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L’UE, su proposta dell’Italia, apre le porte a bosniaci ed albanesi mentre si prepara a chiuderle, in parte, ai Romeni

Raggiante il Ministro degli Esteri italiano Frattini: “Finalmente una lieta notizia”; Parigi non si oppone alla decisione ed intanto si prepara a porre il veto all’ingresso della Romania in Schengen

Alla fine il grande vincitore della decisione con la quale lunedì i Ministri degli Interni dei ventisette paesi dell’Unione europea hanno deciso di abolire il regime dei visti per albanesi e bosniaci, è l’Italia e non a caso il Ministro degli Esteri della coalizione formata da Pdl e Lega Nord al governo a Roma, Franco Frattini, ha esultato definendola finalmente una lieta notizia.

Il suo collega Roberto Maroni, Ministro degli Interni in quota Lega Nord, che due giorni prima aveva presentato agli italiani il Disegno di Legge che estende il regime delle espulsioni anche ai comunitari, con un particolare occhio di riguardo per i romeni, addirittura non si è presentato alla riunione dei ventisette, temendo di finire sul banco degli imputati con l’accusa di schizofrenia. Pur rappresentando tutti i pericoli che una decisione del genere può comportare, però, pure i suoi colleghi provenienti da Parigi e dall’Aja hanno condiviso l’apertura nei confronti di Tirana e Sarajevo.

L’Europa unita dunque lunedì ha finalmente gettato la maschera e dissimulato la propria ipocrisia: seguendo i consigli provenienti da Roma ha concordato che in materia di immigrazione i maggiori pericoli per i suoi membri più ricchi non provengono dall’esterno ma da un paese confederato come la Romania. Da mesi il governo italiano va dicendo che la quasi totalità delle prostitute da strada sono romene e che la gran parte degli zingari che in Europa stuprano, rubano ed ammazzano hanno la stessa nazionalità del poeta Eminescu. Conseguentemente il governo italiano ha varato l’ennesimo pacchetto sicurezza che riguarda questa volta i cittadini comunitari: se questi, dopo novanta giorni dal loro ingresso in Italia, risulteranno non in regola con l’iscrizione all’anagrafe, svolgeranno un lavoro in nero, condizione frequentissima per badanti e colf, o risulteranno disoccupati, verranno “ipso facto” considerati pericolosi per l’ordine pubblico ed immediatamente espulsi verso la loro nazione d’origine.

“Svuoteremo le nostre città di moltissimi romeni, parassiti che campano alle spalle del contribuente italiano” hanno affermato molti nella Lega Nord e nel Pdl non più tardi di tre giorni fa per giustificare la stretta di governo contro l’immigrazione comunitaria. Lunedì quello stesso governo che ha fatto la faccia feroce contro chiunque provenisse dalle parti di Bucarest, ha dato il via libera ad albanesi e bosniaci che dal prossimo dicembre potranno liberamente viaggiare in tutta l’area Schengen con il semplice passaporto biometrico. Francia ed Olanda hanno fatto però ancora di più. Con certezza i rispettivi governi porranno il prossimo ventisette marzo il veto all’ingresso di Bucarest nello spazio Schengen: troppe incertezze da parte della Romania nel varare una normativa efficace in materia di lotta alla corruzione e di amministrazione della Giustizia, dicono. L’Ambasciatrice olandese a Bucarest, addirittura, ha già rappresentato a Teodor Baconschi, Ministro romeno agli esteri, la contrarietà del suo governo a che Bucarest faccia parte dello spazio comune europeo.

Quella di lunedì ai più è parsa come una decisione schizofrenica fortemente voluta e sostenuta dall’Italia. E’ la prova provata di quanto siano sostanzialmente fallaci le politiche sulla sicurezza tanto propagandate dal governo Berlusconi e dalla Lega Nord che di tal governo è l’elemento esiziale. 

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