa produttiva.
 
Le medesime identità di vedute si ripetono anche con riguardo al disegno di legge sulle intercettazioni e quindi alla legalità, dove entrambi denunciano un disegno persecutorio di alcuni magistrati contro Berlusconi, ma difendono la magistratura nel suo complesso.
 
La stessa ipotesi di un governo tecnico, di fronte alla possibile implosione dell’esecutivo va in questa direzione, perché è pur sempre un’ipotesi di destabilizzazione del governo Berlusconi.

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