L’Italia è una Repubblica fondata sulla burocrazia
Si fa un gran parlare di articolo 18, come se di colpo tornassimo ad essere produttivi ed efficienti. Ma nessuno fa qualcosa di concreto per abolire quella tassa occulta costituita dal "potere degli uffici", meglio conosciuta come burocrazia.
Apprendo con piacere del nuovo post di Jacopo Fo sul Fatto Quotidiano, che come spesso gli riesce, non le manda certo a dire a quella parte del sistema che viene comunemente etichettata come “burocrazia”.
Tutti noi (o almeno chi è un minimo informato) sappiamo come il “potere degli uffici” metta in risalto tutte le pratiche scorrette che devono affrontare milioni di persone, che non hanno la fortuna di avere i cosiddetti “santi in paradiso”. Perché se c’è un fenomeno che trae sempre linfa da ciò, esso è la corruzione, e non la trasparenza.
Ovviamente anche il neo presidente di Confindustria, Squinzi, ha dichiarato che “la burocrazia rappresenta il primo ostacolo da superare per le imprese” e normalmente, tutti i politici calendarizzano questo tassello nelle proprie agende, o ne vanno a parlare nei salotti, ma poi, concretamente, fanno poco o nulla per rimuovere questi ostacoli.
Non è la prima volta che tratto questo argomento, ma ovviamente acquisisco maggiore forza quando vedo che persone consapevoli ne fanno anche loro un cavallo di battaglia. Si fa un gran parlare di articolo 18, ma sinceramente lo baratterei volentieri con l’immediato ripristino dei costi della burocrazia; studi fondati ci rammentano che se fossimo efficienti come i colleghi tedeschi avremmo un risparmio stimato intorno ai 50 miliardi di euro.
La riforma Brunetta che ha sbandierato una rivoluzione nel settore, difficilamente riuscirà a tenere fede alle promesse. Come ho analizzato anche su diritto di critica tale decreto non è intervenuto in una logica di semplificazione normativa, ma ha generato ancor più confusione tra gli enti e le commissioni varie chiamate a decidere su determinate questioni.
Il blocco delle assunzioni, inoltre, priverà di un ricambio generazionale, senza il quale sarà difficile intraprendere una vera digitalizzazione degli atti. Non me ne vogliano gli adulti, ma è chiaro che un pò di innovazione nel settore potrà essere portata quasi esclusivamente da qualche nuova leva, dotata di una maggiore vocazione verso i metodi tecnologici.
La prima cosa da attuare subito, già da domani, sarebbe una revisione del linguaggio stesso. Bisogna pur rendersi conto che chi leggerà una raccomandata o un avviso, non deve essere per forza un ex studente della Bocconi. Prima di allora, sarà difficile non poter affermare quanto espresso dal titolo di questo articolo…
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