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 Home page > Attualità > Società > L’Occidente trema angosciato ma il cambiamento è alle porte

L’Occidente trema angosciato ma il cambiamento è alle porte

L’Occidente sta provando ancora il senso dell’incertezza e dello sconforto. Come molte altre volte nel passato la macchina si è inceppata e quelle certezze che si ritenevano granitiche si sono dimostrate di cristallo, luccicanti ma fragilissime.

 

In tali circostanze, ovvero in crisi strutturali, avviene quel processo fondamentale di turnover forzato che consente la ripresa, l’uscita dalla crisi e il nuovo splendore. Purtroppo il sistema occidentale si basa su un ordinamento gerarchico delle posizioni, tale da rendere quasi impossibile il cambiamento ai vertici in tempi normali di crescita economica.

Questa distorsione porta a bloccare il sistema meritocratico ad un certo punto della scala e impedisce ai migliori di accedere alle mansioni dirigenziali nel momento opportuno, poiché tali posizioni rimangono indisponibili, saldamente in mano a chi le ha conquistate in passato.

Tutto ciò però funziona solo nei periodi di prosperità e crescita, quando un dirigente esecutivo mediocre non incide comunque più di tanto, quando la macchina avanza per inerzia pur senza spinte propulsive.

Ma questo meccanismo logora il sistema stesso, che adagiandosi sugli allori indebolisce e collassa. Ciò porta a crisi strutturali cicliche. In tali circostante le carte in gioco cambiano drasticamente, i mediocri iniziano ad essere individuati, messi sotto pressione e cacciati. Gli investitori contestano i cattivi amministratori e li spingono alle dimissioni; quando il gioco diventa serio i migliori svettano, innovano, ottengono consensi e spodestano la vecchia logora leadership.

In condizioni favorevoli le differenze tra un buon manager ed uno mediocre si assottigliano poiché la domanda supera l’offerta e tutti riescono in qualche modo a raggiungere gli obiettivi.

Quando il mercato soffre e l’offerta supera la domanda i mediocri soccombono. Le aziende migliori, innovative, aperte al cambiamento superano le difficoltà e sopravvivono; le aziende antiquate, non meritocratiche e chiuse al cambiamento falliscono. 

In tale ottica è un errore impedire il tracollo, con aiuti Statali, di aziende mal organizzate, mal strutturate e comunque incapaci di recepire il nuovo. Salvare aziende o istituiti di credito antiquati è doppiamente dannoso poiché vengono impegnate risorse per far sopravvivere qualcosa che comunque rimarrà un punto debole del sistema, una pericolosa falla. 

I Governi Nazionali dovrebbero varare norme comuni anticrisi volte a sostenere i consumatori e non le aziende. In tal modo si agevola la ripresa dei consumi senza drogare il mercato, così saranno solo le aziende reattive e dinamiche ad essere premiate dal mercato, lasciando le mediocri al proprio destino. 

È vantaggioso per uno Stato aiutare i consumatori aumentando il loro potere d’acquisto e potenziando il sostegno verso coloro che dovessero perdere il posto di lavoro momentaneamente piuttosto che sovvenzionare le aziende in maniera indistinta e senza tener conto delle capacità effettive delle stesse. 

 

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.92) 26 gennaio 2009 10:10
    Damiano Mazzotti

    Ottimo articolo.... solo che il problema è che in tutto il mondo politici, banchieri e industriali sono troppo legati tra di loro... E se non si agisce subito, saremmo in tanti a farci molto male in attesa delle loro risoluzioni....

    Ma il mondo va così, ed è sempre troppo tardi per evitare le sofferenze delle rivoluzioni...

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 26 gennaio 2009 13:07
    maurizio carena

     gli aiuti di stato storicamente sono stati sempre fatti per creare o rinforzare l’economia di un Paese. Gran Bretagna e USA sono stati i baluardi del protezionismo e dell’aiuto di stato mondiale, fin quando non sono stati i piu’ forti: allora hanno messo in pratica la retorica del "libero mercato".
     La Cina e’ entrata nel WTO quando lo ha ritenuto opportuno, coi risultati che conosciamo.
     In Italia, oggi, credo che gli aiuti di stato vengano usati solo come arma elettorale e per evitare la sommossa popolare, con masse sempre piu’ numerose di disoccupati e precari, che potrebbero, incazzati neri come sono, minacciare il potere.
     In Italia i soldi pubblici servono a pagare prebende per la casta e "social card" e "decoder" per la massa; a tappare i buchi delle banche e comprare pubblicita’ per la "nuova alitalia".

     Quanto poi questo possa durare, e’ un altro discorso...


  • Di virginia (---.---.---.96) 26 gennaio 2009 18:55

    Mi pare che in questo articolo si prefiguri la possibilità di approfittare della crisi per un camiamento in meglio, cioè un rinnovamento. Se è così, coraggio a tutti noi...

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.114) 26 gennaio 2009 21:41

    Sicuramente come tu dici le crisi in generale sono occasione per determinare una selezione dei migliori manager.
    Purtroppo in crisi come questa (che non è la solita crisi ciclica, come ’73/’74 o ’93) soccombono anche i migliori manager, al massimo possono limitare i danni.
    La stretta sui mercati questa volta non concede vantaggi a nessuno.
    Aziende che al 31/09 a chiusura del 3 quadrimestre del 2008 avevano battuto record storici di bilancio e utili, si ritrovano oggi a stringere la cinghia per limitare i danni e alcune hanno già richiesto la cassa integrazione.
    Pfizer ora primo gruppo al mondo nella farmaceutica, noto per la sua enorme capacità di crescita chiuderà 5 stabilimenti nel mondo.
    Insomma con questa crisi ogni previsione è un illusione.

    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.185) 26 gennaio 2009 22:33
      Francesco Rossolini

      Concordo con te che fare previsioni in questo caso è impossibile però credo (o voglio sperare) che anche in questa circostanza l’ingegno umano avrà la meglio. Nelle difficoltà i migliori fanno la differenza e riescono in imprese ritenute impossibili. Con impegno, coraggio, costanza e determinazione è possibile riformare il sistema, ripartire e gettare basi più solide per il futuro. 

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