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L’anarchia sul fiume Simeri

 

Sabbia e cemento. Sabbia e denari. Sabbia e anarchia. Sul fiume Simeri, ricadente nel territorio di Soveria Simeri, la sabbia vale oro. E non c’è ponte che tenga. Sul fiume Simeri regna l’anarchia. I soveritani ancora ricordano l’alluvione del 1973 quando i flutti minacciosi del fiume scavalcavano l’impalcato del ponte e quando i tronchi degli alberi, trascinati giù a valle dalla Sila, si precipitavano furiosamente sui piloni. Quando si spezzavano. Ma il ponte resistette. Il ponte resse l’urto. Nel mese di gennaio scorso, invece, il ponte ha cominciato a cedere. Le burrasche e le piogge sono state meno violente di 36 anni prima, tuttavia, il pilone centrale ha dato i primi segni di cedimento. Off limits per due mesi finché l’ufficio competente della Provincia non lo ha riaperto, seppure limitandone il transito ai veicoli con una larghezza inferiore ai due metri e mezzo e con un’altezza non superiore a due. I cittadini di Soveria Simeri sono stati costretti a raddoppiare la distanza per recarsi a Catanzaro. Ai piloni, quest’anno, è mancata la terra sotto i piedi. Almeno di qualche metro. 


La ditta che si aggiudicò il progetto di risanamento e di pulizia dell’alveo del fiume tra gli anni 2007 e 2008 si è fatta prendere un po’ la mano. I tubi dell’acqua del consorzio rappresentavano un limite invalicabile del letto del fiume, secondo il progetto concessionario. Nel corso dei lavori, però, è stato abbondantemente sorpassato. Sul pilone centrale, nei tempi che furono, qualcuno ci scrisse qualcosa, una cosa volgare. Ma ci riuscì proprio grazie al letto del fiume che arrivava fino a lassù. Oggi ci vorrebbe una scala. Ai piloni è mancata la terra sotto i piedi quest’anno. E c’è mancato poco che qualcuno non ci finisse sotto le macerie se l’alluvione fosse stata più violenta. 

Milioni di metri cubi di sabbia grezza. Quella che viene poi lavorata per costruire le case. Sono un bel po’ di denari, dicono quelli se ne intendono. A lato, sulla via alzaia del fiume c’è un crinale di terra. Una montagna. Non è stata madre natura a formarla. Quasi certamente è la sabbia di scarto dei lavori, a ridosso di un altro tubo dell’acqua del Consorzio che serve per irrigare i campi coltivati. Sul Simeri l’anarchia è sovrana. Più a monte è stato addirittura modificato il corso del fiume. Per centinaia di metri sono stati depositati rifiuti edilizi, molto probabilmente provenienti da lavori su tratti stradali. Lastre intere d’asfalto e di cemento che hanno spostato il flusso del torrente. Ignoti. Non si può risalire agli autori. Tuttavia è molto improbabile che siano stati dei semplici privati cittadini. Le opere sulle strade comunali e provinciali le fanno le ditte aggiudicatrici di appalti di gara ad evidenza pubblica. Il deposito autorizzato per lo smaltimento più vicino si trova a Lamezia Terme. Buttarli nel fosso del torrente ha significato un sicuro ritorno economico, di ben 80 chilometri di benzina al giorno, di operai e di spese varie. Denari. Tanti denari guadagnati che hanno, però, minato al regime e alla salubrità del fiume Simeri. Per ricostruire il Ponte e bonificare il fiume ce ne vogliono ancora, e di più. La Provincia, a cui è passata la competenza dei corsi dei d’acqua dalla Regione Calabria, non li ha. Ancora soldi, dunque, quando ne sarebbero bastati molti di meno per effettuare i relativi controlli in tempi utili. Il Comune di Soveria Simeri, che sarebbe dovuto essere il primo Ente a verificare la bontà dell’intervento di pulizia ricadente nel suo territorio, sembra “non aver visto niente”. Sabbia e cemento. Sabbia e denari. Sabbia e anarchia sul Simeri.

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