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L’acqua non si vende. Elio Germano: "Ricordiamolo ad Alemanno. Domani tutti in Campidoglio"

 

La vittoria dei referendum sull’acqua di un anno fa ha rappresentato un momento di straordinaria partecipazione democratica. In tempi in cui il divario tra i cittadini e la politica assume proporzioni sempre più preoccupanti, quel risultato ha dimostrato che c’è un’altra Italia, fatta di milioni di donne e di uomini che, quando il tema è chiaro e comprensibile, sanno attivarsi con generosità per far prevalere il bene comune sugli interessi dei poteri forti. Quel voto è linfa vitale per la ricostruzione di un tessuto democratico nel nostro Paese.

 A distanza di un anno, l’esito di quel voto continua ad essere non considerato, quando non apertamente contrastato, con grave danno per la democrazia.

A Roma ciò sta avvenendo grazie alla pervicacia con cui la Giunta Alemanno ha deciso di vendere un ulteriore 21% di quote pubbliche di Acea, la multi utility che gestisce l’acqua e l’energia per la città.
Tale operazione, che non ha alcuna motivazione reale - neppure economica - viene portata avanti contro il volere dei 1,2 milioni di cittadine e cittadini che l’anno scorso si sono pronunciati per l’uscita dell’acqua dal mercato e dei profitti dall’acqua; contro il volere dei lavoratori che si apprestano a mettere in campo il secondo sciopero unitario in soli due mesi; contro il volere delle opposizioni che da mesi stanno contrastando l’approvazione della delibera in Consiglio Comunale.

Ma a Roma è successo qualcosa di ancor più grave: per ottenere l’approvazione della vendita di Acea, nonostante l’isolamento politico e i malumori interni alla stessa compagine di governo della città, il sindaco Alemanno e la sua maggioranza hanno prevaricato le stesse regole della democrazia rappresentativa, trasformando l’aula consiliare in un’arena dove esercitare la forza, producendo forzature regolamentari e deliberazioni illegittime, fino all’aggressione fisica e conseguente espulsione dei cittadini che manifestavano all’interno.

Emerge in tutta la sua drammaticità la questione della democrazia nel governo di una città complessa come Roma e immersa in una crisi dagli aspetti drammatici. Noi riteniamo che di fronte a tutto questo non si possa più tacere, né rimanere a casa delegando ad altri il prendere parola: è in gioco l’acqua, ma la vera posta in gioco riguarda la democrazia e il futuro di questa città.

Per questo annunciamo pubblicamente che GIOVEDI' 21 saremo in Piazza del Campidoglio. Per questo chiediamo a tutte le donne e gli uomini di questa città di fare altrettanto, per ritrovarci tutte e tutti assieme.

ROMA NON SI VENDE

Per adesioni: [email protected]

 
Download this file (Appello_Roma_21_giugno.pdf)Appello Campidoglio 21 Giugno
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