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L’Italia ha un problema di competitività?

 

Il punto interrogativo al titolo del post deriva dal fatto che siamo soggetti abituati a pensare laicamente e a non balzare alle conclusioni: un singolo dato (e neppure un paio) non fa un trend. Però quanto comunicato ieri da Istat sul commercio estero italiano merita attenzione ed approfondimenti.

Nel mese di marzo 2011 il saldo del nostro commercio estero è stato negativo per 3943 milioni di euro, in aumento rispetto al deficit di 3642 milioni del mese di febbraio. Il saldo commerciale intracomunitario è anch’esso negativo, per 1079 milioni di euro, contro gli 892 milioni di febbraio. Si registra un aumento congiunturale (cioè una variazione mensile) dell’1,7% per l’export e più che doppio per l’import (+3,9%). La crescita congiunturale delle esportazioni interessa sia l’Ue (+1,9%) sia i paesi extra Ue (+1,6%). Nel primo trimestre del 2011 si consolida una crescita congiunturale del 5% per le vendite all’estero e del 5,4% per gli acquisti. La crescita tendenziale registrata a marzo è pari al 14,1% per l’export e al 20,4% per l’import. La media dei primi tre mesi dell’anno conferma la crescita superiore per le importazioni (+23,1%) rispetto alle esportazioni (+18,4%).

Il disavanzo del primo trimestre è pari a 14,2 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 8,6 miliardi del primo trimestre 2010. Il saldo positivo della bilancia non energetica si rafforza a marzo 2011 (+1,4 miliardi) rispetto al mese precedente, ma rimane inferiore a quello di marzo 2010 (+2,9 miliardi).

Le vendite di metalli verso GermaniaSvizzera e Francia e di macchinari verso CinaGermania guidano la crescita delle esportazioni. Il petrolio greggio dall’Opec, i computer, gli apparecchi elettronici ed ottici dalla Cina e i mezzi di trasporto (escl. autoveicoli) dalla Germania forniscono i maggiori contributi alla crescita delle importazioni.

Il nostro paese, quindi, pur manifestando una decente espansione dell’export, ha anche una tendenza ancor più marcata alla crescita dell’import, in valore nominale. Interessante il fatto che questo sbilancio interessi anche il commercio intracomunitario, quello sostanzialmente al netto della componente petrolifera.

E’ noto che i dati di Pil si ottengono su volumi e non su valori, quindi occorre deflazionare i valori correnti per indici di prezzo di export ed import e valutare se abbiamo in corso variazioni rilevanti delle ragioni di scambio. Dall’ultimo bollettino economico della Banca d’Italia sappiamo che il commercio estero netto globale ha sottratto alla crescita italiana lo 0,4 per cento di Pil, ma da questo dato aggregato potremmo anche inferire che il problema sta nell’andamento dei prezzi dell’energia, che ci penalizzano.

In realtà, l’andamento del commercio netto intracomunitario parla chiaro: anche lì il deficit si sta allargando. Non sappiamo se questo deterioramento è dovuto ad una perdita di competitività, causata dal fatto che le imprese italiane trovano più conveniente acquistare da fornitori esteri rispetto a quelli domestici, magari perché hanno esse stesse delocalizzato parte della propria filiera. Ma il dato resta, ed è un campanello di allarme.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.89) 21 maggio 2011 13:49
    Renzo Riva

    Phastidio ma cosa mi dici mai!?


    Comincio con il dire che Cappellacci antinuclearista ma "scelto/nominato" da Berlusconi a "governatore" della Sardegna la dice lunga sui collaboratori che si è portato in politica.

    Pertanto, caro Berlusconi, va "a dar via ‘e ciapp".

    Ora veniamo alle note dolenti per tutti noi che dobbiamo mantenere le fabbriche energivore della Sardegna.

    Ricordate ALCOA?
    Si, quell’azienda per la lavorazione dell’alluminio che aveva già deciso d’abbandonare l’Italia per i costi energetici proibitivi?
    Ebbene saprete anche come è andata a finire: tutti i clienti della distribuzione elettrica, ovvero io e voi utenti elettrici, dobbiamo pagare più cara l’energia per permettere allo sgoverno attuale di offrire l’energia elettrica ad ALCOA a prezzi competitivi europei, anche se ad onor del vero tali accordì materialmente li firmò l’allora (eterno pro-tempore) Scajola.

    Ebbene con il risultato sul nucleare votato dai sardi: non solo dei votanti che furono del 97% ma pure dell’intero corpo elettorale per la registrata affluenza alle urne del 59%, pertanto con una maggioranza larga (97*59= 57%), sordi persino alle esigenze di sviluppo del loro territorio; a noi, non clienti di questo governo, ma dei fornitori elettrici che ce ne frega delle esigenze occupazionali dell’isola?

    http://www.pubblicaamministrazione....

    Ripeto a Berlusconi: ha visto l’esultanza del suo cagnone Cappellacci che lo ringhia e morde nel sedere?

    Questa Italia va smembrata ed ognuno sul suo territorio faccia la minchia che crede.
    Ovviamente ritornando anche alle vecchie guerre fra i vari Staterelli.

    Per cominciare: staccare tutti i cavi d’alimentazione ELETTRICA alla Sardegna; che vadano a EOLICO visto il grande spreco di risorse dei contribuenti italiani e attualmente sotto la lente degli inquirenti.

    NESSUNO SCONTO A NESSUNO SULL’ISOLA
    MEN CHE MENO SULL’ENERGIA ELETTRICA

    SE VOGLIONO IL RITORNO
    ALLA VITA BUCOLICA E SILVESTRE DELLA PASTORIZIA
    AFFARI LORO

    E NON CI ROMPANO PIÙ I MARRONI CON I DISCORSI
    DELLE AREE SVANTAGGIATE E SOTTOSVILUPPATE

    SI TENGANO STRETTO IL MODELLO DESCRITTO DA GAVINO LEDDA
    CON IL CONSEGUENTE DEGRADO ECONOMICO, MORALE E SOCIALE

    Cappellacci ricordati di Trilussa
    QUANDO SEI NELLA MERDA NON CANTARE

    http://forumilgiornaledelfriuli.blo...

    Nella tornata elettorale che vide brunetta candidato sindaco a Venezia, Formigoni, Polverini, Zaia e compagnia cantante del Pdl per le presidenze regionali (governatori impropriamente detti) nonché i candidati sindaci
    del PdL della recente tornata amministrativa, Moratti una per tutti, tutti si sono sperticati nel loro "atto di fede" antinucleare.

    Che razza di beoti si è incamerato Silvio Berlusconi?

    L’unico che si trasse da quest’impiccio con signorilità fu Stefano Caldoro in Campania che disse d’affidarsi ai tecnici ed alle loro indicazioni.

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